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- Primo caso di infezione Covid e influenza in Israele
- Covid. Variante Omicron, il richiamo abbatte rischio di malattia grave e ricovero. Report ISS
- Covid, il richiamo blocca la malattia grave nel 97% dei casi
- Come funziona la pillola anti Covid molnupiravir?
- 2022 dalla pandemia all' endemia. Migliore convivenza con il Covid. In primavera 95% popolazione protetta. Le previsioni degli esperti
- COVID ITALIA, ALTRE 4 REGIONI IN FASCIA GIALLA
- OMS e Covid, 5 regole per frenare la pandemia
- Covid, AIFA autorizza antivirali molnupiravir e remdesivir
- Covid, effetti devastanti della quarta ondata sulla salute psicologica
- Covid, appello esperti per Capodanno prudente. Omicron al 70% in Italia
- COVID. LA PREVISIONE, UN MESE ANCORA PER LE TERAPIE INTENSIVE PIENE
- COVID, LE REGOLE DELLA QUARANTENA. UGUALE PER TUTTI?
- Pillola anti Covid di Pfizer, interazioni gravi con altri farmaci?
- Morti Svizzera marzo 2020, malattie concomitanti in piu' del 90% dei decessi con COVID-19
- Cosa rende un vaccino a mRNA così efficace contro il COVID-19 grave?
- Covid, memoria immunitaria meno duratura dopo la forma grave
- Terza dose anti Covid, qual è il rischio di terapia intensiva per i non vaccinati?
- Vaccino anti Covid, da gennaio via libera al richiamo dopo 4 mesi in Italia
- BAMBINO GESU’, TUTTO SUI VACCINI PEDIATRICI ANTI-COVID
- Decreto di Natale. Stretta anti Covid con mascherina all' aperto e Ffp2 sui mezzi, super green pass (a 6 mesi) al bar, palestre, musei. Stop concerti e feste in piazza
- Covid. Green pass in Vaticano
- COVID. ISS, IN ITALIA VARIANTE OMICRON DIFFUSA AL 28%
- Vaccino anti Covid, richiamo 4 mesi dopo l’ immunizzazione di base in Svizzera
- Covid, effetti pandemia su benessere e speranza di vita in Svizzera
- Covid, il richiamo del vaccino ripristina la protezione
Israele ha rilevato il suo primo caso di combinazione tra infezione da coronavirus e influenza contemporaneamente in una donna incinta non vaccinata, infetta da entrambi i virus, che ha partorito all'ospedale di Beilinson. La paziente ha mostrato sintomi lievi, sebbene non fosse vaccinata.
Il ministero della Salute israeliano sta studiando il caso per verificare che la combinazione dei due virusnon causi una malattia più grave. "Le malattie sono dello stesso tipo, virali e causano mancanza di respiro, poiché entrambe attaccano il tratto respiratorio superiore", ha spiegato Arnon Vizhnitser, direttore del dipartimento di ginecologia dell'ospedale, secondo quanto riferisce il quotidiano 'The Times of Israel'.
Se alcuni report hanno suggerito che si tratti del primo caso doppio di questo tipo al mondo, spiega tuttavia oggi il 'Times of Israel', casi di pazienti con influenza e Covid 19 sono emersi negli Stati Uniti già nella primavera del 2020.
Le autorità sanitarie israeliane hanno riferito venerdì che il Paese ha iniziato a somministrare la quarta dose del vaccino contro il coronavirus a pazienti con sistema immunitario indebolito. Israele ha recentemente affrontato una quarta ondata di contagi e un ulteriore aumento dei casi. Si stima che solo il 60% della popolazione abbia completato il programma di vaccinazione.
Variante Omicron più contagiosa, con tempi di incubazione che sembrano essere più rapidi. Ma, contro la nuova variante del covid, la dose booster abbatte il rischio di malattia grave e, conseguentemente, di ricovero. Lo ha spiegato ieri l'Iss nel Report esteso sull'andamento del coronavirus in Italia, parlando di efficacia dei vaccini contro la malattia grave al 97% con la dose aggiuntiva.
"L’efficacia nel prevenire la diagnosi e i casi di malattia severa - si legge infatti nel report - sale rispettivamente al 86,6% e al 97,0% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster". Inoltre, "rimane elevata l’efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa, in quanto l’efficacia del vaccino nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni e tra i 91 e 120 giorni è pari rispettivamente al 95,7% e 92,6%, mentre cala all’88% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni", spiega l'Iss.
Nel report anche la 'fotografia' dell'andamento della pandemia in Italia per fasce di età. Nell’ultimo mese, si legge, il tasso di ricovero nella fascia over-80 per i non vaccinati (568 per 100.000) è otto volte più alto rispetto ai vaccinati completi da meno di 120 giorni e 41 volte più alto in confronto ai vaccinati con booster. Il tasso di decesso nella fascia 'over 80', nel periodo dal 5 novembre al 5 dicembre scorsi, nei non vaccinati è circa dieci volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro i 120 giorni e 64 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster.
Nell’ultima settimana, inoltre, si osserva un aumento dell’incidenza in tutte le fasce d’età: in particolare nella popolazione di età 12-19 anni e la fascia di età sotto i 12 anni. "Nella classe di età 6-11 anni si evidenzia, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell’incidenza rispetto al resto della popolazione in età scolare, con un’impennata nelle ultime settimane. Nell’ultima settimana si osserva anche un’impennata nell’incidenza per la classe di età 16-19 anni", sottolinea il report.
Secondo quanto emerge nell'ultimo report Vaccini Anti Covid-19 del commissario straordinario per l'emergenza sanitaria aggiornato alle 19.17 di ieri, le dosi di vaccino anti Covid somministrate in Italia sono 111.199.243. Il totale con almeno una dose è pari a 48.059.745 (88,98% della popolazione over 12), il numero di persone che hanno completato il ciclo vaccinale si attesta a 46.375.042 (85,86% della popolazione over 12) mentre il totale dose addizionale/richiamo (booster) si attesta a 19.597.153 persone (il 63,21% della popolazione potenzialmente oggetto di dose addizionale o booster che hanno ultimato il ciclo vaccinale da almeno cinque mesi).
L'efficacia dei vaccini anti Covid contro la malattia grave è al 97% con la dose booster. Lo riferisce l'Iss nel Report esteso sull'andamento del Covid in Italia. "L’efficacia nel prevenire la diagnosi e i casi di malattia severa - si legge - sale rispettivamente al 86,6% e al 97,0% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster".
"Rimane elevata l’efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa, in quanto l’efficacia del vaccino nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni e tra i 91 e 120 giorni è pari rispettivamente al 95,7% e 92,6%, mentre cala all’88% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni" è scritto nel Report.
OVER 80 - Nell’ultimo mese il tasso di ricovero nella fascia over-80 per i non vaccinati (568 per 100.000) è otto volte più alto rispetto ai vaccinati completi da meno di 120 giorni e 41 volte più alto in confronto ai vaccinati con booster, riferisce l'Iss.
Il tasso di decesso nella fascia 'over 80', nel periodo dal 5 novembre al 5 dicembre scorsi, nei non vaccinati è circa dieci volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro i 120 giorni e 64 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster.
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La pillola anti Covid di Merck (MSD fuori Usa e Canada) è in arrivo in Italia. Ma quando e come funziona? Distribuita alle Regioni dalla struttura commissariale di Figliuolo, molnupiravir approderà dal prossimo 4 gennaio.
A farlo sapere il 30 dicembre scorso era stata l'Agenzia italiana del farmaco Aifa nella nota in cui annunciava l'autorizzazione da parte del suo Cts di questo antivirale orale e dell'antivirale remdesivir "per il trattamento di pazienti non ospedalizzati per Covid con malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di una forma grave".
Il molnupiravir - ricorda l'Aifa - è un antivirale orale, autorizzato per una distribuzione in condizioni di emergenza con decreto del ministero della Salute del 26 novembre scorso, il cui utilizzo è indicato entro 5 giorni dall'insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste nell'assunzione di 4 compresse da 200 milligrammi 2 volte al giorno, è di 5 giorni. La determinazione Aifa relativa alle modalità di utilizzo è stata pubblicata il 29 dicembre sulla Gazzetta ufficiale ed è diventata efficace dal 30 dicembre. Per la prescrizione del farmaco è previsto l'utilizzo di un Registro di monitoraggio accessibile online sul sito dell'Agenzia.
Per remdesivir - prosegue l'Aifa - è stata recentemente autorizzata dall'Agenzia europea del farmaco Ema un'estensione di indicazione relativa al trattamento dei soggetti non in ossigenoterapia ad alto rischio di Covid-19 grave e il farmaco può essere utilizzato fino a 7 giorni dall'insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste in una somministrazione endovenosa, è di 3 giorni. Anche per questa nuova indicazione è previsto l'utilizzo di un Registro di monitoraggio, accessibile dal 30 dicembre sul sito dell'Agenzia.
La terapia, secondo la consulenza emessa dal Comitato per i medicinali a uso umano Chmp dell'ente regolatorio Ue, dovrà cominciare "il prima possibile" dopo la diagnosi, ed "entro 5 giorni dall'inizio dei sintomi". Il farmaco, che è disponibile in capsule, dovrà essere assunto "2 volte al giorno per 5 giorni". Il suo utilizzo "non è raccomandato in gravidanza". E l'allattamento al seno "deve essere interrotto durante il trattamento e per 4 giorni dopo il trattamento".
