Hai ricercato la parola "covid" per "parola chiave"
- Covid, cambiare il bollettino di conteggio casi positivi e ricoveri. I numeri confondono
- COVID USA, OMICRON COLPIRA' TUTTI
- EMA, non si possono fare dosi di richiamo anti Covid ogni 3- 4 mesi
- COVID. UTILE UN VACCINO POLIVALENTE COME POTENZIALE ALTERNATIVA IN FUTURO
- COVID, IL BLOCCO DEGLI INTERVENTI METTE A RISCHIO I PAZIENTI PIU' FRAGILI
- 1 su 3 ricoverato per altre malattie scopre dopo di essere positivo e asintomatico. E' conteggiato come malato Covid?
- COVID. IN ITALIA SOLO CHIRURGIA D' URGENZA CON RITARDI. ENORME LISTA D' ATTESA
- COVID, INUTILE CHIUDERE LE SCUOLE ADESSO. E' TROPPO TARDI
- Vaccinazione anti Covid per i bambini, iscrizioni aperte in Ticino
- Rivolgendosi al proprio pediatra, se risulta fra quelli che vaccinano nel proprio studio medico,(la lista dei 35 studi ticinesi che aderiscono al programma di vaccinazione è consultabile sul sito web www.ti.ch/vaccinazione).
- Al Centro cantonale di Giubiasco, nelle giornate dedicate alla vaccinazione dei bambini da 5 a 11 anni: le prime due sono previste domenica 16 gennaio e domenica 23 gennaio. Da subito è possibile prendere appuntamento (tramite la piattaforma online, accessibile su www.ti.ch/vaccinazione).
- Covid, variante Deltacron errore di laboratorio? evitare allarmismo
- Covid. Vaccino over 50, obbligo anche per la terza dose
- Covid, 6 mesi per avere gli effetti dell' obbligo vaccinale per gli over 50
- Covid Italia. Preoccupano i dati a 30 giorni, tamponi positivi al 22%. RT supera 1.5 in alcune regioni. Report settimana 27/ 12/ 2021-2/ 1/ 2022
- Booster Covid, al via prenotazioni fascia 12-15 anni in Italia
- Covid, esami e laurea online per le Universita' italiane
- Covid, multe e sanzioni. Fake news, la responsabilita' e' civile e penale
- COVID. CHIRURGHI (ACOI), REPARTI DI NUOVO CHIUSI, DUE ANNI PASSATI INVANO
- TERAPIA COVID, FUNZIONA SOLO UN ANTICORPO MONOCLONALE CONTRO VARIANTE OMICRON
- Covid e Anticorpi monoclonali, la Svizzera sottoscrive due nuovi contratti per la cura
- Ricoveri COVID negli ospedali +25,8% e in terapia intensiva +13%. No vax sono il 72%. Rapporto Fiaso
- COVID, probabile anche la quarta dose di vaccino
- Covid Svizzera. 20.742 nuovi contagi, 15 morti e 109 ricoveri in 24 ore
- Covid. Adolescenti di 12-15 anni, ok FDA per richiamo con Pfizer
- Protezione Covid, mascherine Ffp2 a 0,75 centesimi di euro in farmacia
- ANESTESISTI SIAARTI E COVID, NO TRATTAMENTO IMPOSTO O PAZIENTE ABBANDONATO
"Continuare a conteggiare ogni giorno le persone positive a Covid", come se nulla da inizio pandemia fosse cambiato, "non è giusto e rischia di confondere, di terrorizzare e di condizionare la popolazione oltre a quanto questa malattia ha già fatto". Lo dichiara in un'intervista all'Adnkronos Salute il presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), Arnaldo Caruso.
Il bollettino va cambiato, sostiene, "focalizzando l'attenzione sui ricoveri. Indicando cioè solo quelli 'per Covid' e non quelli 'con Covid'", e "cercando di capire chi sono i pazienti che finiscono in ospedale"nonostante l'aumento della popolazione vaccinata e la crescente prevalenza di Omicron. Variante ormai nota per essere molto più trasmissibile, ricorda l'esperto, ma meno in grado di provocare una patologia grave almeno nelle persone con un sistema immunitario efficiente.
"Secondo uno studio condotto su 6 ospedali - evidenzia lo specialista, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all'università degli Studi di Brescia, direttore del Laboratorio di microbiologia dell'Asst Spedali Civili - in quasi il 30% dei ricoverati con Omicron l'infezione da Sars-CoV-2 viene vista per caso, su pazienti ospedalizzati a causa di altre malattie. Ciò conferma che Omicron è meno patogena di Delta, come già sapevamo, tanto da essere spesso identificata casualmente. Eppure oggi questi casi vengono 'bollettinati' come positività e ricoveri da Covid".
Secondo Caruso, invece, in una popolazione con alte percentuali di vaccinati e in un contesto in cui "la pandemia da nuovo coronavirus assume sempre più le caratteristiche di un'endemia simile all'influenza", dovremmo "cominciare a pensare di non comunicare più il numero dei positivi, ma esclusivamente il dato dei ricoveri realmente dipendenti da Covid-19".
"Che senso ha oggi - chiede il numero uno dei virologi italiani - contare i 'semplici' positivi all'infezione? Un positivo è un positivo, certo. Ma se noi fossimo andati a vedere, in tempi di influenza, quanti positivi c'erano a un molecolare sensibilissimo, avremmo trovato cose incredibili". L'importante adesso è 'prendere il polso' ai ricoveri, insiste Caruso. "Soprattutto - precisa - da ora in poi sarebbe fondamentale stabilire quali e quanti, rispetto al passato, sono gli ingressi in ospedale che rischiano effettivamente di affollare in maniera significativa i reparti, così da capire bene se la tendenza resterà a crescere o sarà invece a diminuire, come ci aspettiamo tutti e come sta succedendo anche in Inghilterra".
Infine, "bisognerebbe fare anche una cosa importante: sorvegliare i casi più gravi di Omicron - suggerisce l'esperto - per verificare se la suscettibilità a una malattia grave determinata da questa variante dipende più che altro da un problema di età e di condizioni individuali, come ad esempio il non essere completamente vaccinato e con terza dose, o magari il non aver risposto bene alla vaccinazione per situazioni patologiche concomitanti. Una sorveglianza di questo tipo, fatta possibilmente dall'Istituto superiore di sanità - propone il presidente Siv-Isv - non solo aiuterà a gestire la pressione di Covid-19 sugli ospedali, ma ci farà comprendere meglio se e quanto Omicron 'buca' i vaccini attuali anche nei confronti delle forme gravi di infezione, e quindi se accelerare sull'aggiornamento dei prodotti-scudo adattandoli a Omicron".
La variante Omicron si diffonde a macchia d'olio negli Stati Uniti ed è probabile che "quasi tutti si contageranno, ma le persone vaccinate avranno conseguenze meno gravi".
A dirlo è l'esperto Usa di malattie infettive Anthony Fauci, consigliere della Casa Bianca nella gestione dell'emergenza Covid. "Omicron, con il suo grado di trasmissibilità senza precedenti, alla fine troverà quasi tutti. Coloro che sono stati vaccinati saranno esposti al virus, anche chi ha fatto la terza dose.Alcuni, forse molti di loro, verranno infettati ma molto probabilmente, con alcune eccezioni, se la caveranno ragionevolmente, nel senso che non avranno bisogno di ricovero ed eviteranno la morte". Al contrario, "coloro che non sono vaccinati subiranno il peso della gravità della malattia", ha aggiunto.
Negli Stati Uniti, almeno un americano su cinque - circa 65 milioni di persone - non è vaccinato contro il Covid-19. Più del 62% del paese è stato completamente vaccinato, ma solo il 23% ha ricevuto la terza dose, secondo i dati dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie CDC. Secondo Fauci gli Stati Uniti sono davanti a un periodo di transizione con la pandemia, al quale seguirà una fase in cui “sarà normale” convivere con il Covid.
