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- Una seconda dose di richiamo del vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19 o del vaccino Moderna COVID-19 può essere somministrata a soggetti di età pari o superiore a 50 anni almeno 4 mesi dopo aver ricevuto una prima dose di richiamo di qualsiasi vaccino COVID-19 autorizzato o approvato .
- Una seconda dose di richiamo del vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19 può essere somministrata a soggetti di età pari o superiore a 12 anni con determinati tipi di immunocompromissione almeno 4 mesi dopo aver ricevuto una prima dose di richiamo di qualsiasi vaccino COVID-19 autorizzato o approvato. Si tratta di persone che hanno subito un trapianto di organi solidi o che vivono con condizioni che si ritiene abbiano un livello equivalente di immunocompromissione.
- Una seconda dose di richiamo del vaccino Moderna COVID-19 può essere somministrata almeno 4 mesi dopo la prima dose di richiamo di qualsiasi vaccino COVID-19 autorizzato o approvato a soggetti di età pari o superiore a 18 anni con gli stessi determinati tipi di immunocompromissione.
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La campagna vaccinale anti-Covid in Italia ha permesso di evitare "circa 8 milioni di casi, oltre 500mila ospedalizzazioni, oltre 55mila ricoveri in terapia intensiva e circa 150mila decessi", di cui più di 7 su 10 negli anziani over 80.
La stima, che si riferisce al periodo compreso tra il 27 dicembre 2020, il 'V-Day' in cui sono iniziate le vaccinazioni, e il 31 gennaio 2022, è contenuta nel rapporto 'Infezioni da Sars-CoV-2, ricoveri e decessi associati a Covid-19 direttamente evitati dalla vaccinazione', pubblicato dall'Istituto superiore di sanità.
Il calcolo - spiega l'Iss - è stato fatto con una metodologia inizialmente sviluppata per i vaccini antinfluenzali, ma già applicata in altri Paesi per studi relativi a Sars-CoV-2, che utilizza i dati della Sorveglianza integrata e dell'Anagrafe nazionale vaccini del ministero della Salute. Questo approccio si basa sull'idea che l'impatto settimanale della vaccinazione sugli eventi studiati (casi notificati Covid-19, ricoveri, ricoveri in terapia intensiva e decessi) può essere stimato combinando l'efficacia vaccinale verso l'evento di interesse, la copertura vaccinale settimanale e il numero settimanale di eventi osservati.
Dall'inizio della campagna vaccinale al 31 dicembre 2021 - dettaglia l'Iss - si stima che siano stati evitati, grazie alla vaccinazione, un totale di 2,8 milioni di casi (range 2,8-3,4 milioni), 290mila ospedalizzazioni (218-400mila), 38mila ricoveri in terapia intensiva (27-54mila) e 78mila decessi (54-114mila). Queste cifre rappresentano rispettivamente il 43%, il 58%, il 57% e il 64% degli eventi attesi, cioè quelli osservati più quelli evitati. Solo nel mese di gennaio 2022, caratterizzato dalla predominanza della variante Omicron, altamente diffusiva, in cui sono state osservate un totale di 4,3 milioni di diagnosi di infezione da Sars-CoV-2, la vaccinazione ha permesso di evitare un totale di 5,2 milioni di casi di infezione (range 4,3-6,4 milioni), 228mila ospedalizzazioni (161-384mila), 19mila ricoveri in terapia intensiva (13-31mila) e 74mila decessi (48-130mila). Queste cifre rappresentano rispettivamente il 55%, l'83%, l'86% e l'87% degli eventi attesi a gennaio 2022.
Il 72% dei decessi complessivi - evidenzia ancora l'Iss - stato evitato per le persone di età pari o superiore a 80 anni, il 19% nella fascia 70-79, il 7% nella fascia 60-69 e il 3% sotto i 60 anni.
La distribuzione degli eventi evitati non è stata omogenea durante il periodo studiato, rimarca l'Istituto. Nella prima metà del 2021, dovuto alla bassa copertura vaccinale, il numero di eventi evitati è stato limitato. Invece, durante la seconda metà del 2021 e durante gennaio 2022, si stima che la vaccinazione ha evitato più della metà degli eventi attesi.
"L'utilizzo delle mascherine" per proteggersi e proteggere da Covid-19 "è e resta essenziale". E se a fine aprile scadrà l'obbligo di indossarle al chiuso, la decisione su un'eventuale proroga verrà presa "dopo Pasqua" in base all'andamento epidemiologico. Lo ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza, aprendo i lavori dell'evento 'Sanità pubblica e privata: come ripartire', healthcare talk di Rcs Academy.
"Io penso che oggi le mascherine siano un presidio fondamentale", ha ribadito. Non a caso "sono ancora obbligatorie al chiuso - ha ricordato - e noi le raccomandiamo con forza in tutte le occasioni, anche all'aperto, dove ci sono possibilità di assembramenti". Quanto a quello che accadrà dal primo maggio in poi, "come sempre valuteremo l'evoluzione della curva epidemiologica. In questo momento - ha sottolineato Speranza - abbiamo 800 casi circa" di Covid "ogni 100mila abitanti alla settimana, e oltre un milione di persone nel nostro Paese sono positive" a Sars-CoV-2. "Quindi dobbiamo mantenere alto il livello d'attenzione".
Speranza ha infatti ricordato che "la pandemia" di Covid-19 "è ancora in corso. E' finito lo stato d'emergenza, ma non è finita la pandemia. Ci sono numeri di circolazione virale molto significativi" e "dobbiamo avere ancora fiducia nella scienza. In modo particolare nei vaccini, ma anche nei farmaci nuovi che sono a nostra disposizione". Strumenti "che ci stanno mettendo nelle condizioni di gestire in maniera diversa questa pandemia che, lo ribadisco, è ancora in corso". "Stamattina - ha evidenziato il ministro - abbiamo il 91,44% di persone che hanno fatto la prima dose" di vaccino anti-Covid, "circa il 90% di persone che hanno completato il primo ciclo" vaccinale e "oltre 39 milioni di persone che hanno fatto anche il richiamo".
Il ministro ha quindi lanciato un appello ad aderire alla nuova fase di vaccinazioni. "Sta partendo proprio in questi giorni" la campagna per la quarta dose di vaccino anti-Covid. "Le Regioni si stanno organizzando, ma ormai l'autorizzazione di Aifa, dopo il pronunciamento di Ema ed Ecdc, è arrivata anche per un secondo booster" agli "ultra 80enni", a "chi vive nelle Rsa" e alle "persone tra 60 e 79 anni che hanno particolari condizioni di fragilità. A queste" categorie "noi raccomandiamo da subito un secondo booster" di vaccino, "un secondo richiamo che sarà possibile fare già dai prossimi giorni. Le Regioni proprio in queste ore stanno partendo con la macchina delle prenotazioni". Speranza ha ricordato che "gli 80enni che sono quelli che corrono un rischio più alto" se contagiati da Sars-CoV-2.