Questi in sintesi alcuni dei contenuti principali dell''Advice' rilasciato dal panel di esperti sull'uso di Lagevrio* (noto anche come MK 4482). Il medicinale può essere utilizzato per trattare adulti con Covid che non richiedono ossigeno supplementare e che sono a maggior rischio di sviluppare malattia grave. Il consiglio emesso dal Chmp segue una revisione dei dati, compresi quelli sulla qualità del medicinale e i risultati degli studi completati e in corso. Come parte di questo consiglio, sono stati valutati i risultati intermedi dello studio principale su pazienti non ospedalizzati e non vaccinati con almeno una condizione di base che li metteva a rischio di Covid grave.
La pillola antivirale, somministrata alla dose di 800 milligrammi 2 volte al giorno, ha dimezzato il rischio di ospedalizzazione e morte quando il trattamento è iniziato entro 5 giorni dai primi sintomi. Circa un mese dopo l'inizio del trattamento, il 7,3% dei pazienti (28 su 385) che hanno assunto il farmaco, rispetto al 14,1% (53 su 377) di quelli che hanno preso il placebo, è stato ricoverato o ha avuto un esito infausto; nessuno dei pazienti del gruppo trattato è morto, rispetto agli 8 pazienti del gruppo placebo. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati più comuni riportati durante il trattamento e nei 14 giorni successivi all'ultima dose sono stati diarrea, nausea, vertigini e cefalea, tutti di entità lieve o moderata.
Il farmaco non è raccomandato anche nelle donne che potrebbero iniziare una gravidanza e non utilizzano un contraccettivo efficace. Le donne che potrebbero restare incinte devono usare un contraccettivo efficace durante la cura e per 4 giorni dopo l'ultima dose di Lagevrio*, precisa l'Ema. "Queste raccomandazioni sono fornite poiché studi di laboratorio sugli animali hanno dimostrato che dosi elevate" del medicinale "possono influire su crescita e sviluppo del feto". L'antivirale orale agisce riducendo la capacità di Sars-CoV-2 di moltiplicarsi nell'organismo e lo fa aumentando il numero di mutazioni nel materiale genetico del virus (Rna).
"Immagino un 2022 ancora 'in mascherina', con la necessità cioè di continuare a rispettare il nuovo 'galateo' anti-Covid, ma con la possibilità di una convivenza migliore col virus". Se lo augura per l'anno che verrà il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all'università Statale di Milano. "Spero anche nell'efficacia e nella disponibilità di farmaci antivirali che serviranno in modo complementare ai vaccini" a contrastare Sars-CoV-2, dice all'Adnkronos Salute.
L'auspicio del medico per il nuovo anno "non può che riguardare quella che è la mia passione, lo studio dell'influenza - spiega - Di fatto, già con gli interventi messi in atto contro Covid-19 abbiamo compreso la necessità di una maggiore responsabilizzazione verso le malattie respiratorie. Un tempo guardavamo strano gli orientali che venivano da noi indossando le mascherine, ora ci viene chiesto di fare lo stesso" e anche per il futuro saremo chiamati a coesistere con il nuovo nemico invisibile. Del resto "una volta con l'influenza andavamo a lavorare lo stesso", precisa Pregliasco. "Ecco - conclude - per il 2022 confido in una nuova attenzione verso le malattie respiratorie per il peso che hanno: magari un rischio specifico basso, ma un effetto rilevante per la sanità pubblica".
Per la primavera 2022 avremo il 95% della popolazione protetta" da Covid-19, "o per via diretta perché le persone hanno fatto la malattia o indirettamente perché coperte dal vaccino". Lo sottolinea all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all'ospedale Policlinico San Martino di Genova. "In entrambi i casi ci sarà una protezione contro la malattia grave e quindi avremo depotenziato il virus", afferma l'esperto.
Secondo l'esperto, non elimineremo completamente il virus "perché continueremo a conviverci. Ma un conto è affrontare un'influenza, altro è una polmonite severa come accadeva in passato".
"I numeri sono cambiati", osserva Bassetti che per il 2022 si dice "ottimista. Suggerisco a tutti di guardare questi numeri in forte salita con un atteggiamento riflessivo, perché i ricoveri e le malattie gravi sono nettamente inferiori rispetto alle ondate precedenti. Stiamo navigando verso l'uscita dall'emergenza", prevede il medico.
"Per il 2022 sono ottimista e anche soddisfatto dalla dimostrazione data dagli italiani nella campagna vaccinale" contro il Covid-19. Così all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). "Un impegno che ci ha permesso di ridurre in maniera significativa il numero di malattie gravi e questo lo vediamo dai dati quotidiani con picchi di casi, ma non di ricoveri - prosegue - Quindi per il nuovo anno serve fiducia nella scienza, che ci sta portando nuovi antivirali che, insieme ai vaccini e agli anticorpi monoclonali, ci aiuteranno a gestire ancora meglio la malattia e progressivamente a controllare meglio Covid. Ancora manca un po' di strada, ma ci avviamo a passare dalla pandemia all'endemia".
"Per il 2022 non faccio previsioni. La fine della pandemia? Magari. Ma il problema sono le scelte che facciamo. Se andiamo avanti così, siamo nelle mani del processo di evoluzione del virus". Guardando allo scenario che si prospetta per il 2022, alle ultime misure del 2021 e alla variante Omicron di Sars-CoV-2, che corre sempre più veloce facendo impennare i contagi, il virologo Andrea Crisanti si affida ironicamente alla magnanimità del virus per il nuovo anno, spiega all'Adnkronos Salute.
Il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova ieri aveva definito "non supportate dai dati" le nuove regole sulla quarantena dei contatti stretti di positivi (eliminata per i vaccinati da meno di 4 mesi o con richiamo fatto, a patto che si autosorveglino e indossino la mascherina Ffp2). Una "rinuncia al tracciamento", per Crisanti. L'esperto aveva anche identificato come "peccato originale" il "non pensare in anticipo", come è successo con le "terze dosi", che a suo avviso sarebbero dovute "partire già a giugno" e avrebbero potuto "mitigare la situazione attuale". "Ecco perché dico che dobbiamo sperare che il virus ci grazi - conclude - e che non diventi ancora più virulento e resistente".
Lazio, Lombardia, Piemonte e Sicilia in zona gialla da lunedì 3 gennaio. Il cambio di colore per rischio Covid sarà contenuto in un'ordinanza del ministero della Salute in arrivo.
Queste 4 regioni fanno salire a 11 il totale delle regioni e province autonome in fascia gialla, dove c'erano già Liguria, Marche, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Calabria, province autonome di Trento e Bolzano. Il resto dell'Italia resta in bianco per ora.
Il passaggio dalla zona bianca alla gialla scatta al raggiungimento di tre parametri: incidenza settimanale dei nuovi contagi ogni 100mila abitanti uguale o superiore a 50 casi, il tasso di occupazione dei posti letto ospedalieri nei reparti ordinari al 15% e quello nelle terapie intensive al 10%. Mentre per quanto riguarda la zona arancione scatta quando l'incidenza sfora i 150 casi per 100mila abitanti, la percentuale di posti letto nelle terapie intensive va oltre il 20% e il tasso di ricoveri in area medica supera il 30%.
Zona gialla, regole
Con le nuove misure imposte dal governo e valide fino al 31 gennaio 2022 tra zona bianca e gialla ci sono poche differenze. Una delle principali differenze tra queste due zone fino a ora era l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto. Con l’ultimo decreto del governo è stato però stabilito di estendere questa misura. L'uso della mascherina è stato 'rinforzato' in tutta Italia visto che per accedere a mezzi pubblici, treni, aerei, cinema, teatri è necessario indossare la Ffp2. E questo fino al termine dello stato di emergenza, che al momento è fissato al 31 marzo.
Fino alla cessazione dello stato di emergenza, il decreto Natale prevede inoltre l'estensione dell’obbligo di Green Pass rafforzato - per vaccinati o guariti - alla ristorazione per il consumo anche al banco in bar e ristoranti. Estensione dell’obbligo di Green Pass rafforzato al chiuso per piscine, palestre e sport di squadra, ma anche per musei e mostre. Super Green Pass al chiuso per i centri benessere, centri termali (salvo che per livelli essenziali di assistenza e attività riabilitative o terapeutiche), parchi tematici e di divertimento, per centri culturali, centri sociali e ricreativi (esclusi i centri educativi per l’infanzia) al chiuso e per sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò.
E' stato inoltre stabilito che fino al 31 gennaio 2022 sono vietati gli eventi, le feste e i concerti,comunque denominati, che implichino assembramenti in spazi all’aperto; saranno chiuse le sale da ballo, discoteche e locali assimilati, dove si svolgono eventi, concerti o feste comunque denominati, aperti al pubblico.
Gli spostamenti con mezzi propri sono liberi in zona bianca così come nella gialla, le cose cambiano in zona arancione dove ci si può spostare sia in altri comuni della stessa regione che in altre regioni solo per lavoro, necessità, salute o per servizi non sospesi ma non disponibili nel proprio comune. Ok invece agli spostamenti da comuni di massimo 5.000 abitanti, verso altri comuni entro i 30 km, eccetto il capoluogo di provincia.
Anche per quanto riguarda gli impianti sciistici la situazione cambia: il Green pass rafforzato diventa necessario. Bar e ristoranti sono aperti solo per chi ha il Super green pass, non per chi ha il certificato base grazie a un tampone.