Inoltre, martedì, il commissario ad interim della Food and Drug Administration FDA degli Stati Uniti, la dott.ssa Janet Woodcock, ha affermato che mentre la maggior parte delle persone potrebbe contrarre il virus, ora l'obiettivo dovrebbe essere quello di assicurarsi che gli ospedali e i servizi essenziali funzionino.
IN USA OLTRE 145MILA RICOVERATI, È RECORD DA INIZIO PANDEMIA
L'aumento dei contagi negli Stati Uniti ha infatti portato a livelli record il numero delle persone ricoverate in ospedale per gli effetti del Covid-19 a cifre da record, al punto che sarebbero già oltre 145.000 le persone ricoverate, una cifra senza precedenti dall'inizio della pandemia. Il Dipartimento della Salute stima, nello specifico, che i pazienti ricoverati siano 145.982, praticamente il doppio rispetto a due settimane fa. Inoltre, secondo i dati raccolti dalla Cnn, sono quasi 24.000 i pazienti attualmente nelle unità di terapia intensiva.
In questo modo gli Stati Uniti superano il picco di ricoveri raggiunto un anno fa, quando a gennaio 2021 raggiunsero i 142.000 ricoveri. Nell'estate 2021, a seguito dell'espansione della variante Delta del coronavirus, la cifra massima era stata di circa 104.000.
Il Paese nordamericano ha registrato nelle ultime settimane livelli di contagio senza precedenti, a seguito dell'espansione della variante Omicron. Lunedì sarebbero stati segnalati 1,34 milioni di positivi, secondo un conteggio di Nbc News, che rappresenterebbe un nuovo record. L'Amministrazione Biden ha optato per aumentare la campagna vaccinale e per aumentare i test per contenere questa ondata di contagi. Il governo federale ha ordinato alle compagnie assicurative private di sostenere le spese di almeno otto test per persona al mese a partire da lunedì prossimo.
"Non abbiamo ancora visto i dati sulla quarta dose" di vaccino anti-Covid. "Siamo abbastanza preoccupati per una strategia, che preveda vaccinazioni ripetute in un lasso di tempo breve. Non possiamo continuare a dare dosi di richiamo ogni tre o quattro mesi". Lo sottolinea Marco Cavaleri, responsabile per i vaccini dell'Ema, durante un briefing video con la stampa in collegamento da Amsterdam, dove l'agenzia ha sede.
La variante Omicron "è altamente contagiosa, cosa che provoca un alto numero di individui infetti. Quindi è molto importante essere consci del potenziale fardello" che potrebbe creare a danno dei sistemi sanitari, "e non considerarla una malattia lieve", sottolinea poi Cavaleri, ricordando che i "risultati preliminari di studi pubblicati di recente mostrano che l'efficacia dei vaccini contro la malattia asintomatica è significativamente ridotta per Omicron, e che tende a svanire nel tempo. Per la malattia grave e l'ospedalizzazione connessa alla variante Omicron, le evidenze emergenti suggeriscono che i vaccini continuano a fornire una protezione elevata", precisa Cavaleri.
L'esperto Ema sottolinea quindi che "nessuno sa quando arriveremo alla fine del tunnel, ma ci arriveremo. Stiamo vedendo che ci muoviamo" verso uno scenario in cui il Covid "diventa più endemico, ma non possiamo dire che abbiamo già raggiunto quello status". Il virus, continua, "si comporta ancora come un virus pandemico e l'emergere di Omicron lo mostra chiaramente. Non dobbiamo dimenticare che siamo ancora in pandemia". "Ciò nonostante, con l'aumento dell'immunità nella popolazione e con Omicron ci sarà molta immunità naturale oltre a quella data dalla vaccinazione, ci muoveremo rapidamente ad uno scenario più vicino all'endemicità" del coronavirus, afferma Cavaleri.
Anche se un vaccino anti-Covid adattato alla variante Omicron sarebbe un "candidato naturale" all'approvazione in Ue, altre opzioni "come un vaccino polivalente, non possono essere esclusi come potenziali alternative". "Servono ulteriori dati - sottolinea Cavaleri - per decidere se un vaccino adattato, con una composizione diversa, è giustificato. Vanno tenuti presenti molti elementi, sapendo che per il momento in cui un qualsiasi vaccino adattato a Omicron sarà sviluppato, è possibile che il quadro epidemiologico nell'Ue abbia subito una significativa evoluzione, per quanto riguarda le varianti in circolazione e l'esposizione a Omicron".
Tuttavia, se Pfizer svilupperà un vaccino anti Covid adattato alla variante Omicron del Sars-CoV-2 entro il mese di marzo, una "potenziale approvazione" da parte dell'Ema potrebbe arrivare "in aprile o maggio, questa potrebbe essere la tempistica".
Le donne incinte "non erano incluse nei trial clinici" dei vaccini anti Covid, quindi non c'erano dati sufficienti all'inizio per dare informazioni affidabili. Ora i dati ci sono e "sono molto rassicuranti. Indicano che i vaccini riducono il rischio di ospedalizzazione e morte durante la gravidanza, senza causare complicanze e senza danneggiare il feto. La vaccinazione è il miglior modo per avere sia la madre che il figlio protetti in modo efficace e dovrebbe essere fatta il prima possibile".
Parlando dei vaccini ai bambini, i dati sulla sicurezza "sono rassicuranti: gli effetti collaterali gravi sono molto rari. Come negli adulti, la maggioranza degli effetti collaterali nei bambini sono lievi o moderati e migliorano in pochi giorni". "Per le pericarditi e le miocarditi - aggiunge - casi molto rari si sono verificati in adulti e adolescenti dopo vaccinazioni con vaccini a mRna. I dati dalle grandi campagne vaccinali indicano che la frequenza di questi effetti collaterali in bambini più piccoli è significativamente più bassa che negli adolescenti e negli adulti".
"Anche se la Covid-19 è generalmente lieve nei bambini di tutte le età - sottolinea - per alcuni può portare a malattia grave, ricovero o morte. I dati dagli Usa mostrano che l'impatto negativo della Covid sui bambini è maggiore di un'intera gamma di altre malattie prevenibili con i vaccini. In novembre l'Ema ha raccomandato l'approvazione del primo vaccino anti Covid per i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. Le evidenze finora indicano che i vaccini sono efficaci nei bambini come negli adulti e che prevengono la maggior parte dei casi che si verificherebbero senza vaccinazione. I dati mostrano che i vaccini sono altamente efficaci nel prevenire l'ospedalizzazione e altre conseguenze della Covid-19", conclude.
Vaccini in grado di prevenire le infezioni e la trasmissione del Covid, oltre alla malattia grave e al decesso, "sono necessari e dovrebbero essere sviluppati.
Fino a quando tali vaccini non saranno disponibili e di pari passo all'evolversi del virus, potrebbe essere necessario aggiornare la composizione degli attuali vaccini contro Covid-19, per garantire i livelli di protezione raccomandati dall'Oms anche contro le varianti di preoccupazione, compresa Omicron e altre che potrebbero arrivare in futuro". Questa la raccomandazione aggiornata del Gruppo tecnico dell'Organizzazione mondiale della sanità sulla composizione del vaccino anti-Covid.
Secondo Marco Cavaleri, responsabile per i vaccini dell'Ema, anche se un vaccino anti-Covid adattato alla variante Omicron sarebbe un "candidato naturale" all'approvazione in Ue, altre opzioni "non possono essere escluse". "Servono ulteriori dati - sottolinea Cavaleri durante un briefing video con la stampa in collegamento da Amsterdam, dove l'agenzia ha sede. - per decidere se un vaccino adattato, con una composizione diversa, è giustificato. Vanno tenuti presenti molti elementi, sapendo che per il momento in cui un qualsiasi vaccino adattato a Omicron sarà sviluppato, è possibile che il quadro epidemiologico nell'Ue abbia subito una significativa evoluzione, per quanto riguarda le varianti in circolazione e l'esposizione a Omicron".
Anche se un vaccino adattato a Omicron sarebbe un "candidato naturale" per l'autorizzazione in Ue, "altre opzioni, come un vaccino polivalente, non possono essere esclusi come potenziali alternative. Le discussioni con le case produttrici sono in corso nel caso ci sia la necessità di un cambiamento simile", conclude.