"In queste settimane - ha evidenziato - l'età media delle persone che perdono la vita per Covid-19 è di 83 anni, quindi avere una protezione ulteriore è molto molto importante. La mia raccomandazione è di seguire l'indicazione di Aifa, dell'Ema e dell'Ecdc", dunque "di vaccinare nel più breve tempo possibile ulteriormente le persone più fragili".
"Il nostro auspicio è che potremo avere a disposizione in autunno vaccini" anti-Covid "aggiornati anche alle nuove varianti" di Sars-CoV-2, ha poi affermato, spiegando che "valuteremo con le nostre autorità scientifiche se immaginare, a partire dall'autunno, richiami ulteriori per altre fasce di popolazione" oltre a quelle per le quali in questi giorni è stata raccomandata la quarta dose. "In questo momento - ha sottolineato - in nessun Paese del mondo è stata disposta un'ulteriore dose di richiamo generalizzata per tutti. E' chiaro che nei mesi che ci separano da qui alla fine dell'estate, quindi all'inizio dell'autunno, valuteremo un ulteriore booster, possibilmente con il vaccino adattato alle varianti, per ulteriori fasce. Quali saranno queste fasce lo capiremo con i nostri scienziati, e con l'evoluzione delle ricerche e delle valutazioni che verranno approfondite dagli organismi internazionali".
"Accogliamo con favore l'apertura dell'Agenzia italiana del Farmaco alla prescrizione diretta, da parte dei medici di medicina generale, dell'antivirale Paxlovid. Si tratta di una misura che permetterà ai pazienti che ne hanno i requisiti di accedere alle terapie nei tempi previsti per ottenerne i benefici. Ringraziamo il ministro della Salute Roberto Speranza, il Direttore dell'Aifa, Nicola Magrini, e tutta la Commissione tecnico-scientifica, che oggi è chiamata a decidere, per aver accolto i suggerimenti dei medici, volti a migliorare l'uguaglianza nell'accesso alle cure e l'efficacia di questi trattamenti".
Così il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, nel giorno in cui la Commissione tecnico scientifica dell'Aifa, in riunione straordinaria, valuterà e probabilmente approverà il piano terapeutico per la prescrizione dell'antivirale Paxlovid* da parte dei medici di medicina generale. "Questi farmaci hanno infatti dimostrato una buona efficacia se utilizzati in soggetti adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che presentano un elevato rischio di sviluppare una forma severa di Covid-19- spiega- Condizione necessaria è, però, che siano somministrati nei primi cinque giorni di malattia. Per questo abbiamo proposto di velocizzare l'iter, che prevedeva ora la segnalazione dei pazienti eleggibili da parte del medico di famiglia o delle Usca allo specialista dei Centri individuati dalle Regioni, la prescrizione da parte dello specialista stesso, la dispensazione nelle farmacie ospedaliere. Affidare la prescrizione ai medici di medicina generale significherà portare il farmaco laddove serve, al letto del paziente, nei tempi previsti.
Sosteniamo quindi con favore tutti quei processi, che implementino i servizi ai cittadini, facilitando il più possibile l'accesso ai farmaci necessari ed appropriati. La finalità che il SSN si propone, affidando ogni cittadino al suo medico di famiglia, da lui liberamente scelto, è proprio quello di una presa in carico che risponde ai valori della prossimità, continuità, fiducia- conclude Anelli- Il medico di famiglia conosce i suoi pazienti. È il professionista che, come e più di tutti, può garantire l'appropriatezza prescrittiva, che nasce dal coniugare gli aspetti clinici della visita e della relazione di cura con le evidenze scientifiche, che si apprendono e perfezionano durante il percorso di formazione e di aggiornamento continuo".
La possibilità, per i medici di famiglia, di prescrivere le pillole antivirali contro Covid-19 "io credo che sarà una svolta nella lotta alla pandemia". Un provvedimento che "avremmo dovuto anticipare almeno di qualche mese, da quando questi farmaci sono stati autorizzati e messi a disposizione". Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano, commenta così all'Adnkronos Salute il via libera atteso dall'Agenzia italiana del farmaco Aifa.
"E' una disposizione che aspettiamo da tempo e che dovrebbe farci riflettere - sottolinea - su quante persone non hanno potuto curarsi a causa di inutili lungaggini". Per questo "la accogliamo con entusiasmo", continua l'esperta. "Adesso però - precisa - così come si è fatto giustamente con i vaccini" anti-Covid, "bisogna aiutare la classe medica a formarsi sull'impiego più corretto di questi farmaci e a utilizzarli, perché sappiamo che purtroppo giacciono in gran parte inutilizzati" per via della burocrazia, "ma anche perché non c'è abbastanza conoscenza - puntualizza Gismondo - Quindi bene questa opportunità, e facciamo in modo che, grazie alla formazione, gli antivirali orali vengano impiegati per i pazienti che ne possono beneficiare".
Sulla rivista americana Circulation è stato appena pubblicato un importante studio che fa chiarezza sulla prevalenza, le caratteristiche e la prognosi dei pazienti con miocardite associate all'infezione da Covid-19. La ricerca è il frutto della collaborazione di 23 centri tra Europa e Stati Uniti, coordinati dall'Ospedale Universitario di Brescia e dal Cardio Center di Niguarda.
I risultati di questo studio mondiale rivelano che circa 2,4 pazienti ogni 1.000 ricoverati per Covid-19 sviluppano una miocardite. "Questo dato è basato su un'analisi che prende in esame oltre 50 mila pazienti ricoverati per Covid-19", spiega Enrico Ammirati, specialista della Cardiologia 2 di Niguarda e primo autore dello studio. "La miocardite acuta è un'infiammazione del muscolo cardiaco. Nel caso del Covid-19 è verosimilmente causata da una reazione immunitaria innescata dall'infezione del virus SARS-CoV-2 piuttosto che da un'azione diretta del virus contro il cuore". Essenziale per capire il reale legame tra Covid-19 e danno cardiaco è la diagnosi.
"In questa ricerca la diagnosi della miocardite è stata la più accurata possibile- confermano Patrizia Pedrotti, cardiologa specialista di risonanza magnetica cardiaca, e Cristina Giannattasio, direttore della Cardiologia 4 di Niguarda- Si è basata, infatti, sull'esecuzione di risonanza magnetica cardiaca o di biopsia cardiaca". Le infiammazioni cardiache da Covid-19 possono essere molto gravi e pericolose. Secondo la ricerca, quasi nel 40% dei casi il quadro clinico è risultato particolarmente grave. Nel 20% i pazienti sono deceduti o hanno avuto necessità di un supporto meccanico al circolo per via delle loro condizioni, questo nonostante si trattasse di una popolazione giovane con un'età mediana di 38 anni. "Sappiamo che esistono anche forme di miocardite insorte a seguito della vaccinazione. In questi casi meno del 5% dei pazienti ha avuto un decorso grave", conclude Marco Metra, direttore della Cardiologia di Brescia e ultimo autore del lavoro.