"Si prevede che l'ondata di variante Omicron" di Sars-CoV-2 "raggiungerà il picco in Europa e in Asia centrale entro la fine di gennaio 2022, con oltre 8 milioni di casi segnalati ogni giorno, il doppio del numero che osserviamo ora". E' quanto prospetta Hans Kluge, direttore dell'ufficio regionale dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) Europa, che affida a Twitter la sua riflessione di fine anno e traccia lo scenario che aspetta la regione europea con l'ascesa di Omicron.
"OMICRON DILAGA SPECIE TRA GIOVANI ADULTI" - "Il numero dei casi Covid è aumentato nettamente nella regione europea nell'ultima settimana, principalmente nei Paesi dell'Europa occidentale. Questo è dovuto principalmente alla rapida diffusione della variante Omicron" che dilaga "al momento principalmente nei giovani adulti" segnala Kluge.
"DIFFUSIONE MAI VISTA, SANITÀ SOTTO PRESSIONE" - Il boom di contagi provocati dalla variante Omicron "non ha uguali" nella storia di "questa pandemia e sta schiacciando i sistemi di test e tracciamento" è il monito che arriva dal direttore dell'ufficio regionale dell'Oms Europa, che interviene su uno dei problemi più grandi che si sta registrando un po' ovunque con l'ascesa del nuovo mutante e che sta investendo il sistema della diagnostica Covid.
Inoltre, la "vastità" della diffusione della variante Omicron "non si è mai vista in questa pandemia" e sta esercitando "un'intensa pressione sugli operatori sanitari. Ciò è dovuto all'elevata trasmissibilità" di questo mutante di Sars-CoV-2, evidenzia Kluge.
I riflettori sono puntati sull'effetto Omicron. E Kluge invita tutti a comportamenti responsabili per "proteggere sia le persone che i sistemi sanitari, che hanno urgente bisogno di fornire servizi non Covid (traumi, malattie cardiovascolari, cancro,...)". L'impegno deve essere massimo per il direttore di Oms Europa, per "ridurre la gravità della malattia" Covid, "la mortalità e il carico per i servizi sanitari".
"VACCINARSI" - "La variante Omicron richiede a tutti noi di assumerci la responsabilità individuale" di "completare l'intero ciclo di vaccinazioni compresi i richiami; e se sintomatici autotestarsi e isolarsi" è l'appello. Kluge invita a ricorrere nei Paesi dell'area a quelli che definisce i "5 stabilizzatori della pandemia: diffusione del vaccino, booster, mascherine, ventilazione, farmaci antivirali e altri farmaci efficaci", elenca via Twitter. Cinque punti che in questo periodo, con il boom di contagi da Omicron, "saranno più importanti che mai". Tutto questo aiuterà a "proteggere le persone e i servizi sanitari", sottolinea. "Le comunità - aggiunge infine Kluge - sono ora gravate anche dall'influenza". Quindi, conclude, l'appello è a "farsi vaccinare per entrambi: Covid e influenza".
Via libera dell'Aifa alla pillola anti covid, molnupiravir di Merck (Msd fuori da Usa e Canada), e all'antivirale remdesivir nella terapia contro il virus.
"La Commissione tecnico scientifica dell'Agenzia italiana del farmaco, nella seduta del 22 dicembre - informa l'ente regolatorio nazionale - ha autorizzato due antivirali, molnupiravir e remdesivir, per il trattamento di pazienti non ospedalizzati per Covid-19 con malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di Covid-19 grave". Il farmaco Merck sarà distribuito alle Regioni "dal 4 gennaio".
Il molnupiravir - ricorda l'Aifa - è un antivirale orale, autorizzato per una distribuzione in condizioni di emergenza con decreto del ministero della Salute del 26 novembre scorso, il cui utilizzo è indicato entro 5 giorni dall'insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste nell'assunzione di 4 compresse da 200 milligrammi 2 volte al giorno, è di 5 giorni. La determinazione Aifa relativa alle modalità di utilizzo è stata pubblicata il 29 dicembre sulla Gazzetta ufficiale ed è efficace da oggi, 30 dicembre. Per la prescrizione del farmaco è previsto l'utilizzo di un Registro di monitoraggio che sarà presto accessibile online sul sito dell'Agenzia.
Per remdesivir - prosegue l'Aifa - è stata recentemente autorizzata dall'Agenzia europea del farmaco Ema un'estensione di indicazione relativa al trattamento dei soggetti non in ossigenoterapia ad alto rischio di Covid-19 grave e il farmaco può essere utilizzato fino a 7 giorni dall'insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste in una somministrazione endovenosa, è di 3 giorni. Anche per questa nuova indicazione è previsto l'utilizzo di un Registro di monitoraggio, accessibile da oggi sul sito dell'Agenzia.
"PILLOLA MERCK ALLE REGIONI DAL 4 GENNAIO" - La pillola anti-Covid di Merck sarà distribuita da parte della struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo "alle Regioni dal 4 gennaio". A farlo sapere è l'Agenzia italiana del farmaco nella nota.
Record di casi positivi, quarantene, feste lontane dai propri cari: la quarta ondata della pandemia rischia di causare anche depressione, perdita della fiducia nella scienza e di speranza per il domani, con effetti “devastanti” sulla psiche dei cittadini già provata da due anni di emergenza sanitaria. A lanciare l'allarme è la presidente dell'Ordine degli Psicologi della Toscana,Maria Antonietta Gulino.
“Questa è un'emergenza nell'emergenza - afferma la presidente Gulino -. Il virus e le misure di contenimento ci hanno costretti al distanziamento sociale e all'isolamento, mettendo a dura prova la vita relazionale. Questa quarta ondata ha creato un'ulteriore frattura relazionale, colpendo non solo i nostri corpi, ma anche la nostra psiche in un momento molto particolare come quello natalizio, in cui le famiglie tradizionalmente si riuniscono per ritrovarsi.”
Ciò comporta frustrazione e un aumento di ansia, depressione, insonnia, mancanza di fiducia e di speranza del domani.“Fiducia e speranza sono fondamentali per il benessere della mente e di conseguenza per la tenuta del corpo, perderle può condurre a problematiche psicologiche anche gravi” continua Gulino. Questo può essere un ostacolo anche per la campagna di vaccinazione. “All'inasprirsi della pandemia c'è chi si aggrappa alla scienza e quindi corre a vaccinarsi, ma anche chi matura scetticismo e dubbi e quindi è più restio a fare la terza dose” mette in guardia la presidente.
La pandemia ha dimostrato come il benessere psicologico sia fondamentale nella cura della persona. Per questo l'Ordine degli Psicologi della Toscana sollecita la Regione Toscana ad approvare, come hanno fatto altre regioni, una legge per introdurre lo psicologo di base, a fianco del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta, nelle Case di Comunità, per rendere più efficiente il sistema territoriale delle cure primarie. “La salute, anche quella psicologica, deve essere accessibile a tutti.”
I dirigenti psicologi che lavorano nelle Asl sono ancora molto pochi: solo il 5% circa dei 7400 psicologi toscani. Le richieste in questi due anni di pandemia sono aumentate e le liste di attesa si allungano. Il rischio è che chi soffre per un malessere o un disagio psicologico debba aspettare mesi per un colloquio e che gli psicologi, impiegati nelle strutture pubbliche, abbiano un carico di lavoro insostenibile, rischiando il burnout per il sovraffollamento delle strutture sanitarie.
Capodanno 2022 sarà un'altra festa in piena pandemia, in Italia senza lockdown o coprifuoco ma con controlli e restrizioni e una speciale attenzione alle regole vista l'impennata di contagi Covid e la diffusione della variante Omicron. Tra le regole, da decreto, l'attuale obbligo di indossare le mascherine anche all'aperto e anche in zona bianca, e il divieto, fino al 31 gennaio 2022, di eventi, feste e concerti, "comunque denominati, che implichino assembramenti in spazi all'aperto". Inoltre "chiuse le sale da ballo, discoteche e locali assimilati".
"Festeggiamo la fine dell'anno in pochi e tutti i candidati vaccinati, perché è ciò che riduce i rischi di contagio. Credo che questo sarà l' ultimo Capodanno che avremo con questo virus - dice il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, a 'L'aria che tira' su La7 - Non voglio essere troppo ottimista, ma credo che davvero ci siamo e basta guardare i numeri".
"Se prendiamo i dati dello scorso anno nella stessa giornata di oggi - sottolinea - vediamo che sicuramente i positivi erano molti, molti meno, ma era un altro virus, o meglio era questo ma non con la variante Omicron, ma i posti letto occupati in terapia intensiva erano largamente superiori. E ciò grazie al fatto che oggi abbiamo un vaccino e un virus più leggero".
Quanto alle discoteche, "io da sempre sono stato un 'aperturista' rispetto alle discoteche, ma è evidente che con questa variante alcune attività sono state messe all'angolo. Credo però che, passate le festività, forse una riflessione su una riapertura anticipare essere fatta" dice il sottosegretario alla Salute.
"Guardando come si comporta la Omicron ei danni che sta facendo, mi riferisco alle persone che in isolamento e quarantena e non ai danni sanitari, come numero di ricoveri, che sono in crescita ma sotto controllo - sottolinea - probabilmente vietare tutto ciò che era assembramento in piazza e altri luoghi è stato sensato. Mi dispiace per le discoteche ma - assicura - faremo tutto per riaprirle prima possibile".
La variante Omicron in Italia è già oltre il 70%. "La situazione nazionale vede in media la Omicron già oltre il 70% , anche se poi ci sono situazioni a macchia di leopardo. Ad esempio in Toscana, nei nuovi casi troviamo praticamente solo Omicron che è sicuramente oltre l'80%" dice all'Adnkronos Salute Mauro Pistello, direttore Unità di virologia azienda ospedaliera universitaria di Pisa, vicepresidente della Società italiana di microbiologia, tra i fondatori della rete di sequenziamento dell' Istituto superiore di sanità (Iss).