“Sono trascorsi due anni di pandemia senza individuare adeguate soluzioni per garantire l’assistenza ai pazienti più fragili come quelli oncologici, cardiologici e ematologici.
Siamo molto preoccupati per il blocco, di fatto, dell’attività chirurgica programmata determinato dalla nuova ondata pandemica causata dalla variante Omicron. Questa paralisi rischia di provocare gravi danni ai nostri pazienti, che sono circa 11 milioni in Italia. Ricordiamo infatti che il rinvio degli interventi chirurgici può favorire lo sviluppo di tumori in fasi più avanzate, con minori possibilità di guarigione. Serve un’urgente ridefinizione del Sistema sanitario nazionale, modernizzando e rafforzando gli ospedali, rifondando la medicina territoriale, con una netta separazione fra ospedali, ambiti di cura e assistenza per pazienti Covid e non Covid”.
È l’appello di FOCE (Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi), che esprime forte preoccupazione per uno scenario che sembra ricalcare quello dei primi mesi del 2020. “In questi due anni abbiamo proposto documenti operativi alle Istituzioni con continui confronti, ma non è stato realizzato nulla per proteggere i pazienti fragili – spiega Francesco Cognetti, Presidente FOCE -. Nel 2020 sono stati oltre 1,3 milioni i ricoveri in meno rispetto al 2019, sono saltati anche quelli urgenti. I ricoveri di chirurgia oncologica hanno visto una contrazione vistosa ed una diminuzione di circa il 50-80% dell’attività elettiva, cioè programmata, come comunicato dalla Società Italiana di Chirurgia”.
Nel 2021 era stata recuperata una parte di queste attività. Ma la situazione attuale segna una drammatica regressione. Anche in ambito cardiovascolare nel 2020 il calo dei ricoveri è stato di circa il 20% (per impianti di defibrillatori, pacemaker ed interventi cardiochirurgici rilevanti) e ancora maggiore per infarto del miocardio con aumento della mortalità. La Società Italiana di Cardiologia (SIC) sta realizzando un’indagine per aggiornare questi dati, ma ad un’analisi preliminare sembra che la situazione non sia migliorata.
“Abbiamo più volte chiesto anche il riavvio degli screening anticancro su tutto il territorio nazionale – afferma il prof. Cognetti -. Nel 2020 rispetto al 2019, sono stati eseguiti circa 2 milioni e mezzo di screening in meno. La riduzione degli esami è stata pari al 45,5% per lo screening colorettale (-1.110.414 test), al 43,4% per quello cervicale (-669.742), al 37,6% per le mammografie (-751.879). Nell’autunno 2020 alcune Regioni sono riuscite ad erogare più test rispetto al 2019. Mancano però i dati del 2021 per fotografare lo stato dei programmi di prevenzione secondaria. Serve un aggiornamento almeno semestrale per capire in tempo reale le criticità da affrontare. Gli screening sono fondamentali per individuare le neoplasie in fase iniziale e migliorare la sopravvivenza”.
Nel 2019 i posti letto di degenza ordinaria erano 314 per 100mila abitanti, rispetto a una media europea di 500, collocando il nostro Paese al 22° posto in Europa per questo parametro. Anche per i posti letto in terapia intensiva esisteva un gap molto evidente, con 9 posti letto ogni 100mila abitanti in Italia, rispetto, ad esempio ai 33 della Germania. Poco o nulla è cambiato in questi due anni.
“Le carenze del settore ospedaliero, come spiegato nel documento programmatico stilato dalle società scientifiche riunite nel ‘Forum Permanente sul Sistema Sanitario Nazionale nel post Covid’ – conclude il prof. Cognetti -, sono tra le cause principali che stanno provocando effetti estremamente dannosi durante la pandemia. Serve quanto prima una revisione del DM 70 sugli standard ospedalieri. È necessario assegnare più risorse all’assistenza nosocomiale, attingendo anche dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e non solo”.
Il 34% dei pazienti positivi ricoverati, non è malato Covid. Ovvero, non è in ospedale per sindromi respiratorie o polmonari e non ha sviluppato la malattia da Covid, ma richiede assistenza sanitaria per altre patologie ed è risultato positivo al tampone pre-ricovero.
I dati emergono da uno studio condotto da Fiaso sui ricoveri di 6 grandi aziende ospedaliere e sanitarie in Italia, secondo cui un paziente su tre, sia pur con infezione accertata al coronavirus, viene ospedalizzato per curare tutt’altro: traumi, infarti, emorragie, scompensi, tumori.
Lo studio ha coinvolto Asst Spedali civili di Brescia, Irccs ospedale Policlinico San Martino di Genova, Irccs Aou di Bologna, Policlinico Tor Vergata, ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino e Policlinico di Bari, per un totale di 550 pazienti ricoverati nelle aree Covid delle sei strutture: un campione pari al 4% del totale dei ricoverati negli ospedali italiani. La rilevazione è stata effettuata il 5 gennaio. Dei 550 pazienti monitorati, 363 (il 66%) sono ospedalizzati con diagnosi da infezione polmonare, mentre 187 (il 34%) non manifestano segni clinici, radiografici e laboratoristici di interessamento polmonare: ovvero sono stati ricoverati non per il virus ma con il virus.
E inoltre, i pazienti ricoverati per Covid sono molto più anziani, con un'età di 69 anni, mentre i contagiati privi di sintomi e ricoverati per altre patologie hanno in media 56 anni. Tra i primi risulta vaccinato con un ciclo completo di tre dosi o con due dosi da meno di 4 mesi solo il 14%, di contro tra gli altri è vaccinato con tre o due dosi da meno di 4 mesi il 27%. In entrambi i gruppi c’è una preponderanza di soggetti non vaccinati o che non hanno ancora fatto la dose booster.
La diagnosi da infezione da Sars-Cov-2, per il 34%, è dunque occasionale. Per la stragrande maggioranza di loro si tratta di donne in gravidanza che necessitano di assistenza ostetrica e ginecologica. Il 33%, invece, è composto da pazienti che hanno subito uno scompenso della condizione internistica derivante da diabete o altre malattie metaboliche, da patologie cardiovascolari, neurologiche, oncologiche o broncopneumopatie croniche. Un’altra quota, pari all’8%, riguarda pazienti con ischemie, ictus, emorragie cerebrali o infarti. Un altro 8%, invece, deve sottoporsi a un intervento chirurgico urgente e indifferibile pur se positivo al Covid. C’è inoltre una parte, complessivamente il 6% del totale, di pazienti che arrivano al pronto soccorso a causa di incidenti e richiedono assistenza per vari traumi e fratture.
"Ci aspettiamo di dover far fronte a un numero sempre più ampio, vista l’ampia circolazione e l’elevata contagiosità del virus, dei ricoveri per patologie non Covid in pazienti che, però, hanno l’infezione - afferma il presidente Fiaso, Giovanni Migliore - Va riprogrammata l’idea dell’assistenza creando non solo reparti Covid e no Covid, ma è necessario realizzare nuove strutture polispecialistiche in cui sia garantita l’assistenza specialistica cardiologica, neurologica, ortopedica in pazienti che possono presentare l’infezione da Sars-Cov-2. Occorre pensare a reparti Covid per il cardiotoracico, per la chirurgia multispecialistica. Per l’ostetricia già in molti ospedali sono state realizzate aree Covid. A Brescia e Bari esistono anche degli ambulatori per la dialisi di pazienti positivi. Bisogna riprogrammare sulla base delle nuove esigenze l’assistenza sanitaria".
"Eva Colombo, direttore generale della Asl di Vercelli e vicepresidente della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), intervenuta su Cusano Italia Tv, sottolinea poi che "nella settimana tra il 28 dicembre e il 3 gennaio, abbiamo avuto un incremento dell’86% di pazienti al di sotto dei 18 anni, che sono risultati positivi. Questa è una cosa piuttosto grave. Nei 4 ospedali pediatrici sentinella il numero di bambini ricoverati è passato da 76 a 123, di cui il 76% è sotto i 4 anni, quindi in una fascia d’età non vaccinabile". "Noi come Fiaso crediamo fermamente - aggiunge - che bisogna accelerare la campagna vaccinale in età pediatrica".