Oltre a stimare in modo preciso la percentuale di insorgenza e la gravità della malattia, lo studio ha inoltre chiarito per la prima volta che la maggior parte delle miocarditi si sono manifestate in assenza della più "tipica" polmonite causata dal virus.
Le persone, però, che sviluppano sia la polmonite che l'infiammazione del cuore hanno una prognosi più critica. Infine, lo studio conferma che ci sono ancora alcuni aspetti del danno cardiaco non del tutto chiari e che richiedono ulteriori ricerche. I dati delle biopsie, infatti, hanno evidenziato come il profilo infiammatorio sia differente rispetto alle miocarditi classiche. In questo studio il cortisone, un noto immunosoppressore, è stato usato nel 55% dei casi, apparentemente con beneficio, anche se il ruolo di questo farmaco nelle miocarditi acute in generale e nelle miocarditi da Covid-19 nello specifico avrà bisogno di essere approfondito ulteriormente.
Durante la pandemia da Covid “per il solo 2020 sono oltre 600mila gli interventi” chirurgici non essenziali rimandati o annullati. "Si tratta di un problema enorme, ma tutti i soggetti coinvolti stanno dimostrando grandissimo impegno, a partire dal governo: sono già stati allocati 500 milioni di euro, mi impegnerò affinché ne vengano aggiunti altri”.
Lo ha detto il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, intervenuto stamattina al workshop della Società italiana di chirurgia dell'obesità (Sicob) sulla chirurgia laparoscopica bariatrica, tenutosi alla Biblioteca nazionale a Roma.
"Un chirurgo - ha detto - non deve mai smettere di imparare, allenamento e ricerca sono fondamentali. Per questo motivo un tema che voglio sottolineare è la simulazione in chirurgia, che permetterebbe un allenamento costante sulle tecniche chirurgiche. Nell’ultima legge di bilancio è stato istituito un fondo per potenziare, nelle aziende sanitarie ospedaliere e negli Irccs, il ricorso a questa metodologia formativa, che tramite la simulazione di scenari operativi permette di testare i limiti del sistema organizzativo e ambientale in cui il personale sanitario opera quotidianamente, con obiettivi valutativi e formativi".
I dati preclinici per un vaccino sviluppato presso MedUni Vienna per la protezione contro SARS-CoV-2 indicano che è efficace contro tutte le varianti SARS-CoV-2 conosciute fino ad oggi, compreso l'omcron, anche in coloro che non hanno ancora sviluppato alcuna immunità poiché risultato della vaccinazione (non responder). I dati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla principale rivista Allergy.
Il vaccino basato sull'antigene sviluppato a MedUni Vienna, sotto la guida di Rudolf Valenta del Center for Pathophysiology, Infectiology and Immunology, ha come obiettivo i domini di legame del recettore (RBD) del virus SARS-CoV-2 e ha indotto una risposta anticorpale RBD-specifica IgG robusta e uniforme nei modelli animali e nei test umani. Questa risposta anticorpale impedisce al virus di agganciarsi ed entrare nelle cellule del corpo, in modo che l'infezione non possa avvenire.
Combinazione di vaccino contro il coronavirus e vaccino contro l'epatite B
Il vaccino a subunità SARS-CoV-2 (PreS-RBD) sviluppato presso MedUni Vienna si basa su una proteina di fusione strutturalmente ripiegata costituita da due domini di legame del recettore (RBD) del virus SARS-CoV-2 e l'antigene PreS dell'epatite B, che fungono da vettori immunologici l'uno per l'altro, rafforzando così la risposta immunitaria. I vaccini genetici SARS-CoV-2 attualmente disponibili inducono risposte anticorpali IgG 1 principalmente transitorie , mentre il vaccino PreS-RBD può inoltre indurre anticorpi IgG 4 specifici per RBD di lunga durata.
Gli anticorpi IgG specifici per PreS-RBD rilevati nel sangue e nelle secrezioni mucose hanno reagito con le varianti SARS-CoV-2, inclusa la variante omicron. Gli anticorpi indotti dalla vaccinazione con PreS-RBD hanno inibito più potentemente il legame di RBD con il suo recettore umano ACE2 e i loro titoli di neutralizzazione del virus erano superiori a quelli di un campione casuale di individui completamente immunizzati con due vaccinazioni di vaccini attualmente registrati o di quelli di Convalescenti COVID-19 (cioè, individui che avevano precedentemente avuto COVID-19).
Immunità anche per i precedenti "non responder"
"Il vaccino PreS-RBD ha il potenziale per indurre l'immunità sterilizzante alle vecchie e nuove varianti di SARS-CoV-2, prevenendo l'infezione interrompendo la replicazione e la trasmissione virale attraverso l'inibizione dell'ingresso del virus cellulare", spiega il capo dello studio Rudolf Valenta. Inoltre, si prevede che il vaccino sarà efficace anche nelle persone che non hanno risposto in precedenza alla vaccinazione ("non-responder RBD"), poiché riceveranno un supporto aggiuntivo di cellule T dalla porzione PreS del vaccino. Uno studio precedente di Valenta e del suo team aveva scoperto che circa il 20% di quelli guariti da COVID-19 non riusciva a formare anticorpi specifici per RBD ed era quindi a costante rischio di reinfezione.
Risultati basati su decenni di esperienza della ricerca sulle allergie presso MedUni Vienna
Lo sviluppo di questo vaccino COVID austriaco è stato in larga misura ispirato da decenni di esperienza nella progettazione di vaccini contro le allergie. Il lavoro precedente sui vaccini contro le allergie e gli studi clinici condotti anche con i vaccini contro le allergie a base di PreS hanno dimostrato la sicurezza dei vaccini a base di PreS, anche se usati ripetutamente.
"I nostri dati ci danno motivo di sperare che questo antigene vaccinale a base di proteine, ??che di produce subito, sarà efficace contro tutte le varianti SARS-CoV-2 conosciute fino ad oggi, incluso l'omicron- conclude Rudolf Valenta- Il vaccino è progettato per consentire iniezioni ripetute, per costruire un'immunità sterilizzante sostenuta, è adatto per l'uso in tutte le età e gruppi a rischio e sembra essere superiore ai vaccini attualmente disponibili, quando si tratta di indurre anticorpi neutralizzanti". Se saranno disponibili finanziamenti sufficienti, i primi studi clinici necessari per l'approvazione potrebbero essere effettuati quest'anno.