"Queste feste di Natale hanno segnato una svolta, con il considerevole aumento di casi di contagio da Sars-Cov -2. Ora serve un Capodanno più responsabile, altrimenti il ??Paese si ferma" dice all'Adnkronos Salute il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. "Oggi più che mai, con questi numeri, si delinea uno scenario in cui chiunque si incontra potrebbe essere un portatore del virus - avverte Anelli - Sono numeri che non abbiamo visto neanche durante le altre ondate di pandemia".
"Vediamo, in questi giorni - sottolinea - quello che sta succedendo in Francia. Noi dobbiamo evitarlo. Le possibilità sono due per fermare il virus: un nuovo lockdown, e non mi pare ci sia questa risorsa, oppure serve un'azione molto responsabile dei cittadini. E mi appello a questo. Serve ridurre la frequentazione delle persone, soprattutto nei luoghi chiusi e affollati, perché è li che il contagio vola, ammonisce.
"Ci vuolemo una crescita dei numeri per le festività. E non ci sono dubbi che le previsioni si siano avverate, nonostante la chiusura delle scuole. Il mio appello, dunque, è alla prudenza. Tutti dobbiamo prendere questo impegno perché la situazione sta diventando difficile nel Paese", conclude Anelli.
VIMINALE - Nella circolare, inviata ai prefetti, relativa al decreto legge del 24 dicembre scorso con le nuove misure anti-Covid, il Viminale scrive che "in materia di controlli sull'osservanza delle disposizioni finalizzate al contenimento dell'epidemia" si sottolinea " l'esigenza di una accurata pianificazione dei servizi in concomitanza con il Capodanno".
"In rilievo anche nelle giornate prefestive e festive" successive a Capodanno che "presumibilmente saranno connotate da un'intensa mobilità urbana, specie nelle zone centrali e in quelle comunque contraddistinte da una maggiore concentrazione di locali ed esercizi aperti al pubblico" scrive il Viminale.
Nell'Italia alle prese con una nuova ondata di contagi da covid e variante Omicron, "abbiamo ancora 3-4 settimane prima che le terapie intensive arrivino a riempirsi. E' il tempo che passa tra un contagio, la progressione della malattia severa, il ricovero e poi la terapia intensiva.
A metà gennaio potremmo avere i posti letto di rianimazione Covid totalmente occupati. Tutto questo potrebbe essere ancor più diluito nel tempo, se le ultime strette sulle misure prese dal Governo avranno degli effetti. Ma attenzione, ci sono poi alcune Regioni che hanno dati peggiori e già oggi sono in sofferenza". Lo sottolinea all'Adnkronos Salute Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), commentando i dati dell'Agenas che indicano come l'Italia ha già raggiunto il 12% per l'occupazione dei posti in terapia intensiva superando la soglia critica fissata al 10%.
Sta cambiando l'identikit di chi arriva in terapia intensiva? "Abbiamo sempre il 75-80% dei pazienti che è non vaccinato - risponde Vergallo -. C'è uno zoccolo duro che manifesta incrollabili certezze anche davanti al rischio di non uscire dalla terapia intensiva, poi c'è anche chi alla fine capisce che ha sbagliato a non vaccinarsi".
Ad allarmare gli anestesisti è anche l'assistenza no-Covid che oggi "sta soffrendo molto", rimarca Vergallo: "Non dimentichiamo che quanto più l'ospedale soffre per la pressione dei pazienti Covid, tanto più subisce un contraccolpo la capacità di erogare l'assistenza e le cure ai pazienti non Covid".
"Sotto il profilo sanitario, l'abbiamo visto in Germania, è più efficace un lockdown per i non vaccinati che andare a ridurre la quarantena per i contatti di un positivo. Ma sono scelte che deve fare la politica, tenendo conto anche di un equilibrio con le attività economiche e sociali del Paese", sottolinea quindi Alessandro Vergallo, commentando l'ipotesi che domani il Cts decida per una riduzione della quarantena per i vaccinati, che hanno avuto un contatto con un positivo.
Come funziona la quaratena covid? Quanto dura? Cosa deve fare chi è a contatto con un positivo? Con l'aumentare dei contagi covid e le feste di Natale, il rischio di essere stato a contatto con un soggetto infetto è maggiore.
Tracciamento, contatto stretto o ad alto rischio, tamponi e quarantena: quali sono le regole da seguire? Le risposte arrivano dalle Faq del ministero della Salute, mentre si accende il dibattito sull'opportunità di modificare le norme mentre la variante Omicron si diffonde e la campagna di vaccinazione procede con le terze dosi.
Che cos’è il contact tracing (tracciamento dei contatti)? A cosa serve?
Per contact tracing (tracciamento dei contatti) si intende l’attività di ricerca e gestione dei contatti di un caso confermato COVID-19. Si tratta di un’azione di sanità pubblica essenziale per combattere l'epidemia in corso. Identificare e gestire i contatti dei casi confermati di covid permette di individuare e isolare rapidamente gli eventuali casi secondari e interrompere così la catena di trasmissione.
Qual è la definizione di contatto? Stretto (o ad alto rischio) e basso rischio
Un contatto di un caso covid è qualsiasi persona esposta a un caso probabile o confermato in un lasso di tempo che va da 48 ore prima dell'insorgenza dei sintomi fino a 14 giorni dopo o fino al momento della diagnosi e dell'isolamento del caso. Se il caso non presenta sintomi, si definisce contatto una persona che ha avuto contatti con il caso indice in un arco di tempo che va da 48 ore prima della raccolta del campione che ha portato alla conferma e fino a 14 giorni dopo o fino al momento della diagnosi e dell'isolamento del caso.
Il 'contatto stretto' (esposizione ad alto rischio) di un caso probabile o confermato è definito come: una persona che vive nella stessa casa di un caso covid; una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso covid; una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso covid (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati); una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso, a distanza minore di 2 metri e di almeno 15 minuti; una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d'attesa dell'ospedale) con un caso in assenza di protezione (mascherine) idonei; un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta a un positivo oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso covid senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei; una persona che ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso covid; sono contatti stretti anche i compagni di viaggio e il personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto.Per contatto a basso rischio si intende una persona che ha avuto una o più delle seguenti esposizioni:
Per 'contatto a basso rischio', si intende una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso covid, ad una distanza inferiore ai 2 metri e per meno di 15 minuti; una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d'attesa dell'ospedale) o che ha viaggiato con un positivo per meno di 15 minuti; un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso, provvisto di DPI raccomandati; tutti i passeggeri e l’equipaggio di un volo in cui era presente un positivo, ad eccezione dei passeggeri seduti entro due posti in qualsiasi direzione rispetto al caso covid, dei compagni di viaggio e del personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto che sono infatti classificati contatti ad alto rischio.
Contatto stretto di un positivo, cosa fare
I contatti stretti di un caso confermato devono allertare il proprio medico, che avviserà o fornirà tutte le indicazioni per contattare il Dipartimento di prevenzione della ASL o ATS competente per territorio che disporrà la quarantena e la sorveglianza. In linea generale, possono rientrare in comunità dopo un periodo di quarantena della durata di almeno 7 o 10 giorni (a seconda dello stato vaccinale) dall’ultima esposizione al caso, al termine del quale risulti eseguito un test antigenico o molecolare con risultato negativo. Al termine del periodo di quarantena la persona potrà rientrare al lavoro e il periodo di assenza potrà essere coperto dal certificato medico. Al rientro la persona dovrà contattare il medico competente della sua azienda per ulteriori informazioni.
Contatto stretto e quarantena
Nel caso in cui si venga identificati come 'contatto stretto' di caso confermato, nessun test con esito negativo permette di essere esonerati dal sottoporsi a un periodo di quarantena della durata di almeno 7 o 10 giorni (a seconda dello stato vaccinale) dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo.
Quarantena e isolamento, la differenza
La quarantena si attua ad una persona sana (contatto stretto) che è stata esposta ad un caso covid, con l’obiettivo di monitorare i sintomi e assicurare l’identificazione precoce dei casi. L’isolamento consiste nel separare quanto più possibile le persone affette da covid da quelle sane al fine di prevenire la diffusione dell’infezione, durante il periodo di trasmissibilità.
Tutti potranno utilizzare la nuova pillola anticovid di Pfizer, in arrivo in Italia ad inizio 2022? Sul nuovo farmaco, l'antivirale Paxlovid* approvato dalla Fda contro il coronavirus e che potrebbe cambiare la lotta alla pandemia, tirano il freno alcuni esperti Usa che - alla 'Nbc' - hanno parlato del possibile uso di questi antivirali in compresse "solo con un attento monitoraggio da parte dei medici".
Paxlovid* di Pfizer "potrebbe avere interazioni anche gravi e pericolose per la vita con altri farmaci tra cui alcuni fluidificanti del sangue, le statine e gli antidepressivi". Secondo Peter Anderson, docente di Scienze farmaceutiche all'Università del Colorado, "alcune di queste interazioni non sono banali e dovremo stare molto attenti", ammonisce.
Le interazioni dell'antivirale con alcuni farmaci sono state evidenziate anche dalla stessa Fda che infatti - come riporta 'Nbc' - non l'ha raccomandato per le persone con gravi malattie renali o epatiche.