L'attività chirurgica programmata negli ospedali pubblici italiani "è di fatto ferma, limitata agli interventi d'urgenza o a salvaguardare quelli oncologici non rimandabili. Ma in queste condizioni si sommano ritardi a ritardi, e la situazione delle liste d'attesa è terrificante".
A fare il punto con l'Adnkronos Salute è Marco Scatizzi, presidente dell'Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi), preoccupato per l'aggravarsi della situazione epidemiologica legata alla pandemia Covid. "Se una operazione programmata alla colecisti, che di norma si supera con una operazione in laparoscopia e una notte di degenza, viene rimandata per un anno o oltre - rimarca Scatizzi - il paziente si ritroverà con una pancreatite. Una condizione che può diventare invalidante. Quindi abbiamo oggi malattie benigne che si trasformano in patologie letali".
Dopo due anni di pandemia sembra che nulla sia cambiato per i pazienti non Covid che necessitano di un ricovero o un intervento programmato. "Il finanziamento ad oggi non ha coperto la stabilizzazione degli infermieri e dei medici, che sono stati assunti per l'emergenza - ricorda il presidente Acoi - Se avessimo dato una programmazione certa a queste risorse umane, forse oggi non saremmo in queste condizioni".
Ma come si può recuperare sul fronte delle liste d'attesa? "Se il ministro della Salute, Roberto Speranza, e le Regioni investono oggi in quello che chiediamo, ovvero più operatori (infermieri, anestesisti, chirurghi) e nelle strutture, in un anno possiamo recuperare il 70% degli interventi rimandati - suggerisce - Mancherebbe un 30% che si può smaltire nel 2023, se riprendiamo a regime e non ci sono ulteriori problemi".
"Fino a ora le scuole, dai dati che abbiamo, non risultano essere luoghi che hanno spinto in avanti l'epidemia" di covid.
"E' chiaro però che ora, con una variante molto contagiosa, qualsiasi ambito di aggregazione può essere a rischio contagio", spiega all'Adnkronos Salute il virologo Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia, secondo il quale un breve rinvio del rientro in presenza nelle classi, come chiesto da più parti, non sarebbe stato sufficiente per ridurre i rischi di diffusione del virus che in questo momento "corre".
"Visto che il picco arriverà tra la fine del mese e l'inizio di febbraio - continua il virologo - ritardare di 10-15 giorni il ritorno in presenza non avrebbe avuto molto senso perché si sarebbe riaperto nel momento del picco. Quindi o si chiudeva due mesi, ma questo avrebbe avuto costi dal punto di vista sociale troppo alti, oppure meglio proseguire come stiamo facendo, cioè con la massima attenzione, con tutte le misure possibili che sono state messe in campo per la gestione delle infezioni, perché la scuola in presenza è molto importante viste le conseguenze sociali e psicologiche di un'eventuale chiusura", conclude.
Sono ora aperte le iscrizioni per la vaccinazione dei bambini dai 5 agli 11 anni: i genitori interessati possono quindi da subito annunciarsi al proprio pediatra, se risulta fra quelli che vaccinano nel proprio studio medico, oppure sulla piattaforma online www.ti.ch/vaccinazione, che permette di fissare un appuntamento al Centro cantonale di Giubiasco nelle giornate del 16 e del 23 gennaio.
Le autorità cantonali ricordano che, in linea con le raccomandazioni federali, la vaccinazione pediatrica contro il coronavirus è raccomandata prioritariamente ai bambini affetti da malattie croniche, o che che vivono con persone particolarmente a rischio. Ulteriori informazioni e raccomandazioni possono essere consultate sul sito web dell’Ufficio federale della sanità pubblica.
In Ticino sono previste due modalità di accesso alla vaccinazione per i bambini da 5 a 11 anni:
ai bambini fra 5 e 11 anni – in base alle indicazioni delle autorità federali – sarà somministrato il vaccino pediatrico prodotto da Pfizer/BioNTech. Si tratta di un preparato diverso da quello utilizzato negli adulti, che prevede due dosi somministrate a tre settimane di distanza. Per questo le due domeniche dedicate al centro cantonale di Giubiasco saranno poi ripetute il 6 e il 13 febbraio 2022.
Per maggiori informazioni, l’invito è a visitare la pagina web www.ti.ch/vaccinazione.
Su nuova possibile variante del covid "Deltacron dobbiamo capire di più. Alcuni esperti virologi dicono che non è una nuova variante ma un errore di laboratorio, quindi più una contaminazione di Omicron su Delta. Dall'Imperial College di Londra alcuni virologi mettono in dubbio anche l'esistenza stessa di questa variante.
Allora, cerchiamo di fare meno allarmismo e aspettiamo di capire di più". Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Clinica di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, fa il punto su una nuova possibile variante trovata a Cipro che sembra combinare l'Omicron e la Delta. Ma su questo 'mix' ancora non si hanno studi approfonditi.
Sul fronte apertura delle scuole, continua l'infettivologo, "è una scelta obbligata e non coraggiosa. Non si poteva non aprirle evidentemente. Ci potrà essere un aumento dei casi ma non credo di più di quello visto con gli istituti chiusi a Natale. Questo è un virus che galoppa a prescindere dalla chiusura di stadi e scuole. Arriveremo presto a oltre 300mila contagi come già avvenuto in altri Stati senza che si ponessero il dubbio sulle aperture, le scuole vanno aperte cercando di renderle sicure aumentando le vaccinazioni".
E' ìn vigore in Italia l'obbligo vaccinale per i cittadini over 50, che riguarda anche il richiamo e la dose booster. Ma come avvengono i controlli per la vaccinazione Covid-19? Innanzitutto, la leggepertutti.it, ricorda che la sanzione amministrativa di 100 euro sarà comminata dal Ministero della Salute per il tramite di Agenzia Entrate-Riscossione (Ader). La “multa” (che quindi non ha ripercussioni sulla fedina penale) colpirà i soggetti che al 1° febbraio 2022:
- non abbiano iniziato il ciclo vaccinale primario;
- non abbiano completato il ciclo vaccinale primario, nei tempi previsti dalla Salute;
- non abbiano effettuato la dose di richiamo (booster) dopo il completamento del ciclo primario, entro il termine di validità del green pass.
I controlli saranno fatti direttamente dalle autorità preposte (ossia Ministero della Salute ed Agenzia delle Entrate) attraverso i terminali e quindi senza bisogno di eseguire verifiche per strada. Verranno incrociati i dati in possesso delle aziende sanitarie e quelli che riguardano la popolazione residente. In questo modo, non sarà complicato capire chi, avendo compiuto i 50 anni, risulta vaccinato e chi no, visto che l’avvenuta inoculazione risulta negli archivi delle Asl o degli uffici regionali e che c’è un elenco di persone a cui è stato inviato il link per scaricare il Green pass. Chi non è presente in questi elenchi non ha sicuramente fatto il vaccino.
Dopo che le autorità avranno accertato l’elenco dei cittadini il cui nominativo non è negli elenchi dei soggetti vaccinati apriranno un’istruttoria. A questo punto Agenzia Entrate-Riscossione invierà agli interessati un avviso di avvio del provvedimento sanzionatorio. In questa fase non viene quindi comminata ancora la multa.
L’interessato avrà 10 giorni – termine perentorio – per rispondere alla comunicazione, trasmettendo alle Asl e ad Agenzia Entrate-Riscossione una certificazione attestante l’insussistenza dell’obbligo vaccinale ovvero le ragioni che ne giustificano il differimento.
Dell’avvenuta trasmissione della certificazione, i cittadini dovranno dare notizia ad Ader.
Le Asl, a loro volta, avranno 10 giorni di tempo – anche questi qualificati come perentori – per verificare le certificazioni prodotte, anche a seguito di un contraddittorio eventuale con l’interessato, e se del caso comunicare all’Ader la fondatezza delle stesse.