Allergy: "Vaccine based on folded RBD-PreS fusion protein with potential to induce sterilizing immunity to SARS-CoV-2 variants". DOI: 10.1111/all.15305
Antonio Caperna
Molte persone che si riprendono da COVID-19 sperimentano sintomi a lungo termine, come nebbia cerebrale o problemi cardiaci. Prove crescenti suggeriscono che il virus può anche compromettere la fertilità.
Ricercatori del Jaslok-FertilTree International Centre, Department of Assisted Reproduction and Genetics, Jaslok Hospital and Research di Mumbai, del Department of Biosciences and Bioengineering e del Department of Chemical Engineering, Indian Institute of Technology a Bombay hanno analizzato i livelli proteici nello sperma di uomini, che si sono ripresi da COVID-19. Lo studio pilota suggerisce che anche una malattia lieve o moderata potrebbe modificare i livelli di proteine correlate alla funzione riproduttiva maschile. Lo studio è pubblicato su ACS Omega.
Sebbene SARS-CoV-2 colpisca principalmente il sistema respiratorio, il virus - e la risposta del corpo ad esso - danneggia anche altri tessuti. Prove recenti indicano che l'infezione da COVID-19 può ridurre la fertilità maschile e il virus è stato rilevato negli organi riproduttivi maschili. Firuza Parikh e Rajesh Parikh del Jaslok Hospital, Sanjeeva Srivastava dell'Indian Institute of Technology e colleghi si sono chiesti se l'infezione da COVID-19 potesse avere un impatto a lungo termine sul sistema riproduttivo maschile. Per scoprirlo, hanno deciso di confrontare i livelli di proteine ??nel liquido seminale di uomini sani e quelli che in precedenza avevano casi lievi o moderati di COVID-19.
I ricercatori hanno analizzato campioni di sperma di 10 uomini sani e 17 uomini che si erano recentemente ripresi da COVID-19. Nessuno degli uomini, di età compresa tra 20 e 45 anni, aveva una precedente storia di infertilità. Il team ha scoperto che gli uomini guariti avevano significativamente ridotto numero di spermatozoi e motilità e meno spermatozoi di forma normale rispetto agli uomini che non avevano avuto COVID-19. Quando i ricercatori hanno analizzato le proteine ????dello sperma, utilizzando la cromatografia liquida-spettrometria di massa in tandem, hanno trovato 27 proteine ????a livelli più alti e 21 proteine ????a livelli inferiori negli uomini guariti dal COVID-19 rispetto al gruppo di controllo. Molte delle proteine ??erano coinvolte nella funzione riproduttiva.
Due delle proteine ??correlate alla fertilità, la semenogelina 1 e la prosaposina, erano presenti in meno della metà dei loro livelli nel liquido seminale del gruppo guarito dal COVID-19 rispetto a quello dei controlli. Questi risultati suggeriscono che SARS-CoV-2 ha effetti diretti o indiretti sulla salute riproduttiva maschile che persistono dopo il recupero, affermano i ricercatori. Il lavoro potrebbe anche rivelare approfondimenti sulla fisiopatologia della riproduzione umana negli uomini guariti, aggiungono. Tuttavia, osservano che dovrebbero essere condotti studi più ampi per confermare questi risultati e che dovrebbe essere incluso un gruppo di controllo di uomini che si sono recentemente ripresi da altre malattie simil-influenzali per garantire che i risultati siano specifici per COVID-19.
ACS Omega: "Semen Proteomics of COVID-19 Convalescent Men Reveals Disruption of Key Biological Pathways Relevant to Male Reproductive Function". DOI: 10.1021/acsomega.1c06551
Antonio Caperna
"La Xj, isolata ieri a Reggio Calabria non è altro che una ricombinazione delle sotto-varianti di Omicron BA.1 e BA.2, dunque contiene un pezzettino dell’una e uno dell’altra.
Ma ancora una volta va fatta chiarezza senza alzare un polverone ingiustificato o allarmismo inutile: è nell’ordine delle cose che il virus muti ed evolva, ci saranno sempre varianti e ricombinazioni come abbiamo visto per tanti altri virus. E' nell'ordine delle cose, non c'è da preoccuparsi più di tanto. E come contino a dire sin dall'isolamento di Alfa 'evitiamo il terrorismo delle varianti". Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.
"L'aver scoperto la mutazione Xe in Inghilterra, come anche quella isolata in Calabria, è frutto del fatto che studiamo questo virus come mai avevamo fatto in passato. Ciò da una parte è un bene perché stiamo imparando a conoscerlo, dall’altra però continuano a uscire notizie scientifiche, cliniche, laboratoristiche che dovrebbero essere solo appannaggio della comunità scientifica, che invece quando arrivano al grande pubblico, non pronto a capire fino in fondo cos’è una ricombinazione rispetto a una variante, si diffonde un allarmismo ingiustificato. Per questo - ribadisce - bisogna fare molta attenzione alla comunicazione corretta".
Quanto a Xj "per ora tutto quello che sappiamo che potrebbe essere più contagiosa ma deve assolutamente essere provato. Dunque ci vogliono ulteriori studi".
Quarta dose vaccino anti Covid, "si raccomanda la somministrazione di una seconda dose di richiamo (secondo booster) con vaccino" anti Covid "a mRna nei dosaggi autorizzati per la dose booster, purché sia trascorso un intervallo minimo di almeno 120 giorni dalla prima dose di richiamo".
Lo precisa la nota di ministero della Salute, Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Istituto superiore di sanità (Iss) e Consiglio superiore di sanità (Css), che, a seguito del pronunciamento di Agenzia europea del farmaco Ema e Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Ecdc, e alla riunione della Commissione tecnico scientifica (Cts) di Aifa, indica che in Italia la quarta dose va somministrata "alle persone di età uguale o superiore a 80 anni, agli ospiti dei presidi residenziali per anziani", le Rsa, e alle persone "con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti di età uguale o superiore a 60 anni".
L'indicazione per la quarta dose di vaccino anti Covid "al momento non si applica ai soggetti che hanno contratto l'infezione da Sars-CoV-2 successivamente alla prima dose di richiamo" precisa la nota. Si ribadisce inoltre "la priorità di mettere in massima protezione tutti i soggetti che non hanno ancora ricevuto la prima dose di richiamo, e per i quali la stessa è già stata raccomandata e di promuovere, richiamandone l'assoluta importanza, la somministrazione della quarta dose vaccinale in tutti i soggetti con marcata compromissione della risposta immunitaria per cause legate alla patologia di base o a trattamenti farmacologici, e ai soggetti sottoposti a trapianto di organo solido. Si ricorda che per quest'ultima categoria la somministrazione della quarta dose deve essere considerata equivalente a una dose di richiamo, consistendo il ciclo di vaccinazione primaria di tre dosi".