Un portavoce di Pfizer, in una dichiarazione al sito The Hill, ha sottolineato che le eventuali "interazioni con altri farmaci sono state esaminate in una serie di test in vitro e studi clinici". Alcuni farmaci potrebbero essere soggetti a controindicazioni, "tuttavia, alla luce del fatto che il trattamento ha una durata breve di 5 giorni, in combinazione con la dose bassa di ritonavir (uno dei principi attivi utilizzati, ndr) di 100 milligrammi, riteniamo che i professionisti in ambito sanitario troveranno la maggior parte delle interazioni genericamente gestibili".
In Svizzera tra gennaio e marzo 2020 sono decedute 18 501 persone. Come negli anni precedenti, principalmente per malattie cardiovascolari (uomini: 27%, donne: 31%) e tumore (uomini: 25%, donne: 19%). Nel marzo 2020, la COVID-19 era la principale causa di morte del 10% degli uomini e del 6% delle donne.
Il 95% delle persone decedute per COVID-19 aveva 65 anni o più. Questo è quanto riportano i risultati provvisori della statistica delle cause di morte dell’Ufficio federale di statistica (UST) per il primo trimestre del 2020.
In linea con la pratica internazionale, il rapporto sulle cause di morte in Svizzera si è finora basato sul principio di annualità. A questo scopo, tutti i decessi avvenuti nell’anno di riferimento sono dapprima codificati secondo le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla base del sistema di classificazione ICD-10 e controllati per verificarne la completezza e plausibilità.
Le statistiche annuali permettono il confronto tra le regioni e tra i diversi anni. Di fronte alla pandemia di COVID-19, l’UST ha accelerato il lavoro di codifica e analisi dei dati. Per poter pubblicare tempestivamente tali risultati, per la prima volta viene effettuata anche una valutazione mensile relativa ai primi tre mesi del 2020. Le cifre pubblicate sono provvisorie, in parte a causa del fatto che si prevede l’ulteriore notifica di dati supplementari. La valutazione annuale finale sarà pubblicata quando i dati di tutti i mesi saranno stati codificati e analizzati.
Dati sulla COVID-19 per la prima volta nella statistica dell’UST sulle cause di morte
Dal punto di vista della rappresentazione, le cifre mensili delle cause di morte presentate qui sono in linea con la consueta valutazione annuale, ma nel 2020 per la prima volta con l’aggiunta della COVID-19 come causa di morte principale e concomitante. Inoltre, per i decessi con COVID-19 come causa di morte principale vengono riportate anche le malattie concomitanti. Infine, i decessi con COVID-19 contenuti nella banca dati della popolazione curata dall’UST sono confrontati con i dati del sistema di dichiarazione dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
Nel marzo 2020, per via della pandemia l’OMS ha introdotto nuovi codici ICD-10 per la classificazione dei decessi con COVID-19. I decessi con COVID-19 confermati in laboratorio si distinguono da quelli in cui la diagnosi è solo clinico-epidemiologica. Per quanto riguarda la COVID-19 si opera una distinzione tra i casi per cui è stato indicato come causa di morte principale e quelli per cui figura come malattia concomitante. La COVID-19 non è codificata come causa di morte principale se un’altra malattia o causa ha contribuito maggiormente alla morte del o della paziente indipendentemente dalla presenza della COVID-19.
In più del 90% dei decessi con COVID-19 erano presenti malattie concomitanti
Nel primo mese per cui si registrano decessi con COVID-19, ovvero marzo 2020, ci sono stati 576 decessi nella popolazione residente in Svizzera in cui la COVID-19 era indicata come causa principale o concomitante sul certificato di morte. Di questi, per 547 decessi era stata indicata la COVID-19 come causa di morte principale, nello specifico per 344 uomini (il 63% dei decessi con COVID-19) e 203 donne (37%). La maggior parte di questi decessi ha riguardato persone tra i 65 e gli 84 anni di età (49%) e persone di 85 anni e più (46%).
La COVID-19 è stata codificata come malattia concomitante nel 5% (29 casi) di tutti i decessi con COVID-19 (576 casi) registrati nel marzo 2020. Ciò significa che, nel 95% (547 casi) di tutti i decessi in cui sul certificato medico di morte figura la COVID-19, quest’ultima era la causa di morte principale. Nel 91% (498 casi) dei decessi con una diagnosi principale di COVID-19 (547 casi) è stata indicata almeno una malattia concomitante, che poteva essere sia una malattia preesistente che una conseguente.
Le malattie cardiovascolari sono state indicate sui certificati di morte come malattie concomitanti per il 70% degli uomini e per il 57% delle donne deceduti con la COVID-19 come principale causa di morte. Per quanto riguarda le malattie respiratorie, le proporzioni corrispondenti erano pari al 77% per gli uomini e al 75% per le donne, seguite dal diabete mellito (uomini: 14%, donne:13%) e dalla demenza (uomini: 10%, donne: 16%).
Elevata corrispondenza tra la statistica delle cause di morte dell’UST e il sistema di dichiarazione dell’UFSP
La statistica delle cause di morte dell’UST si basa sulla codifica dei certificati medici di morte emessi per ogni decesso che avviene nella popolazione residente in Svizzera. Per il mese di marzo 2020, il 93% di tutti i decessi con COVID-19 come causa principale o concomitante sono stati codificati come confermati in laboratorio. Invece, il 7% di tutti i decessi con COVID-19 sono stati diagnosticati dal medico esclusivamente sulla base del quadro clinico e della relazione temporale con l’epidemia, ovvero sulla base di una valutazione clinico-epidemiologica.
Al contrario, l’UFSP registra i decessi con COVID-19 non sulla base dei certificati di morte, ma su quella delle dichiarazioni che riceve sui contagi da COVID-19 confermati in laboratorio. Per marzo 2020, l’UFSP ha segnalato 482 decessi con COVID-19 in Svizzera. Di questi, 451 (94%) possono essere associati ai decessi con COVID-19 confermati in laboratorio rilevati nella statistica delle cause di morte dell’UST.
Per quanto riguarda i restanti 31 casi registrati dal sistema di dichiarazione dell’UFSP (il 6% della statistica dell’UFSP), non è possibile associarli con sicurezza a decessi con COVID-19 contenuti nella statistica delle cause di morte dell’UST per via della mancanza di un identificativo comune. Tuttavia, non si può escludere che anche questi casi siano già considerati nelle statistiche dell’UST.
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I primi due vaccini creati con la tecnologia del vaccino mRNA - Pfizer/BioNTech e Moderna COVID-19 - sono probabilmente i più efficaci sviluppati fino ad oggi.
Negli studi clinici, entrambi si sono dimostrati efficaci per oltre il 90% nel prevenire l'infezione sintomatica, superando facilmente la soglia del 50%, che la Food and Drug Administration ha fissato come soglia per l'autorizzazione all'uso di emergenza. Mentre le infezioni nei soggetti vaccinati sono aumentate con l'emergere delle varianti delta e omicron, i vaccini rimangono abbastanza efficaci nel prevenire ricoveri e decessi. Il successo della nuova tecnologia ha portato gli scienziati a cercare di capire perché i vaccini a mRNA sono così efficaci e se la protezione che forniscono durerà quando sorgono nuove varianti.
Un nuovo studio condotto da ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis e del St. Jude Children's Research Hospital fa luce sulla qualità della risposta immunitaria innescata dai vaccini mRNA. Lo studio mostra che il vaccino Pfizer attiva in modo forte e persistente una sorta di "cellula immunitaria aiutante", che sostiene le cellule produttrici di anticorpi a creare grandi quantità di anticorpi sempre più potenti e guida anche lo sviluppo di alcuni tipi di memoria immunitaria. Conosciute come cellule "T helper follicolari", durano fino a sei mesi dopo la vaccinazione, aiutando il corpo a produrre anticorpi sempre migliori. Una volta che le cellule helper diminuiscono, le cellule che producono anticorpi di lunga durata e le cellule B della memoria aiutano a fornire protezione contro malattie gravi e morte, affermano i ricercatori.
Inoltre, molte delle cellule T helper follicolari sono attivate da una parte del virus, che non sembra avere mutazioni, anche nella variante omicron altamente mutata. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Cell, aiutano a spiegare perché il vaccino Pfizer suscita livelli così elevati di anticorpi neutralizzanti e suggerisce che la vaccinazione può aiutare molte persone a continuare a produrre potenti anticorpi anche se il virus cambia.
"Più a lungo le cellule follicolari T helper forniscono aiuto, migliori sono gli anticorpi e più è probabile che si abbia una buona risposta di memoria- afferma l'autore, il dottor Philip Mudd, assistente professore di medicina d'urgenza a all'Università di Washington - Nello studio abbiamo scoperto che queste risposte delle cellule T helper follicolari continuano ad andare avanti. E per di più, alcuni di loro stanno rispondendo a una parte della proteina spike del virus che ha pochissime variazioni in essa. Con le varianti, in particolare delta e ora omicron, abbiamo assistito ad alcune infezioni nei vaccinati, ma i vaccini hanno retto molto bene in termini di prevenzione di malattie gravi e morte. Penso che questa forte risposta follicolare T helper follicolare sia parte del motivo per cui i vaccini mRNA continuano a essere così protettivi”.
I primi anticorpi prodotti in risposta a un'infezione o a una vaccinazione tendono a non essere molto buoni. Le cellule B devono passare attraverso una sorta di "campo di addestramento" nei cosiddetti centri germinali nei linfonodi prima di poter produrre anticorpi davvero potenti. Le cellule T helper follicolari sono i sergenti istruttori di questi campi di addestramento. Le cellule helper forniscono istruzioni alle quelle produttrici di anticorpi su come produrre anticorpi sempre più potenti e incoraggiano quelle con i migliori anticorpi a moltiplicarsi e, in alcuni casi, trasformarsi in cellule che producono anticorpi di lunga durata o cellule B della memoria. Più a lungo durano i centri germinativi, migliore e più forte è la risposta anticorpale.