Il mancato riscontro da parte delle Asl entro il termine molto breve di 10 giorni -il cui rispetto sembra piuttosto improbabile – costituisce “silenzio rigetto” e quindi la procedura sanzionatoria prosegue.
Agenzia Entrate Riscossione, una volta ricevuta la comunicazione delle Asl riferita ai soggetti “giustificati” e dunque esenti da sanzione, entro 180 giorni da questa, notificherà agli inadempienti un avviso di addebito, ex articolo 30, Dl 78/2010 che avrà efficacia esecutiva e giustificherà l’avvio della riscossione esattoriale con pignoramento dei beni.
Obbligo vaccinale per over 50 e nuove disposizioni anti covid? "Credo che le misure adottate dal Governo, in larga parte condivisibili, non diano una risposta immediata. Penso in particolare all'obbligo di vaccino. Ci vorranno almeno 6 mesi per farlo attuare". A stimare all'Adnkronos Salute il tempo che potrebbe volerci per percepire gli effetti dell'obbligo vaccinale è Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini medici (Fnomceo).
"Il problema di chi non ha neanche una dose di vaccino è da affrontare, perché queste persone corrono rischi altissimi" con il virus, sottolinea. "Ma ci vuole anche un intervento subito per frenare i contagi. Questo non è un provvedimento che ci produce risultati immediati".
"Un lockdown 'stile 2020' non si farà mai. Ma sono urgenti restrizioni mirate per un mese. Vanno ridotti i contagi", il monito di Filippo Anelli, che esprime "preoccupazione per la situazione attuale di Covid-19 in Italia" caratterizzata da "numeri abnormi" che vanno "assolutamente ridotti con urgenza", sottolinea all'Adnkronos Salute.
"Noi avevamo proposto 3 cose - elenca - su tutte lo slittamento delle lezioni di 15 giorni, allungando la scuola a giugno ed evitando che i ragazzi vadano oggi nelle aule: 15 giorni dopo che cambia? Poi chiediamo la chiusura degli stadi, altro provvedimento importante auspicabile, insieme a un intervento sugli spettacoli che devono essere limitatissimi, o comunque con riduzioni notevoli. Restrizioni mirate per un mese, appunto, per ridurre le grandi aggregazioni dove il virus circola".
Si osserva un drastico peggioramento dell’epidemia con una incidenza settimanale che a livello nazionale raggiunge i 1.700 casi per 100.000 abitanti. La velocità di trasmissione nella settimana di monitoraggio è ulteriormente aumentata nella maggior parte delle regioni Italiane.
Per la prima volta si osservano segnali plurimi di allerta a livello regionale nelle attività di sorveglianza e indagine dei contatti che porta in numerose regioni il non raggiungimento della qualità minima dei dati sufficiente alla valutazione del rischio e la conseguente classificazione a rischio non valutabile che equivale a rischio alto. La maggior parte del Paese si colloca a Rischio Alto o a Rischio Moderato con alta probabilità di progressione a rischio Alto: 10 Regioni italiane sono classificate a rischio Alto (o equiparate a rischio Alto) di una epidemia non controllata e non gestibile e 6 Regioni/PA si collocano a rischio Moderato con alta probabilità di progressione a rischio Alto, nel caso fosse mantenuta l’attuale trasmissibilità.
L'aumentata pressione sui servizi ospedalieri osservata nell’ultima settimana, associata alle progressive evidenze che arrivano da altri Paesi Europei, rende necessario invertire rapidamente la tendenza per evitare condizioni di estremo sovraccarico dei servizi sanitari, già oggi fortemente impegnati. L’attuale situazione caratterizzata da elevata incidenza pari ad oltre 20 volte la soglia dei 50 casi settimanali per 100.000 abitanti non consente una puntuale mappatura dei contatti dei casi, come evidenziato dalla bassa percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento che si conferma in continua e costante diminuzione.
L’epidemia si trova in una fase delicata e, in assenza di misure di mitigazione significative, un ulteriore rapido aumento nel numero di casi e nelle ospedalizzazioni nelle prossime settimane è altamente probabile. Alla luce della elevata incidenza e della circolazione della variante Omicron di SARS-CoV-2, è necessario il rigoroso rispetto delle misure comportamentali individuali e collettive, ed in particolare distanziamento interpersonale, uso della mascherina, aereazione dei locali, igiene delle mani e riducendo le occasioni di contatto ed evitando in particolare situazioni di assembramento. Una più elevata copertura vaccinale, in tutte le fasce di età, anche quella 5-11 anni, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo, con particolare riguardo alle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali, rappresentano strumenti necessari a contenere l’impatto soprattutto clinico dell’epidemia anche sostenuta da varianti emergenti.
Terza dose del vaccino anti-covid nella fascia 12-15 anni, al via le prenotazioni. Il ministero della Salute ha emanato la circolare 'Estensione della raccomandazione della dose di richiamo (booster) a tutti i soggetti della fascia di età 12-15 anni, nell'ambito della campagna di vaccinazione anti SarsCoV2', dopo il semaforo verde da parte dell'Aifa.
Nel testo del ministero si raccomanda una dose di vaccino Comirnaty* di Pfizer/Biontech, al dosaggio di 30 mcg in 0,3 ml, come richiamo di un ciclo primario, indipendentemente dal vaccino utilizzato per lo stesso. Quanto alle tempistiche per la prenotazione della terza dose sono le stesse previste per gli over 16, cioè dopo almeno 4 mesi dal ciclo primario.
Le prenotazioni sono attive nel Lazio, dalle 24 di oggi venerdì 7 gennaio su: prenotavaccino-covid.regione.lazio.it. In Puglia è possibile prenotare utilizzando il sito 'lapugliativaccina', i Cup (centri unici di prenotazione) e i FarmaCup: le somministrazioni partiranno da lunedì 10 gennaio e saranno effettuate negli hub vaccinali, negli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, nelle farmacie che hanno attivato il servizio e nei centri specialistici di cura per i cittadini con fragilità.
In Lombardia sarà possibile prenotare a partire da sabato 8 gennaio 2022, in Veneto è già possibile prendere appuntamento.
Con l'aumentare dei contagi Covid, dovuti alla variante Omicron, torna la possibilità di esami e laurea a distanza. Il ministero dell'Università e della Ricerca, in vista delle attività, ha inviato a tutti gli atenei una nota in merito allo svolgimento delle riprese prove, sedute di laurea ed esami di profitto.
In particolare, pur rimanendo valida la disposizione del decreto legge del 6 agosto 2021, per la quale “le attività didattiche e curriculari delle università sono svolte prioritariamente in presenza”, tenuto conto dell'attuale evoluzione del quadro epidemiologico, il ministero ha previsto che, in via del tutto eccezionale e non sia possibile garantire la presenza, le università potranno prevedere lo svolgimento con modalità a distanza delle prove, delle sedute di laurea e degli esami di profitto programmati per la sessione di gennaio e di febbraio, garantendo il rispetto delle specifiche esigenze formative degli studenti con disabilità e degli studenti con disturbi specifici dell'apprendimento.
Tutto questo sarà possibile, come già avvenuto in occasione di altri picchi di contagio, utilizzando apposita procedura e tecnologie, che garantiscano l'identificazione del candidato, la qualità ed equità della prova e la corretta verbalizzazione del voto finale .
Il ministero ricorda, inoltre, che il Consiglio dei Ministri riunito ieri, mercoledì 5 gennaio, ha deliberato l'estensione dell'obbligo vaccinale, senza limiti di età, a tutto il personale che lavora nelle università e nelle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica. Per gli studenti, invece, continua a valere il precedente obbligo di green pass.
Cosa si rischia a diffondere e propagare notizie false sul Covid? Per farle circolare basta poco: è sufficiente condividere un post sui social o riportarle in una chat di gruppo (anche se i principali social network, come Facebook e Instagram, hanno posto dei paletti per impedire la circolazione di queste bufale, e nei casi più gravi le oscurano oppure avvertono l' utente che si tratta di fake news).