Vaccino covid ed epatite autoimmune, non ci sono legami. Lo ha concluso il Comitato di farmacovigilanza Prac dell'Agenzia europea del farmaco Ema, nella sua ultima riunione che si è svolta dal 4 al 7 aprile. "Le evidenze disponibili non supportano un nesso causale tra i vaccini Covid-19 Comirnaty* di Pfizer/BioNTech "e Spikevax*" di Moderna "e casi molto rari di epatite autoimmune (Aih)", afferma.
L'Aih - ricorda l'Ema - è una grave condizione infiammatoria cronica in cui il sistema immunitario attacca e danneggia il fegato. Segni e sintomi dell'epatite autoimmune variano da persona a persona e possono includere ingiallimento della pelle (ittero), accumulo di liquidi nelle gambe (edema) o nella pancia (ascite) e sintomi gastrointestinali. La valutazione del Prac si basa sui dati della letteratura medica, sui casi di Aih segnalati spontaneamente nel database EudraVigilance e su ulteriori dati e analisi forniti dai titolari dell'autorizzazione all'immissione in commercio dei due vaccini a mRna. Gli esperti del panel ritengono che "le evidenze disponibili non giustificano attualmente un aggiornamento delle informazioni sul prodotto" di questi prodotti.
L'ente regolatorio Ue assicura che continuerà a monitorare attentamente qualsiasi nuova segnalazione sull'Aih, e che adotterà misure appropriate, se necessario.
Cittadini italiani provvisti di green- pass, immunizzati secondo le leggi italiane, che però non sono autorizzati a entrare negli Stati Uniti perché 'non completamente vaccinati', secondo le leggi USA: questo il corto circuito burocratico che sta rendendo impossibile l'ingresso negli Usa a tanti italiani guariti dal Covid-19 e con una dose di vaccino in attesa del richiamo.
Per entrare negli Stati Uniti è infatti necessario aver effettuato due dosi di uno dei vaccini riconosciuti dall'Fda (Food and Drug Admnistration), mentre in Europa si è considerati immunizzati anche dopo la guarigione e una dose di vaccino effettuata entro un anno dalla negativizzazione. Tra l'altro, anche per i guariti che volessero sottoporsi alla seconda dose, è comunque necessario aspettare i tempi previsti fra un richiamo e l'altro. "Le leggi non si sono armonizzate": per ora è solo questa la risposta dell'Ambasciata statunitense a Roma, che, contattata dalla Dire, ha confermato di star ricevendo tante lamentele per questa ragione ma di non poter rilasciare informazioni diverse da quelle sul sito.
Quindi due dosi di vaccino o niente visto, a meno che non si rientri in una delle categorie speciali per cui è prevista un'eccezione: minori di 18 anni, viaggiatori che stanno partecipando a trial clinici per il Covid- 19, viaggiatori che per ragioni mediche non possono vaccinarsi o che viaggiano per motivi di emergenza o umanitari e infine chi viaggia da paesi con un tasso di vaccinazione inferiore al 10% (https://www.viaggiaresicuri.it/country/USA). Dagli Stati Uniti, quindi, nessuna deroga per i guariti e vaccinati con una sola dose.
Ma, per chi è guarito e ha urgenza di raggiungere gli Usa, quali sarebbero i rischi di anticipare la seconda dose prima dell'intervallo di 3-4 settimane previsto? "Fino a prova contraria, non ci sono rischi per l'organismo, ma può diventare un richiamo inutile", ha risposto alla Dire il dottor Paolo Meo, specialista in Malattie infettive e direttore del Cesmet-Clinica del viaggiatore. L'obiettivo dei richiami di un vaccino, ha spiegato l'infettivologo, è infatti quello di "rafforzare la risposta immunitaria e prolungarla nel tempo e per questo è bene seguire molto attentamente i dati e i protocolli forniti. Se non sto ai tempi- ha aggiunto- c'è il rischio che non riesca a mantenere il corretto andamento della risposta interna, sia cellulare sia anticorpale". Per chi volesse, quindi, non ci sarebbero rischi per la salute ravvicinando le due dosi di vaccino, "sempre considerando che ogni organismo funziona e reagisce diversamente", ha precisato Meo.
Vaccino anti Covid e quarta dose, sì agli over 80. Sono arrivate le indicazione di Ecdc ed Ema. "Per gli adulti di età inferiore ai 60 anni con sistema immunitario normale, non ci sono attualmente prove conclusive che la protezione del vaccino anti-Covid contro malattie gravi sia in diminuzione o che vi sia un valore aggiunto in una quarta dose".
A puntualizzarlo sono l'Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) e l'Ema (Agenzia europea del farmaco), in uno dei passaggi delle raccomandazioni emesse sulla quarta dose. "E' troppo presto per prendere in considerazione l'utilizzo di una quarta dose dei vaccini anti-Covid a mRna nella popolazione generale". Ma sì al secondo booster per gli over 80. "L'Ecdc e la task force Covid (Etf) di Ema - si legge - hanno concluso che è troppo presto per prendere in considerazione l'utilizzo di una quarta dose di vaccini Comirnaty* di Pfizer e Spikevax* di Moderna nella popolazione generale. Tuttavia, entrambe le agenzie hanno convenuto che una quarta dose (o secondo booster) può essere somministrata agli adulti di età pari o superiore a 80 anni dopo aver esaminato i dati sul rischio più elevato di Covid grave in questa fascia di età e sulla protezione fornita da una quarta dose".
"Poiché le campagne di rivaccinazione" contro Covid-19 "potrebbero iniziare in autunno, le autorità valuteranno il momento migliore per" la somministrazione di "dosi aggiuntive, possibilmente sfruttando i vaccini aggiornati", è un altro dei passaggi delle raccomandazioni. "Finora, dagli studi sui booster aggiuntivi" di vaccino anti-Covid, "non sono emersi problemi di sicurezza", si precisa.
"Attualmente non ci sono evidenze chiare nell'Ue che la protezione del vaccino anti-Covid contro malattia grave stia diminuendo in maniera sostanziale negli adulti tra 60 e 79 anni con sistema immunitario normale e quindi non c'è nessuna chiara evidenza a sostegno dell'uso immediato di una quarta dose", si afferma ancora. Le autorità aggiungono che si continuerà con il monitoraggio dei dati "per determinare se esiste un rischio crescente di malattie gravi tra coloro che sono vaccinati. Se l'attuale situazione epidemiologica cambiasse ed emergessero nuovi segnali, potrebbe rendersi necessario considerare una quarta dose in questa fascia di età", avvertono i due enti Ue. Nel frattempo, "le autorità nazionali prenderanno in considerazione anche i dati locali per decidere se utilizzare una quarta dose nelle persone a rischio più elevato".