All'inizio di quest'anno, Ali Ellebedy, professore associato di patologia e immunologia, medicina e microbiologia molecolare presso la Washington University, ha evidenziato in un altro studio , che quasi quattro mesi dopo che le persone avevano ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer, c'erano ancora centri germinativi nei loro linfonodi, che stavano sfornando cellule immunitarie dirette contro SARS-CoV-2. In questo ultimo studio, Mudd e gli altri autori Ellebedy e Paul Thomas, del St. Jude, miravano a comprendere il ruolo delle cellule T helper follicolari nel produrre una risposta del centro germinativo così forte.
I ricercatori hanno reclutato 15 volontari che hanno ricevuto ciascuno due dosi del vaccino Pfizer a tre settimane di distanza. I volontari sono stati sottoposti a una procedura per estrarre i centri germinali dai loro linfonodi 21 giorni dopo la prima dose, poco prima della seconda dose; poi ai giorni 28, 35, 60, 110 e 200 dopo la dose iniziale. Nessuno dei volontari era stato infettato da SARS-CoV-2 all'inizio dello studio. I ricercatori hanno ottenuto cellule T helper follicolari dai linfonodi e le hanno analizzate. I ricercatori ora stanno studiando cosa succede dopo una dose di richiamo e se i cambiamenti alle cellule T helper follicolari potrebbero spiegare perché le persone con un sistema immunitario compromesso, come quelli con infezione da HIV, non montano una forte risposta anticorpale.
Cell: "SARS-CoV-2 mRNA vaccination elicits a robust and persistent T follicular helper cell response in humans."
Doi: j.cell.2021.12.026
Le cellule B, che combattono le infezioni, conservano una migliore memoria della proteina spike del coronavirus nei pazienti che si riprendono da casi meno gravi di COVID-19 rispetto a quelli che hanno superato una forma grave.
E' quanto afferma uno studio dell'Università del Texas Health Science Center di San Antonio, pubblicato sulla rivista PLOS ONE.
La dottoressa Evelien Bunnik, assistente professore di microbiologia, immunologia e genetica molecolare presso UT Health San Antonio, afferma che i risultati suggeriscono sottili differenze nella qualità della risposta immunitaria in base alla gravità del COVID-19. Lo studio si è concentrato sulle cellule B della memoria, che reagiscono contro la proteina spike SARS-CoV-2. I campioni di sangue sono stati analizzati sia 1 mese sia 5 mesi dopo l'insorgenza dei sintomi. Dopo un mese, una percentuale significativa di cellule B specifiche per lo spike era attiva.
Tuttavia, i campioni di otto individui, che si sono ripresi da una malattia meno grave, hanno mostrato una maggiore espressione di marcatori associati alla memoria durevole delle cellule B rispetto agli individui che si sono ripresi da una malattia grave, evidenziano gli autori nella pubblicazione scientifica. I marcatori includono T-bet e FcRL5.
Le cellule B T-bet-positive e specifiche per lo spike sono quasi scomparse dai campioni di sangue cinque mesi dopo l'insorgenza dei sintomi; nel complesso, nei casi di malattia grave si osserva una risposta squilibrata delle cellule B.
I casi non gravi sono stati definiti come non richiedenti ossigeno supplementare o ventilazione invasiva, mentre quelli gravi hanno richiesto ventilazione meccanica invasiva o ossigenazione extracorporea a membrana (ECMO). "La definizione di malattia grave è stata fatta sulla base della necessità di ventilazione meccanica o ECMO, perché questo distingue i pazienti più critici, che hanno maggiori probabilità di sviluppare risposte immunitarie compromesse", sottolinea l'autore senior dello studio, il prof. Thomas Patterson, Direttore di malattie infettive presso UT Health San Antonio, che guida anche l'assistenza COVID-19 presso i'University Health.
I partecipanti allo studio sono stati arruolati negli studi clinici Adaptive COVID-19 Treatment Trial (ACTT)-1 o ACTT-2. I campioni provenivano da pazienti dell'università co-iscritti al database COVID-19 di UT Health San Antonio.
"L'aumento della percentuale di cellule B associata a un'immunità di lunga durata nei pazienti COVID-19 non gravi può avere conseguenze per l'immunità a lungo termine contro la reinfezione da SARS-CoV-2 o la gravità della malattia risultante", evidenziano gli autori.
PLoS ONE: "SARS-CoV-2 spike-specific memory B cells express higher levels of T-bet and FcRL5 after non-severe COVID-19 as compared to severe disease". DOI: 10.1371/journal.pone.0261656
"Il rischio di terapia intensiva per i non vaccinati rispetto a chi ha la terza dose è:
85 volte maggiore per gli over 80; 12,8 volte maggiore per i 60 -79; 6,1 volte maggiore per i 40-59".
Lo scrive in un tweet l'Istituto Superiore di Sanità.
Terza dose vaccino anti-Covid si cambia ancora. Via libera alla booster dopo 4 mesi, novità anche per i più giovani (under 18) secondo quanto prevede la circolare firmata dal direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. La data d'avvio, a quanto apprende l'Adnkronos Salute, potrebbe essere il 10 gennaio.
"Alla luce delle attuali evidenze sull'impatto epidemiologico correlato alla maggiore diffusione della variante B.1.1.529 (Omicron) e sull'efficacia della dose booster nel prevenire forme sintomatiche di Covid-19, sostenuta dalla citata variante ", si legge nell'aggiornamento delle indicazioni di somministrazione, per "estendere gradualmente l' Terza dose vaccino under 18
Per quanto riguarda i più giovani la booster sarà somministrata a tutti i ragazzi della fascia 16-17 anni e ai 12-15enni fragili. Lo prevede la circolare firmata dal direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Rezza, dopo il parere positivo della Cts dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa.
"E' raccomandata la somministrazione di una dose di vaccino Comirnaty di Pfizer/Biontech, al dosaggio di 30 mcg in 0,3 ml, come richiamo (booster) di un ciclo primario - si legge - ,indipendentemente dal vaccino utilizzato per lo stesso, a tutti soggetti della fascia di età 16-17 anni e ai soggetti della fascia di età 12- 15 anni con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti, con le stesse tempistiche previste per i soggetti a partire dai 18 anni di età".
È iniziata a metà dicembre, dopo il via libera dell’AIFA, la vaccinazione contro il Covid nella fascia tra i 5 e gli 11 anni. Nel nuovo numero di ‘A scuola di salute’, il magazine digitale a cura dell’Istituto per la Salute, diretto dal prof. Alberto G. Ugazio, gli esperti del Bambino Gesù rispondono ai dubbi e alle domande dei genitori in tema di vaccinazioni, con un focus specifico per quanto riguarda la fascia tra i 5 e gli 11 anni. Si tratta di un nuovo contributo che l’Ospedale mette a disposizione delle famiglie per offrire loro un’informazione chiara e completa.
«La vaccinazione è la scelta più sicura per i propri bambini e per tutti i membri della famiglia» spiegano gli esperti del BambinoGesù. «La vaccinazione COVID-19 protegge i bambini dall’infezione e soprattutto dalla malattia che ne può conseguire. Sebbene i bambini e i ragazzi si ammalano di COVID-19 meno frequentemente rispetto agli adulti, possono comunque ammalarsi anche gravemente e trasmettere il virus ad altri. La sicurezza e l’efficacia del vaccino - ribadiscono gli esperti - è stata attentamente monitorata anche negli studi sulla fascia di età 5-11 anni».
Nel nuovo numero di ‘A scuola di salute’ vengono affrontati diversi temi: come funziona il nuovo vaccino per i bambini e come funzionano in generale i vaccini a mRNA; l’efficacia della protezione contro il virus e le sue varianti; gli effetti della malattia sui bambini, dalla MIS-C al Long-Covid; il ruolo dei bambini nell’immunità di gruppo; come funziona la sperimentazione dei vaccini e come viene garantita la sicurezza; quali sono gli altri vaccini che si fanno tra i 5 e gli 11 anni. Infine, un lungo elenco di risposte alle domande più frequenti dei genitori.
«La vaccinazione rappresenta da tempo la misura di medicina preventiva più efficace e più sicura contro le malattie infettive – spiega il professor Ugazio - I nuovi vaccini contro il Coronavirus SARSCoV-2, che si basano su tecnologie totalmente innovative, sono il frutto di una ricerca senza precedenti nella storia dell’uomo. In meno di due anni sono stati identificati, sperimentati e utilizzati vaccini che hanno permesso di controllare una delle peggiori pandemie degli ultimi secoli».
Il numero di A scuola di salute è consultabile liberamente sul sito dell’Ospedale www.ospedalebambinogesu.it
Green pass valido 6 mesi, obbligo di mascherina all'aperto anche in zona bianca, mascherina Ffp2 obbligatoria al cinema, al teatro, allo stadio, sui mezzi pubblici. Sono le misure per arginare la diffusione della variante Omicron e dei contagi covid secondo la bozza del decreto Natale, che è stato approvato dal Consiglio dei ministri.
Tra le misure, il super green pass anche per poter consumare al bancone del bar, nonché per poter accedere a piscine, palestre, sale bingo, musei. Stop alle feste e ai concerti in piazza.
GREEN PASS, DURATA 6 MESI
La 'sforbiciata' dei tempi del green pass entra in vigore dal 1 febbraio. "Fino al 31 gennaio 2022, l’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, anche nei luoghi all’aperto trova applicazione anche in zona bianca", si legge nella bozza.