In realtà esiste una norma del Codice penale che, pur risalendo al 1930, è tuttora vigente e sembra pensata apposta per questo fenomeno: è un reato che si intitola 'Diffusione di notizie false e tendenziose', ma in pratica non viene quasi mai applicato, al punto che alcuni commentatori hanno parlato di desuetudine e abrogazione tacita della norma. Nei massimari di giurisprudenza non si rinvengono sentenze recenti e questo dimostra come le Procure hanno remore nell'applicarla. Vediamo perché, e quali sono i suoi limiti pratici. Forse proprio la pandemia potrebbe rendere nuovamente attuale questo vecchio reato, pensato quasi un secolo fa.
Quali fake news circolano sul Covid
Tra le fake news che hanno circolato, o circolano tuttora sul Covid-19, ci sono:
il Coronavirus non esiste; anzi esiste ma è soltanto un raffreddore o una comune forma di influenza, dunque non è pericoloso;
il Covid si cura benissimo a casa con le erbe, le vitamine e comuni farmaci come la tachipirina (o con ritrovati non pubblicizzati e osteggiati dalla medicina ufficiale, come l'idrossiclorochina), e addirittura con disinfettanti contenenti candeggina , come sostenne l'ex presidente Usa Donald Trump);
il vaccino contiene microchip per controllarci a distanza, con la rete 5G, e farci diventare dei robot con comportamenti programmati;
nel siero ci sono sostanze nocive, come il grafene o dei metalli pesanti e dotate di proprietà magnetiche (sono circolate a lungo le foto di monete attaccate al braccio dei vaccinati);
il vaccino uccide, anche se non subito ma a distanza di tempo, ed è uno strumento di sterminio programmato della popolazione;
i vaccini non sono stati sperimentati, dunque non sono sicuri e vengono utilizzati sulla gente come cavie inconsapevoli dei rischi che corrono;
i vaccini servono a modificare il Dna per riprogrammare il genoma in modo da modificare le caratteristiche della specie umana;
la pandemia è stata pianificata a tavolino: è un'invenzione di Big Pharma (l'organizzazione mondiale delle case farmaceutiche) per arricchirsi, o un complotto dei poteri forti (diretti da Bill Gates, George Soros e altri imprenditori e finanzieri famosi) per ottenere il controllo mondiale sull'umanità;
il Green pass è uno strumento di regime per controllare gli spostamenti e instaurare la dittatura sanitaria;
politici, operatori sanitari e Vip si sono vaccinati per finta;
i vaccinati si ammalano più dei non vaccinati e sono più contagiosi; le varianti Covid proliferano grazie ai vaccini;
le terapie intensive degli ospedali sono vuote, non piene di ricoverati come vogliono farci credere;
i morti di Covid sono fasulli, a partire da quelli di Bergamo trasportati con i camion militari, e tutte le statistiche ufficiali sono alterate: i decessi avvenuti per le più varie cause, anche naturali, vengono falsamente attribuiti al Coronavirus per tenere alto l'allarme.
Fake news: responsabilità civile e penale
La diffusione di informazioni false sul Covid-19 e sulle terapie per prevenire e curarlo può far sorgere la responsabilità per fatto illecito prevista dall'art. 2043 del Codice civile, dalla quale sorge l'obbligo di risarcire i danni. Si pensi a chi, spacciandosi per informatore scientifico, proponga al pubblico false terapie anti-Covid, che nel migliore dei casi sono inefficaci e nel migliore possono causare gravi malattie malattie o anche la morte di chi decide di assumerle, in alternativa alle cure ufficiali.
A livello penale, il discorso è più articolato. Se il “bersaglio della notizia falsa è un determinato personaggio ben individuabile – ad esempio, un sindaco, un medico di o un vaccinatore – e gli vengono falsamente attribuite condotte riprovevoli e lesive del suo onore e della sua famiglia, sussiste a carico di chi ha diffuso la notizia il reato di diffamazione, aggravata dal mezzo della pubblicità (art. 595 Cod. p.). Quando, invece, la notizia è rivolta al pubblico indistinto, o ad un'ampia cerchia di persone (ad esempio, i malati di Covid, oi vaccinati) può sussistere il reato di diffusione di notizie false e tendenziose.
L'art. 656 del Codice penale dispone che “Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l'ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'arresto fino a 3 mesi o con l'ammenda fino a euro 309”. Pubblicare e diffondere significano rendere una condizione può avvenire notizia di dominio pubblico e ciò che avverrà qualsiasi mezzo e canale di informazione: televisione, giornali, altra carta stampata (come i manifesti affissi sui muri), siti Internet, video su YouTube. La pubblicazione e la diffusione possono avvenire anche attraverso i social network, come Facebook, Instagram e TikTok, o mediante le chat di gruppo, come quelle su WhatsApp e su Telegram. Questi strumenti creano tutti potenziali creatori di notizie, oppure diffusori, mediante la condivisione, di notizie già pubblicate.
La norma non dice in cosa devono consistere queste 'notizie false, esagerate e tendenziose', ma l'elaborazione giurisprudenziale ha chiarito che:
sono false le notizie non vere, cioè quelle che risultano contrarie alla verità acclarata e accettata nell'ambito di riferimento, come quella affermata dalla comunità scientifica in un dato momento storico;
sono esagerate le notizie che, pur se vere in radice, vengono gonfiate, enfatizzate, manipolate e distorte nel loro contenuto, nella loro portata e nelle loro rilevate;
sono tendenziose le notizie che vengono strumentalizzate per creare un ingiustificato clamore e
preoccupare l'opinione pubblica.
Il reato presenta anche questi importanti caratteri:
può essere commesso da 'chiunque', quindi non soltanto da giornalisti o organi di informazione;
è un reato istantaneo e di mera condotta, cioè si perfeziona con la pubblicazione o diffusione della notizia, senza bisogno di alcun elemento ulteriore;
la notizia deve essere espressa in termini di certezza o di altissima probabilità: non sono punibili, invece, le opinioni, le interpretazioni, le valutazioni ei commenti dubitativi su determinati fatti avvenuti;
è necessario che la notizia falsa, esagerata o tendenziana provochi un turbamento dell'ordine pubblico. Non è necessario che esso possa verificarsi, basta il pericolo che ciò si verifichi; perciò una notizia falsa al punto da apparire a prima vista ridicola e incredibile non costituisce reato;
essendo un reato contravvenzionale, non è necessario che la condotta venga commessa con dolo ma è sufficiente la colpa (anche se in concreto per turbare l'ordine pubblico si richiede la volontarietà ed intenzionalità del comportamento dell'agente ).
Ci si è chiesi se questa severa norma collida con la libertà di manifestazione del pensiero sancita dall'art. 21 della Costituzione, ma la Corte Costituzionale, interpellata sul punto, ha detto no e ha dichiarato l'infondatezza della questione: la tutela di questo diritto non può estendersi fino a sacrificare un altro bene costituzionalmente protetto, quale è l'ordine pubblico.
Diffusione di notizie false e tendenziose sulla pandemia di Covid-19
Volendo adattare questi criteri alla pandemia di Covid-19, in modo da capire se e quando la diffusione di notizie false e tendenziose e penalmente punibile, bisogna tenere presente che non risulta nessun precedente giurisprudenziale al riguardo: sinora i giudici non si sono pronunciati e non emerge alcuna notizia di incriminazioni formulate dalle Procure della Repubblica. In linea generale, si potrebbe affermare che:
una notizia allarmistica e non fondata su studi scientifici che afferma la non sicurezza dei vaccini e la loro pericolosità per la salute umana è falsa, così come quella che sostiene che negli ospedali o negli hub vaccinali somministrate ai pazienti vengono nocive alla loro salute (per questo chi ripubblica notizie provenienti da altri deve avere cura di verificare, per quanto possibile, l'attendibilità della fonte);
la notizia che attribuisce con certezza alla vaccinazione anti-Covid il decesso di una persona morta qualche giorno dopo averla praticata, senza che ciò sia riscontrato negli studi, nelle cartelle cliniche o nell'autopsia, è esagerata;
la notizia secondo cui il lockdown, la quarantena, le zone a colori ed altre misure restrittive sono state senza una reale necessità, ma soltanto per controllare arbitrariamente e illegittimamente la popolazione nei suoi movimenti e spostamenti, è tendenziosa .