"Le evidenze sugli effetti di una quarta dose" di vaccino anti-Covid "provengono in gran parte da Israele, dove i dati indicano che un secondo richiamo somministrato almeno 4 mesi dopo il primo booster ripristina i livelli di anticorpi senza portare nuovi problemi di sicurezza. I dati suggeriscono anche che un secondo richiamo fornisce una protezione aggiuntiva contro la malattia grave, sebbene la durata dei benefici non sia ancora nota e le prove siano ancora limitate", fanno il punto. Gli esperti dei due enti Ue precisano che le autorità nazionali dell'Unione europea "prendono le decisioni finali sull'introduzione dei vaccini, comprese le dosi di richiamo, tenendo conto di fattori quali la diffusione dell'infezione, gli effetti di Covid nelle diverse popolazioni e l'emergere di nuove varianti". Ecdc ed Ema continueranno "a rivedere le evidenze disponibili sull'efficacia dei vaccini Covid e ad aggiornare di conseguenza le loro raccomandazioni. L'Ema - si legge - prenderà inoltre in considerazione tutti i dati emergenti sulla sicurezza e l'efficacia delle dosi di richiamo al fine di aggiornare le informazioni sul prodotto per i vaccini Covid, dove applicabile".
In Europa, "alla fine di marzo, l'83% degli adulti aveva completato il ciclo primario di vaccinazione" anti-Covid "e solo il 64% aveva ricevuto una dose di richiamo", sottolineano Ecd ed Ema. I due enti "esortano i cittadini dell'Ue a completare i loro programmi di vaccinazione primaria e i richiami, in linea con le raccomandazioni nazionali". Ecdc ed Ema ricordano infatti che "la vaccinazione contro Covid-19 rimane il modo più efficace per prevenire malattie gravi durante l'attuale pandemia, comprese le forme gravi causate dalla variante Omicron".
In Italia durante il lockdown l'88,6% delle persone sopra i 16 anni ha sofferto di stress psicologico e quasi il 50% di sintomi di depressione, con le persone più giovani, le donne e i disoccupati che si sono rivelati più a rischio.
Sono questi i risultati di una survey condotta dall'Iss e dall'Unità di Biostatistica Epidemiologia e Sanità Pubblica del Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità pubblica dell'Università degli Studi di Padova, appena pubblicata dalla rivista 'Bmj Open'. Lo studio si basa su interviste somministrate via web attraverso il portale del progetto (www.prestoinsieme.com). In totale hanno risposto alla survey 5008 persone, di età media 37 anni e in prevalenza donne (63%). Ecco i risultati principali: l'88,6% del campione ha lamentato sintomi di stress psicologico, più frequente nelle donne (il 63% di chi ha avuto il sintomo era donna) e nei disoccupati; metà dei soggetti hanno sofferto di sintomi depressivi moderati (il 25,5%) o gravi (il 22%). Le giovani donne hanno mostrato una maggiore probabilità di sintomi gravi; il 23,3% ha mostrato un impatto psicologico moderato o severo. Anche in questo caso le donne e i giovani sono emersi come i gruppi più a rischio; in generale si è assistito ad una diminuzione della qualità della dieta, con un consumo meno frequente di latticini, frutta e verdura, e, in particolare per soggetti con sintomatologia depressiva, un incremento dei consumi di cibi ricchi di grassi e zuccheri.
"Questi risultati- fanno sapere gli autori- possono essere utili nella valutazione complessiva delle risposte a nuovi outbreaks pandemici, perché forniscono indicazioni sulla necessità di implementare programmi pubblici di supporto psicologico per la comunità a fianco delle misure per il controllo pandemico. Questi dati sono anche per valutare quali sono le ricadute a livello di salute pubblica, potenzialmente a lungo termine, sulla popolazione, nel caso debba affrontare lunghi periodi di stress o costrizione".
La conoscenza e consapevolezza dei possibili effetti di una pandemia anche su chi non subisce direttamente il trauma della malattia, può comunque avere delle conseguenze a medio e lungo termine su ampie fasce di cittadini. "Il fatto che si assista anche ad un cambiamento in senso peggiorativo di abitudini alimentari- proseguono gli autori- ci pone di fronte all'evidenza che alti livelli di stress portano al bisogno di nutrirsi in modo 'consolatorio'. L'aumento di zuccheri e grassi nella dieta quotidiana, per periodi di tempo lunghi, va ad appesantire il nostro metabolismo e ha conseguenze nello stato di salute delle persone più fragili. I risultati di una cattiva alimentazione, l'aumento di peso o l'insorgere di malattie connesse, si ripercuotono anche a livello psicologico. Agire preventivamente nell'educazione alimentare, aiuta sicuramente ad arginare le conseguenze di periodi di stress, individuali o comunitari- concludono- che registrano un costo sociale".
Il 2 gennaio 2022 Israele iniziava a somministrare agli over 60 una quarta dose di vaccino anti-Covid (quello a mRna di Pfizer/BioNTech BNT162b2). Sull'onda di questa campagna, un team di ricercatori ha prodotto un nuovo studio, appena pubblicato sul 'New England Journal of Medicine', che aggiunge informazioni sul valore di un secondo booster, tra l'altro con dati relativi all'era della variante Omicron.
L'opportunità di un nuovo richiamo è un tema sul quale il dibattito è aperto e, in particolare in Europa, c'è attesa per un parere delle principali autorità (Ema ed Ecdc) che dovrebbe arrivare a brevissimo. Il lavoro condotto da ministero della Salute israeliano, tre importanti università del Paese e Sheba Medical Center, il più grande ospedale di Israele, rileva che una quarta dose di vaccino anti-Covid triplica la protezione contro malattia grave nelle persone di età pari o superiore a 60 anni, rispetto a una protezione a tre dosi, secondo quanto affermato dal ministero che ha illustrato alcuni dei risultati.
Quanto alla durata della protezione, quella contro l'infezione è apparsa di breve durata, mentre la protezione contro le malattie gravi non è diminuita durante il periodo di studio.
Utilizzando il database del ministero, i ricercatori hanno estratto i dati su oltre 1,2 milioni di persone di età pari o superiore a 60 anni e ammissibili a una quarta dose. Il periodo considerato è quello in cui la variante Omicron di Sars-CoV-2 era predominante, tra il 10 gennaio e il 2 marzo 2022. Se il tasso di malattia grave era tre volte inferiore tra i vaccinati con quarta dose, e la protezione non è diminuita durante il periodo di 8 settimane dello studio, diverso è il discorso per l'infezione: il tasso di casi verificati tra i vaccinati con quarta dose era due volte più basso del gruppo con tre dosi, ma la protezione contro il contagio confermato è sembrata diminuire, suggerendo una breve durata, secondo lo studio.