MASCHERINE ALL'APERTO E FFP2
Oltre all'obbligo di mascherina all'aperto, il decreto fa un passo in più, introducendo l'obbligo della Ffp2 ai mezzi pubblici, ma anche nei teatri, cinema, locali all'aperto, stadi, ecc. E questo fino al termine dello stato di emergenza, che al momento è fissato al 31 marzo.
"Dalla data di entrata in vigore del presente decreto legge fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da Covid-19, per gli spettacoli aperti al pubblico che si svolgono al chiuso o all’aperto nelle sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali assimilati, nonché per gli eventi e le competizioni sportivi che si svolgono al chiuso o all’aperto, è fatto obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo Ffp2. Nei suddetti luoghi, diversi dai servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio, e per il medesimo periodo di tempo di cui al primo periodo, è vietato il consumo di cibi e bevande al chiuso".
L’obbligo di indossare la mascherina Ffp2 è esteso "anche per l’accesso e l’utilizzo dei mezzi di trasporto".
SUPER GREEN PASS PER IL CAFFE' AL BANCO
Si dovrà essere in possesso di super green pass, vale a dire essere vaccinati o essere guariti dal covid, anche per poter consumare un caffè al bancone del bar o una birra in un pub, stabilisce articolo 3 del decreto secondo la bozza. La misura è valida "fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da Covid-19", dunque al 31 marzo, ed è valida anche nei ristoranti.
NIENTE FESTE IN PIAZZA
"Dalla data di entrata in vigore del presente decreto legge fino al 31 gennaio 2022, sono vietati le feste, comunque denominate, gli eventi a queste assimilati e i concerti, che implichino assembramenti in spazi aperti", prevede la bozza.
DISCOTECA, SERVE TERZA DOSE O TAMPONE
Dal 30 dicembre bisognerà aver fatto il booster oppure presentare l'esito negativo di un tampone per poter accedere non solo nelle discoteche e nelle sale da ballo, ma anche nelle Rsa e gli hospice per poter visitare i propri cari. La misura è valida fino alla fine dello stato di emergenza, per ora fissato al 31 marzo.
SUPER GREEN PASS PER PISCINE E PALESTRE
Sempre dal 30 dicembre l'accesso a musei e luoghi di cultura, piscine, palestre e sport di squadra, centri benessere e centri termali, centri culturali, sociali e ricreativi, sale gioco, sale bingo e casinò sarà consentito solo a chi è in possesso del super green pass: lo stabilisce l'articolo 7 della bozza che tuttavia esclude dall'obbligo i minori di 12 anni e i soggetti esentati dalla campagna vaccinale.
Nuova stretta del Vaticano per arginare la pandemia e i contagi Covid, con nuove regole e misure restrittive riguardo al Green pass. Il segretario di Stato Vaticano cardinale Pietro Parolin, "considerati il perdurare e l’aggravarsi dell’attuale situazione di emergenza sanitaria e la necessità di adottare adeguate misure volte a contrastarla e a garantire lo svolgimento in sicurezza delle attività, anche in deroga al regolamento generale della Curia Romana", con un decreto ad hoc dispone "l’obbligo di possesso" del Green pass "a tutto il personale (Superiori, Officiali e Ausiliari) dei Dicasteri, Organismi ed Uffici che compongono la Curia Romana e delle Istituzioni Collegate con la Santa Sede, e si estende ai collaboratori esterni e a coloro che a qualsiasi ulteriore titolo svolgano attività presso i medesimi Enti, al personale delle ditte esterne e a tutti i visitatori ed utenti".
Inoltre si ribadisce che "il personale sprovvisto di valido green pass comprovante, esclusivamente, lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2 o la guarigione dal virus SARS- CoV-2 non potrà accedere al posto di lavoro e dovrà essere considerato assente ingiustificato, con la conseguente sospensione della retribuzione per la durata dell’assenza, fatte salve le ritenute previdenziali ed assistenziali, nonché l’assegno al nucleo familiare. Il protrarsi immotivato dell’assenza dal posto di lavoro avrà le conseguenze previste dal Regolamento Generale della Curia Romana".
Il decreto spiega poi che a quanti "prestano servizio a contatto con il pubblico dal 31 gennaio 2022 sarà riconosciuta unicamente la documentazione comprovante l’adempimento vaccinale della somministrazione della dose di richiamo successiva al ciclo primario; fatti salvi i controlli demandati al Corpo della Gendarmeria, ogni Ente è tenuto a verificare il rispetto delle prescrizioni, stabilendo le modalità operative per l’organizzazione di tali verifiche e individuando i soggetti incaricati dell’accertamento e della contestazione delle violazioni degli obblighi". Vengono poi "fatte salve eventuali ulteriori restrizioni che le competenti Autorità sanitarie vaticane riterranno necessarie disporre nei confronti di persone provenienti da Paesi con rischio elevato di contagio".
In Italia è in forte crescita la percentuale della variante omicron, che da una stima basata sulle analisi preliminari dei tamponi raccolti per l'indagine rapida del 20 dicembre potrebbe essere intorno al 28%, ma con forti variabilità regionali.
L'analisi si è basata su circa 2mila tamponi raccolti in 18 regioni/ppaa, in cui sono stati considerati come possibili positivi a Omicron quei campioni in cui risultava mancante uno dei tre geni che normalmente viene ricercato nei test diagnostici molecolari (cosiddetto S gene dropout) o altri test di screening per escludere la presenza della variante delta, al momento ancora dominante. Un'indicazione più precisa sulle stime di prevalenza verrà dal completamento della flash survey, i cui risultati arriveranno il 29 dicembre, mentre una nuova flash survey è già programmata per il 3 gennaio per valutare strettamente l'evoluzione della situazione epidemiologica.
Confrontando i risultati della flash survey condotta con la raccolta dei campioni il 6 dicembre e quelli di questa stima preliminare il tempo di raddoppio della variante risulta di circa due giorni in linea con quello già trovato in altri paesi europei. Il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro, spiega che "anche se i risultati sono ancora preliminari, la stima conferma la grande velocità di diffusione della variante, che sembra dare focolai molto estesi in breve tempo e si avvia ad essere maggioritaria in breve tempo, come sta già avvenendo in diversi altri paesi europei". Brusaferro aggiunge infine che "in base ai dati oggi disponibili le armi a disposizione sono la vaccinazione, con la terza dose tempestiva per chi ha già completato il primo ciclo, e le misure, individuali e collettive, per limitare la diffusione del virus, dall'uso delle mascherine alla limitazione dei contatti e degli assembramenti", conclude.
I dati disponibili indicano una riduzione della protezione della vaccinazione anti-COVID-19 dalla variante Omicron. Con una vaccinazione di richiamo, questa protezione può aumentare. L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e la Commissione federale per le vaccinazioni (CFV) adeguano pertanto la loro raccomandazione: la vaccinazione di richiamo con un vaccino a mRNA è ora raccomandata per tutti a partire dai 16 anni già quattro anziché sei mesi dopo l’immunizzazione di base, soprattutto per le persone anziane.
Sinora le vaccinazioni di richiamo erano raccomandate sei mesi dopo l’immunizzazione di base. I dati disponibili indicano sempre più che la protezione dall’infezione e dalla malattia in caso di variante Omicron del SARS-CoV-2 è nettamente inferiore e diminuisce più rapidamente che in caso di variante Delta. Dai dati risulta inoltre che una vaccinazione di richiamo può migliorare notevolmente la protezione da un’infezione con la variante Omicron.
L’UFSP e la CFV raccomandano quindi per tutti una vaccinazione di richiamo già a partire da quattro mesi dopo la vaccinazione completa. La riduzione dell’intervallo è importante soprattutto per le persone anziane, che possono così proteggersi da decorsi gravi e ospedalizzazioni. Inoltre, può ora contribuire a frenare la diffusione della variante Omicron, altamente contagiosa.
In vista della forte diffusione attesa di questa variante, alle persone con grave immunodeficienza si raccomanda anche una vaccinazione di richiamo dopo l’immunizzazione di base con tre dosi di un vaccino a mRNA.
Anche alle persone che hanno ricevuto una dose del vaccino anti-COVID-19 di Janssen almeno quattro mesi prima è raccomandata una vaccinazione di richiamo con una dose di un vaccino a mRNA, a meno che quest’ultimo non sia controindicato o non sia rifiutato per altri motivi.
Sufficienti dosi di vaccino – anche per le vaccinazioni di richiamo
La vaccinazione di richiamo con i vaccini di Pfizer e Moderna è omologata da Swissmedic soltanto sei mesi dopo l’immunizzazione di base. Tuttavia, secondo la raccomandazione dell’UFSP e della CFV gli specialisti responsabili possono somministrare le vaccinazioni di richiamo già prima della scadenza dei sei mesi, ovvero al più presto quattro mesi dopo l’immunizzazione di base. Nel quadro del suo obbligo di diligenza, il medico deve informare il paziente dell’uso off-label (obbligo di informazione) e ottenere il suo consenso.
Anche con il nuovo intervallo di quattro mesi la Confederazione dispone di un numero sufficiente di dosi di vaccino per vaccinare tutte le persone che lo desiderano.
La pandemia di COVID-19 ha lasciato il segno anche sul benessere della popolazione della Svizzera e ha avuto ripercussioni in molti ambiti della vita. Per esempio, la speranza di vita degli uomini è diminuita quasi di un anno.