Intanto una proposta di legge attualmente all'esame del Parlamento punta a introdurre nel Codice penale, all'art. 656 bis, la nuova ipotesi di reato di' Pubblicazione o diffusione attraverso piattaforme informatiche di notizie false e prive di fondamento scientifico in materia sanitaria, che prevede una serie di obblighi per i gestori dei siti e dei sociali, in modo da prevenire il proliferare delle notizie false sul Covid-19.
Il reato di procurato allarme
Oltre al reato che abbiamo esaminato, esiste anche un'altra pratica incriminatrice che potrebbe attagliarsi a questi casi e che, a differenza del precedente, ha già trovato applicazione in molte occasioni la pandemia: è il reato di procurato allarme, previsto dall'art. 658 del Codice penale a carico di "chiunque, annunciando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l'Autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio". La pena è dell'arresto fino a 6 mesi o l'ammenda da 10 a 516 euro.
In questo reato, però, il conferimento della notizia non è direttamente l'opinione pubblica, ma l'Autorità pubblica, oi suoi incaricati, ai quali è rivolta la comunicazione falsa. Lo scopo della norma è quello di evitare che le forze dell'ordine, i servizi sanitari e altri pubblici ufficiali verranno distolti dalle loro incombenze a causa di falsi allarmi creati apposta.
"Nelle Regioni italiane si stanno nuovamente chiudendo i reparti di chirurgia per riconvertirli in posti letto Covid, le sale operatorie sono decimate per destinare i chirurghi nei Pronto Soccorso e nelle aree Covid, le liste d'attesa stanno nuovamente allungandosi: stiamo ritornando esattamente allo scenario delle altre ondate Covid come se questi due anni fossero passati invano.
E' allucinante scaricare il peso di questa nuova ondata sul Sistema sanitario nazionale, facendo crescere la pressione sugli ospedali senza intervenire su nuove restrizioni". Lo dice Marco Scatizzi, presidente dell'Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani, ACOI.
"In questi ultimi giorni- continua Scatizzi- mi sto confrontando quotidianamente con i colleghi di tutte le regioni italiane: nel Veneto, nel Friuli, nel Trentino, in Piemonte abbiamo situazioni gravissime dove l'attività chirurgica si è quasi completamente fermata. Parliamo di migliaia di pazienti che rischiano di non essere curati o dove non è possibile diagnosticare malattie tempo-dipendenti come i tumori. Come se non bastasse- continua la denuncia di Scatizzi- in questo scenario stiamo vivendo un ulteriore paradosso: per proprie lacune organizzative, alcune Strutture sanitarie sfruttano la generosità e il senso di responsabilità dei chirurghi ospedalieri obbligandoli a turni massacranti. Un fenomeno che sta portando fortissimo stress e che, come molto probabilmente accaduto al nostro collega di Bari alcuni giorni fa, rischia di mettere a rischio la stessa vita dei nostri colleghi".
"Nelle prossime ore- chiosa Scatizzi- scriveremo al ministro Speranza, agli assessori regionali alla sanità, alla direzione generale del ministero e di tutte le regioni: vogliamo che la chirurgia ospedaliera funzioni al 100%, vogliamo salvare vite umane, vogliamo stare dalla parte dei nostri pazienti, vogliamo che tutto il Servizio Sanitario Nazionale funzioni in ogni parte d'Italia. Non vogliamo essere complici di chi, per negligenza o inadempienza, mette a rischio la vita dei pazienti e dei chirurghi stessi".
Contro la variante Omicron abbiamo perso molta dell'efficacia dell'arma rappresentata dagli anticorpi monoclonali: ne funziona solo uno da quello che emerge dagli studi. Se questa variante si diffonde come sta facendo, quell'arma lì la perdiamo.
Ed è ancora più importante avere a disposizione le pillole antivirali. Questo tipo di terapia è quella che ci ha permesso di trasformare l'Aids da malattia mortale a malattia cronica con sopravvivenza simile a quella dei non infetti con Hiv. Tutto ciò è stato possibile grazie agli antivirali. Sappiamo che funzionano e che sono la terapia che nel lungo termine fa la differenza". A spiegarlo all'Adnkronos Salute è Mario Clerici, docente di immunologia dell'Università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi.
Negli ospedali italiani è stata avviata la distribuzione del primo di questi antivirali orali, la pillola di Merck (Msd fuori da Usa e Canada), molnupiravir. Quattro compresse al giorno per un ciclo della durata di 5 giorni, questa la modalità di assunzione. Potrà cambiare il quadro negli ospedali, dove si avverte in misura crescente la pressione di Covid, sull'onda del boom di contagi? "Rispetto a sei mesi fa quando non c'era niente, solo cortisone e ossigeno, per trattare questi pazienti, avere la disponibilità di farmaci antivirali che, anche se al 50-60%, sembrano essere in grado di impedire la progressione di malattia ci dà uno spazio immenso per muoverci", ragiona l'immunologo.
"Il limite è il solito - avverte - sono farmaci che devi prendere subito, appena hai sintomi, per evitare il peggioramento della malattia. Il rapporto costo-beneficio è fantastico, ma questi farmaci non sono privi di effetti collaterali e sicuramente li hanno più dei vaccini. Sono farmaci potenti, perché il nemico da combattere è potente. Senz'altro ci hanno aperto una finestra immensa che fino a pochi mesi fa non c'era. Va ribadito in ogni caso che i farmaci non rimpiazzano i vaccini".
Le persone, osserva Clerici, "devono vaccinarsi perché col vaccino hanno la protezione. I farmaci sono un supplemento, qualcosa in più". I vaccini sono la via maestra, "sia se vediamo la cosa dal punto di vista dei costi per la sanità pubblica, che sono più alti per i farmaci, sia per gli effetti collaterali".
Adesso il modo migliore di usare le pillole antivirali "è sui pazienti non vaccinati o con singola dose che arrivano in Pronto soccorso con i primi sintomi e hanno fattori di rischio. Quello è il profilo perfetto - indica l'esperto -. Ancora i medici sul territorio non sono pronti a usarli, essendo farmaci approvati da poco, qualcosa di nuovo, ma senz'altro presto si farà ed è importante che i medici del territorio sensibilizzino i pazienti che potrebbero beneficiare di questi trattamenti. Il vantaggio grosso è che sono pillole e sono più facili da usare rispetto ai monoclonali. Anche se a breve dovrebbero essere approvati anche monoclonali per via sottocutanea e diventerà molto più semplice gestirli".
La Confederazione ha sottoscritto con le aziende GlaxoSmithKline SA e Roche Pharma (Svizzera) SA contratti per la prenotazione di due medicamenti promettenti contro il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). Si tratta dell’anticorpo monoclonale Sotrovimab e della combinazione degli anticorpi monoclonali Casirivimab / Imdevimab.
Su raccomandazione della Swiss National COVID-19 Science Task Force, l’Ufficio federale della sanità pubblica ha sottoscritto altri due contratti per l’accesso a dosi di anticorpi monoclonali per il trattamento della COVID-19 nei pazienti che presentano un rischio elevato di decorso grave.
Si tratta da un lato di altre 2000 confezioni dell’anticorpo Sotrovimab, sviluppato da GlaxoSmithKline in partenariato con l’azienda VIR Biotechnology. L’anticorpo è stato scoperto dall’azienda ticinese Humabs BioMed di Bellinzona. L’importo del contratto è confidenziale.
Dall’altro si tratta di fino a 4000 confezioni della combinazione di Casirivimab / Imdevimab,sviluppata da Regeneron Pharmaceuticals in partenariato con Roche Holding. L’importo del contratto è confidenziale.