"La tendenza all'aumento, tuttavia, sembra rallentare, passando dal +10,6% di 2 settimane fa all'8,6% della settimana scorsa, al 3,6% attuale e riguarda solo i ricoveri ordinari". E' quanto emerge dalla rilevazione negli ospedali sentinella della Fiaso, la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, del 5 aprile. "La curva delle ospedalizzazioni Covid - precisa il report - cambia in base all'area geografica: al Nord si assiste a una riduzione del -5%, mentre al Centro c'è un rialzo del 6% e al Sud e nelle isole i ricoveri crescono del 9%".
Nel periodo 30 marzo-5 aprile "i ricoverati nei reparti Covid ordinari sono cresciuti del 3,6%, mentre i pazienti in rianimazione sono rimasti sostanzialmente stabili - prosegue la Fiaso - In terapia intensiva la quasi totalità dei pazienti Covid è affetto da altre gravi patologie; inoltre tra soggetti vaccinati il 75% ha fatto il vaccino da oltre 4 mesi".
"La quota di pazienti ricoverati 'con Covid' rappresenta ormai la maggioranza sia nei reparti ordinari che nelle rianimazioni - sottolinea la Fiaso - Nei reparti ordinari i pazienti 'con Covid', senza sintomi respiratori e polmonari, ma in ospedale per la cura di altre patologie e trovati positivi al tampone prericovero, rappresentano il 53% del totale".
"Torna a diminuire il numero complessivo dei pazienti pediatrici ricoverati nelle aree Covid (-23%). La classe di età più colpita come sempre è quella fra 0 e 4 anni (64%). Il 24%, invece, ha fra i 5 e gli 11 anni e il 12% tra 12 e 18 anni", sottolinea ancora la rilevazione della Fiaso.
"Con un fisiologico ritardo rispetto alla curva di incidenza, i ricoveri" Covid "sembrano essere arrivati al plateau, con numeri che al Nord hanno già cominciato a scendere. Quel +3,6% che registriamo in questa ultima settima rappresenta un colpo di coda del virus, che è da attribuirsi sia alla elevata circolazione legata alle condizioni meteorologiche, sia alle nuove varianti e al fatto che una fetta della popolazione non è coperta dalla terza dose, nonostante siano scaduti i 120 giorni dalla seconda, ed è dunque più esposto al virus", afferma Giovanni Migliore, presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), commentando l'ultimo report della Federazione.
"Il booster, come ci dicono i dati delle terapie intensive dove il 75% dei vaccinati non ha la protezione della terza dose, è necessario contro le conseguenze gravi della malattia - sottolinea - Importante anche ricordare la necessità della quarta dose per gli ultra fragili, che sono i soggetti che finiscono in rianimazione: al momento l'adesione risulta ancora molto bassa".
"La variante Xe" di Sars-Cov-2 "sembra essere più contagiosa, ma sappiamo ancora poco di lei. A buon senso, non dovrebbe essere più pericolosa di Omicron, però in Inghilterra di forme ricombinanti" che mixano le caratteristiche di più varianti, "ne stanno trovando tante, le quali per la verità non sembrano diffondersi così rapidamente". E' lo scenario descritto da Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs.
Come esempio di queste varianti 'mix' che si stanno intercettando, l'esperto ne cita "una che si chiama Xf", ricombinante di Delta e Omicron 1, "e che ha solo 39 casi da gennaio. Quella che sembra diffondersi di più è proprio Xe, una ricombinazione di due Omicron", cioè di Omicron 1 e 2. "Probabilmente questa variante si diffonde più rapidamente ma non è detto che sia associata a una malattia più severa. Non ne sappiamo ancora abbastanza per dire qualcosa di sicuro".
Il muro di immunità che si sta creando anche con Omicron 2 "può aiutare - ragiona Remuzzi -. Il giorno in cui il 100% delle persone nel mondo fossero immunizzate", perché hanno preso la malattia o sono vaccinate "sarebbe tutto più semplice, perché il sistema immune è allenato a riconoscere queste varianti. Quindi una delle ragioni per essere relativamente ottimisti rispetto al futuro, anche se ci sono tante incognite, è il fatto che per esempio negli Stati Uniti quasi l'intera popolazione o è stata infettata o è vaccinata, e siamo molto vicini ad essere così anche noi. Difficile parlare di immunità di gregge con questo virus, probabilmente non si raggiungerà mai dal momento che ci sono varianti che continuano a emergere e Sars-CoV-2 continua a circolare in tutto il mondo, ma chi ha fatto la vaccinazione e anche la malattia ha un sistema immune certamente molto più allenato ad affrontare le avversità relative a questo tipo di virus".
"Credo che sia importante tendere alla normalità. Chi deve prendere delle decisioni politiche non può fare una considerazione solo in base all'aumento del numero di casi" Covid. "L'importante è che il sistema sanitario nazionale possa reggere. E mi sembra che in questo momento non si possa dire che gli ospedali siano particolarmente sotto stress. I numeri delle rianimazioni sono sostanzialmente stabili e quelli dei ricoveri ordinari aumentano, però tutte le stime internazionali in questo preciso momento sono positive per l'Italia", spiega ancora.
"Le medie settimanali dell'Istituto superiore di sanità (Iss) fanno vedere una sostanziale stabilizzazione" e l'esperto cita poi "la stima dell'Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) che per l'Italia vede una progressiva diminuzione dalla seconda metà di aprile, fino ad arrivare ad avere pochissimi casi, ricoveri e morti a giugno-agosto. Quindi penso che il momento buono per allentare alcune delle restrizioni sia proprio adesso che andiamo verso una stagione abbastanza bella. Anche se - ribadisce - tutto queste previsioni hanno un valore relativo, perché sono vincolate al fatto che da qui a giugno non cambi niente. Le previsioni possono essere fallaci e, dovesse esserci una variante capace di diffondersi come o più di Omicron o anche più pericolosa di Delta, cambierebbe tutto".
Nuova variante Covid Xe nel Regno Unito. La Uk Health Security Agency (Ukhsca) ha annunciato di stare monitorando una mutazione ricombinante dei ceppi BA.1 e BA.2, riscontrata in 600 persone. Lo riporta 'The Indipendent'.
"Le prime spie" indica per questa 'variante mix', spiega l'Organizzazione mondiale della sanità, un possibile "vantaggio del tasso di crescita di circa il 10% rispetto a BA.2, ma questo dato richiede un'ulteriore conferma". Benchè si ipotizzi, dunque, un 10% in più di contagiosità per Xe rispetto a Omicron 2, l'Oms precisa che, finché non verranno riportate "significative differenze nella trasmissibilità" del mutante "e nelle caratteristiche della malattia" che provoca, "inclusa la gravità", Xe verrà considerata una variante appartenente alla 'famiglia' Omicron.