Nel 2020, il prodotto interno lordo reale pro capite è sceso del 3,1% rispetto all’anno precedente ed è aumentato invece il debito pubblico della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni, superando la soglia dei 300 miliardi di franchi. Finora però la soddisfazione per la vita in generale è scesa solo di poco. Questi sono alcuni dei risultati del sistema di indicatori del benessere elaborato dall’Ufficio federale di statistica (UST).
Il sistema di indicatori del benessere permette di andare oltre il punto di vista strettamente economico cui fa riferimento in particolare il prodotto interno lordo (PIL), estendendolo anche ad altri aspetti degli ambiti sociale, economico e ambientale. Riassume i risultati più importanti per il benessere traendoli sia dalle diverse statistiche di base dell’UST che da alcune altre fonti e viene aggiornato a cadenza annuale. Quest’anno un breve capitolo è dedicato al tema del benessere ai tempi della pandemia di COVID-19. Tuttavia, non sono disponibili dati aggiornati per tutti gli aspetti e per tutti gli indicatori.
Riduzione della speranza di vita e lieve aumento del volontariato informale
Nel 2020, per entrambi i sessi la speranza di vita è diminuita rispetto all’anno precedente, sebbene il calo sia stato più marcato per gli uomini: per loro la speranza di vita alla nascita era di 81,0 anni (–0,9 anni rispetto al 2019), mentre per le donne era pari a 85,1 anni (–0,5). Sempre nel 2020, le persone dai 65 anni in su hanno dovuto fare i conti con un’alta sovramortalità, a differenza di quanto successo per le fasce di età più giovani. Tuttavia, questo fenomeno non è stato sufficientemente marcato da portare a un calo del rapporto di dipendenza degli anziani (rapporto tra le persone di 65 anni e più e quelle tra i 20 e i 64 anni).
Nel 2020, a causa delle misure sanitarie dovute alla COVID-19, l’accesso della popolazione al volontariato organizzato è stato fortemente limitato. A impegnarsi nell’ambito di associazioni od organizzazioni è stato il 15,9% della popolazione permanente dai 15 anni in su (2016: 19,5%). Si è invece osservato un leggero aumento delle persone che svolgevano volontariato informale, come l’aiuto tra vicini di casa, la custodia di bambini, i servizi di assistenza e cura di conoscenti e di parenti che appartengono a un’altra economia domestica. Nel 2020, il 32,5% della popolazione ha svolto simili attività (2016: 31,7%).
Prodotto interno lordo e commercio estero fortemente colpiti dalla COVID
Nel 2020, la pandemia di COVID-19 ha avuto evidenti ripercussioni anche sul settore economico: il PIL reale pro capite è calato del 3,1% rispetto all’anno precedente. Anche l’interdipendenza economica con l’estero si è indebolita: Il grado di apertura dell’economia svizzera è passato dal 52,0% al 47,8%. L’Amministrazione federale delle dogane sottolinea che, rispetto al 2019 le esportazioni sono diminuite del 7% e le importazioni addirittura dell’11%.
Finanze pubbliche: più spese e meno entrate
I vari provvedimenti adottati dalle autorità pubbliche per arginare l’impatto economico, sociale e sanitario della pandemia di di queste ultime. Nel 2020 il debito pubblico (Confederazione, Cantoni, Comuni) ha oltrepassato la soglia dei 300 miliardi di franchi, attestandosi a 304 miliardi (+11 mia.). Tra il 2019 e il 2020, la quota di debito complessivo rispetto al PIL è aumentata dal 41 al 43%. Tra le altre cose, sono aumentate anche le spese per le prestazioni sociali, in particolare quelle dell’assicurazione contro la disoccupazione. Per quanto riguarda le entrate, si nota che nel 2020 le imposte legate all’ambiente sono diminuite del 3,9% rispetto all’anno precedente. Quasi l’87% di questo calo è riconducibile alle minori entrate generate dall’imposta sugli oli minerali, specialmente benzina e diesel. Tra il 2019 e il 2020, la riduzione della domanda di carburanti ha tra l’altro contribuito alla diminuzione del 9,5% del consumo lordo di energia.
Statistiche sperimentali: la soddisfazione per la propria vita attuale rimane alta, ma scende
Nella statistica sperimentale «COVID-19 e condizioni di vita in Svizzera (SILC)» sono disponibili altri rilevanti risultati riguardo al tema del benessere ai tempi della pandemia di COVID-19. In particolare sono da notare gli aspetti della soddisfazione per la propria vita attuale e la fiducia nel sistema politico. Nel raffronto europeo, la popolazione svizzera di 16 anni e più è molto soddisfatta delle sue condizioni di vita generali. La quota di persone che hanno dichiarato di essere molto soddisfatte della loro vita attuale è rimasta stabile tra il 2019 e il 2020, calando però dal 39,7% rilevato durante il primo confinamento parziale nella primavera 2020 al 36,6% nel 2021.
Durante questo primo confinamento parziale, la percentuale di persone con un alto grado di fiducia nel sistema politico svizzero era del 54%, significativamente più alta rispetto al 2019 e alle settimane immediatamente precedenti il primo confinamento parziale, quando si aggirava intorno al 47%. Nel 2021, la quota ha nuovamente registrato un leggero calo, attestandosi all’incirca al 51%, ma era ancora significativamente più alta rispetto al periodo precedente il primo confinamento parziale. La percentuale di uomini con un alto grado di fiducia nel sistema politico è superiore a quella delle donne, e la percentuale di cittadini svizzeri è inferiore a quella rilevata per le persone straniere.
"La variante Omicron" del Covid "è in cima ai pensieri di tutti noi: un virus con cambiamenti significativi nella proteina Spike, con evidenze emergenti di un'aumentata trasmissibilità e della capacità di sfuggire ai vaccini e" all'immunità ottenuta "dall'infezione contratta in precedenza.
Noi enti regolatori siamo ampiamente consapevoli che il virus muta ed è una situazione per la quale siamo preparati. Anche le aziende sanno quali passi devono fare se dovesse rivelarsi necessario un cambiamento" nei vaccini. E si avrebbe un processo di valutazione "veramente molto veloce. Ma lasciatemi sottolineare che non c'è ancora una risposta" alla domanda "se avremo bisogno di un vaccino adattato con una composizione diversa". A puntualizzarlo è stata Emer Cooke, direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco Ema, oggi durante l'ultimo briefing del 2021 con la stampa.
"La comunità scientifica ha bisogno di vedere più dati riguardo all'impatto della variante sull'efficacia dei vaccini approvati - ha sottolineato - Tutte le opzioni dovrebbero essere esplorate, incluso vaccini monovalenti e multivalenti e come agiscono nel ciclo primario e nel booster. Ci sono ancora domande aperte e dobbiamo continuare ad aumentare le nostre conoscenze. La nostra priorità è essere preparati nel caso sia necessario un cambiamento, ma lasciatemi puntualizzare che non è ancora questo il caso". E comunque, in una simile prospettiva, "non dovremo ricominciare da zero con una composizione del vaccino aggiornata, perché ciò di cui potremmo aver bisogno non sarà necessariamente molto diverso dai vaccini anti-Covid esistenti", ha precisato Cooke, ricordando anche come siano "rassicuranti" i dati sulla sicurezza dei vaccini disponibili ad oggi. "Quella anti-Covid - ha concluso - è la più ampia campagna vaccinale di sempre, con 700milioni di dosi già somministrate in Ue".
A fare il punto su quello che si sa al momento rispetto alla variante Omicron e i vaccini è stato anche Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici per Covid-19 dell'Ema. L'esperto ha spiegato che "stiamo cominciando a ricevere dati molto importanti rispetto alla capacità dei sieri di persone vaccinate o precedentemente infette" da Sars-CoV-2 "di neutralizzare la variante Omicron e questi dati stanno mostrando una caduta della capacità dei vaccini di esercitare una neutralizzazione su Omicron - ha detto - Ma allo stesso tempo, se guardiamo ai booster che abbiamo, questi stanno fornendo una buona neutralizzazione e infatti stanno emergendo evidenze che una dose booster è in grado di restaurare livelli abbastanza alti di protezione dalla malattia sintomatica. Ci mancano ancora dati sulla malattia grave e sarà importante raccoglierli per avere un quadro completo".
Per avere questi dati "su malattia grave, ospedalizzazione e anche infezione", ha osservato, "dovremo aspettare poche settimane visto che Omicron si sta diffondendo piuttosto rapidamente". Solo così "potremo capire quale sarà il prossimo passo". Servirà una quarta dose? Per ora dobbiamo essere prudenti - ha replicato Cavaleri - ma stiamo già pensando allo sviluppo di un vaccino per la variante Omicron, così se dovessimo avere necessità di passare a una nuova vaccinazione basata su un vaccino ad hoc per la variante saremmo preparati. Ma non si può dire ora se ad aprile saremo nella condizione di dover raccomandare una dose addizionale o un booster di vaccino per Omicron". "E' possibile", ha infine aggiunto l'esperto, che Covid ci si troverà in futuro davanti a uno "scenario simile a quello dell'influenza", con vaccini che vengono aggiornati ogni anno. "Possibile, ma in questo momento non certo", ha puntualizzato.
"Questo virus è ancora in una fase pandemica. Dobbiamo essere preparati" a nuove varianti di Sars-CoV-2, "essere pronti a vederlo cambiare ancora nel tempo finché non troverà una buona posizione per vivere nella comunità umana. Quindi dobbiamo avere tutti gli strumenti per dare una risposta" a tutto questo "e fornire vaccini che potranno essere efficaci", ha sottolinearlo ancora Cavaleri.