Gli anticorpi monoclonali sono anticorpi clonati in coltura che vengono iniettati per via endovenosa al paziente allo scopo di neutralizzare il virus. Gli studi clinici di GlaxoSmithKline e di Regeneron mostrano che questi trattamenti possono offrire una protezione efficace contro le forme gravi della malattia.
Sotrovimab e Casirivimab / Imdevimab sono disponibili in Svizzera su raccomandazione della Swiss National COVID-19 Science Task Force dal 30.09.2021, rispettivamente dal 13.05.2021. Il medicamento Sotrovimab non è stato ancora omologato, ma può essere impiegato per il trattamento di pazienti COVID-19 già durante la procedura di omologazione in corso sulla base dell’ordinanza 3 COVID-19 e di una domanda di omologazione presentata.
Il medicamento Casirivimab / Imdevimab ha ottenuto l’omologazione il 23.12.2021. La Confederazione si farà carico dei costi dei trattamenti nel settore ambulatoriale finché non saranno rimborsati dall’assicurazione malattie obbligatoria.
Balzo in avanti dei ricoveri Covid negli ospedali, con una brusca accelerazione del 25,8%. L'incremento più significativo riguarda i pazienti sotto i 18 che, in una settimana raddoppiano, facendo registrare un'impennata dell'86%.
Crescono del 13% i ricoveri nelle terapie intensive: la proporzione tra pazienti vax e no vax rimane stabile con i non vaccinati ricoverati in rianimazione sono il 72% del totale. È quanto emerge dall'ultimo rapporto degli ospedali sentinella della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso): in tutto 21 strutture sanitarie e ospedaliere e 4 ospedali pediatrici distribuiti su tutto il territorio italiano.
La metà di no vax, prima di finire in ospedale, godeva di buona salute e non aveva comorbidità. Il range di età dei non vaccinati in terapia intensiva è molto ampio: il più giovane ha 18 anni, il più anziano 83 anni. In una settimana la crescita nei reparti intensivi negli ospedali sentinella Fiaso è più bassa rispetto a quella registrata nei ricoveri ordinari. Di contro i vaccinati in terapia intensiva sono il 28%: oltre due terzi sono affetti da altre gravi patologie che potrebbero aver determinato una ridotta efficacia del vaccino e per l'85% dei casi sono persone a cui sono state somministrate due di vaccino da oltre 4 mesi e non hanno ancora ricevuto la terza dose.
Il rapporto evidenzia un aumento dei ricoveri a doppia cifra, pari al 25,8%, con un'accelerazione rispetto alla settimana scorsa quando l'incremento era stato del 13,6%. Nei reparti ordinari la presenza di pazienti non vaccinati è del 52%. Permane la differenza di età fra vaccinati e non: i primi hanno in media 71 anni, i secondi 63 anni.
Diverso anche lo stato di salute tra le due categorie: il 70% dei vaccinati ricoverati la soffre di gravi patologie, mentre circa metà dei pazienti non vaccinati (49%) era in completa buona salute prima del Covid. Nel dettaglio, nella settimana 28 dicembre-3 gennaio, nei 4 ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali sentinella il numero dei bambini ricoverati è passato da 66 a 123 ed è triplicato il numero di piccoli in terapia intensiva da 2 a 6 in una settimana.
Tra i piccoli degenti il ??62% ha tra 0 e 4 anni ed è dunque in una fascia di età non vaccinabile.
La quarta dose di vaccino anti covid, che Israele ha già iniziato a somministrare sopra i 60 anni, sarà necessaria? "Temo di sì".
A dirlo è Roberto Cauda, ??direttore di Malattie infettive al Policlinico Gemelli di Roma e consulente dell'Agenzia europea del farmaco Ema per le malattie infettive, intervenuto ad 'Agorà' su Rai Tre. Bisogna continuare a vaccinare, spiega, lanciando il monito: "La riduzione delle vaccinazioni sull'età pediatrica non è una buona notizia. Un contagio su 4 è al di sotto dei 20 anni". "Non dobbiamo desistere" dall'immunizzarci contro Covid.
"La quarta dose - prosegue - al di là di quel che può essere l'efficacia della terza dose che darà effetti importanti, penso che essere necessaria se verranno allestiti dei vaccini che tengano conto delle varianti e che quindi potrebbe essere più performanti nei confronti della protezione. I dati di Israele saranno importanti, ma se loro hanno preso a farla è evidente che, se non per tutti, per alcune categorie potrebbe essere utile".
"Auspico che il 2022 sia Covid-free, se non tutto, almeno parte" dell'anno. Ma intanto "fanno paura i 170mila contagi" registrati ieri in Italia, "che crescono di settimana a settimana in percentuale del 150%, e il numero dei decessi. Io credo che il picco possa essere fra metà e fine gennaio", prevede Cauda. Tutto questo, ha osservato, "è sicuramente dovuto alla variante Omicron, che è già diventato prevalente nel nostro Paese. In Francia vediamo 300 mila contagi al giorno, in Usa un milione. una situazione piuttosto difficile che richiede prese di posizione rapida per poter cercare di fronteggiarla, anche se noi sappiamo che l'unico modo per poter una vera e propria barriera nei confronti di questa diffusione del virus è rappresentato del vaccino".
"Studi che Omicron dà forme meno gravi - ha aggiunto Cauda - ma quando la platea dei contagiati è così ampia è chiaro che anche l'1% di forme gravi determina quello stress che stiamo vedendo su ospedali e terapie intensive e quell'aumento dei decessi".
Covid in Svizzera, 20.742 nuovi contagi, 15 morti e 109 ricoveri nelle ultime 24 ore. I dati sono dell'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp). Una settimana fa, si contavano 13.375 casi, 17 decessi e 124 ricoveri. Negli ultimi quattordici giorni, il numero totale di infezioni è 181.405, ovvero 2082,88 ogni 100.000 abitanti.
Al momento vi sono 658 persone nei reparti di terapia intensiva. Nel corso delle ultime 24 ore sono stati trasmessi i risultati di 61.328 test, con tasso di positività del 33,8%, contro il 26,2% della scorsa settimana. La variante Omicron rappresenta il 64,2% dei casi esaminati in dettaglio. Dall'inizio della pandemia, 1.391.771 casi di Covid-19 sono stati confermati in Svizzera e nel Liechtenstein. In tutto si contano 11.938 decessi e 39.796 persone ricoverate.
Il 67,27% degli svizzeri ha già ricevuto due dosi di vaccino. Fra la popolazione oltre i 12 anni, la quota sale al 76,55%. Inoltre, il 64,78% delle persone oltre i 65 anni e il 25,85% della popolazione hanno ricevuto il booster.
Via libera negli Usa dalla Food and Drug Administration al booster del vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech anche per i ragazzi tra i 12 e i 15 anni. L'ente regolatorio ha annunciato di aver modificato l'autorizzazione all'uso di emergenza (Eua) per il prodotto scudo, per espandere l'uso della terza dose di richiamo a questa fascia d'età.
Modificati altri due punti: è stato ridotto ad "almeno 5 mesi" l'intervallo temporale tra il ciclo di vaccinazione primario e il richiamo. Via libera anche alla terza dose addizionale (terza dose come parte di un ciclo primario) per alcuni bambini immunocompromessi di età compresa tra 5 e 11 anni.
"Con l'attuale ondata della variante Omicron, è fondamentale continuare ad adottare misure preventive efficaci e salvavita come la vaccinazione primaria e i richiami anti-Covid, l'uso di mascherine e il distanziamento sociale per combattere efficacemente" il virus, ha sottolineato il commissario ad interim della Fda, Janet Woodcock.
Mascherine Ffp2 a prezzo calmierato, la struttura commissariale d'accordo con il ministero della Salute e l'Ordine dei farmacisti ha raggiunto un accordo con le associazioni di categoria Federfarma, Assofarm e Farmacie unite per la vendita a 0,75 centesimi di euro ciascuna.
L'accordo, come rende noto l'ufficio del commissario Francesco Paolo Figliuolo, sarà siglato a breve e le adesioni sottoscritte attraverso il sistema tessera sanitaria.