L'agenzia delle Nazioni Unite per la sanità continuerà a monitorare questa e altre mutazioni del Coronavirus pandemico.
Il ministero della Salute russa ha comunicato di aver registrato un vaccino contro il Covid-19, che si somministra per via nasale.
La notizia è rilanciata dai principali media di Mosca, come agenzia Tass e Ria Novosti. Il rimedio è stato denominato Gam-Covid-Vak ed è stato sviluppato dal centro nazionale di ricerca Gamaleya, lo stesso che ha prodotto il vaccino Sputnik V. L’immunizzante, stando a quanto riferito dal ministero, va somministrato in due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra. Il prodotto viene immesso nelle narici tramite un ugello, che rilascia lo spray.
Diverse case farmaceutiche, dalla Francia all’India, stanno conducendo sperimentazione sul vaccino nasale. Secondo i media russi, l’immunizzante annunciato a Mosca dovrebbe essere il primo al mondo di questo tipo a essere registrato.
Rischio di consistenti aumenti del prezzo, da oggi, per mascherine chirurgiche e Ffp2 e tamponi in farmacia. La fine dello stato di emergenza decreta anche lo stop delle norme per i prezzi calmierati di questi dispositivi.
Novità che, se non interverranno proroghe in tempi brevissimi, potrebbero pesare molto sulle tasche degli italiani, che comunque dovranno continuare ad indossare le protezioni e fare i test per la diagnosi di Covid-19. Ferderfarma, l'associazione dei farmacisti titolari, in una recente circolare alle associazioni provinciali e regionali, sintetizza il nuovo scenario.
Per quanto riguarda le mascherine chirurgiche, per esempio, si legge nella circolare visionata dall'Adnkronos Salute, "deve ritenersi che l’ordinanza 11/2020 pubblicata sulla G.U. 108/2002 emanata dal commissario Arcuri circa l’imposizione del prezzo calmierato a 0,50 euro al netto dell’Iva delle mascherine chirurgiche, non è più applicabile a decorrere dal 1 aprile 2022". Si ricorda poi che scadranno anche le deroghe per la vendita di alcuni prodotti. "Non sono più vendibili dal 1 aprile 2022 le mascherine chirurgiche la cui etichettatura non è in lingua italiana ma in altra lingua utilizzata nell’Unione europea", spiega la circolare. Inoltre "le mascherine chirurgiche con etichettatura in italiano ma autorizzate in deroga alle vigenti disposizioni dall’Istituto superiore di sanità, sono vendibili sino al 31 maggio 2022".
La circolare ricorda poi che "il prezzo calmierato dei dispositivi di protezione Ffp2 è stato stabilito in 0,75 euro Iva compresa per ciascun dispositivo nel Protocollo d’intesa del 3 gennaio 2022 la cui validità è esplicitamente prevista fino al 31 marzo 2022", anche in questo caso non saranno più applicabili le autorizzazioni per prodotti non etichettati in lingua italiana e autorizzate in deroga. Pertanto dal 1 aprile, si legge nella circolare Federfarma, "il prezzo al pubblico di tali dispositivi è libero anche per quelle farmacie che hanno volontariamente aderito al protocollo".
Sempre da oggi, "termina l’efficacia del protocollo d’intesa tra il ministro della Salute, il commissario straordinario per l’emergenza epidemiologica Covid-19, Federfarma, Assofarm e Farmacieunite, e la normativa di riferimento, che rendeva obbligatori prezzi calmierati e stabiliva modalità di esecuzione dei tamponi". Le farmacie potranno comunque, se dotate di spazi idonei sotto il profilo igienico-sanitario, continuare a "somministrare i test mirati a rilevare la presenza di anticorpi IgG e IgM e i tamponi antigenici rapidi per la rilevazione di antigene Sars-Cov-2".
Rimane in vigore, inoltre, "la normativa di riferimento che autorizza la farmacia a caricare i dati sulle specifiche piattaforme al fine di emettere il Green pass anche a seguito di tampone antigenico rapido". Secondo Federfarma, il ministero della Salute sta valutando l’opportunità di prorogare alcune disposizioni del protocollo d’intesa anche successivamente al 31 marzo, in relazione alle modalità di esecuzione dei tamponi in farmacia.
Per l'isolamento delle persone positive al Covid-19 non cambiano le regole. Lo conferma una circolare del ministero della Salute, in cui si legge che: "Le persone risultate positive al test diagnostico (molecolare o antigenico) per Sars-CoV-2 sono sottoposte alla misura dell’isolamento. Valgono le stesse indicazioni contenute nella Circolare n. 60136 del 30/12/2021".
Quanto alle persone che "hanno avuto contatti stretti con soggetti confermati positivi al SarS-CoV-2 - prosegue la circolare - è applicato il regime dell’autosorveglianza", senza alcuna differenza riguardo allo stato vaccinale.
La circolare ricorda poi le 'regole' per l'autosorveglianza: "Obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo Ffp2, al chiuso o in presenza di assembramenti, fino al decimo giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto".
"Se durante il periodo di autosorveglianza - prosegue la circolare firmata dal Direttore della Prevenzione sanitaria del ministero, Giovanni Rezza - si manifestano sintomi suggestivi di possibile infezione da Sars-Cov-2, è raccomandata l’esecuzione immediata di un test antigenico o molecolare", "che in caso di risultato negativo va ripetuto, se ancora sono presenti sintomi, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto".
Infine per quanto riguarda gli operatori sanitari, questi "devono eseguire un test antigenico o molecolare su base giornaliera fino al quinto giorno dall’ultimo contatto con un soggetto contagiato".
“La ricetta dematerializzata, unica eredità positiva del Covid-19, deve restare. Con la fine dell’emergenza e delle imposizioni di legge, da domani potremmo tornare a vedere le file negli studi dei Pediatri di Libera Scelta, solo per ottenere la stampa della prescrizione farmaceutica o dell’accertamento diagnostico.
Non possiamo permetterci, peraltro in un momento di ripresa dei contagi, di perdere una risorsa così strategica per la salute dei bambini e delle loro famiglie, per il contenimento del virus e per l’ottimizzazione del lavoro nei nostri studi”. Questo l’allarme di Antonio D’Avino, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), alla vigilia della fine dello Stato d’Emergenza.
“Condividiamo la richiesta della FIMMG e del suo Presidente Silvestro Scotti – conclude D’Avino – nel richiedere un’ordinanza immediata della Protezione Civile che consenta almeno di prorogare la possibilità di dematerializzare le ricette SSN. Le attuali procedure sulla prescrizione elettronica, in attesa che anni di confronti sull’implementazione del fascicolo sanitario elettronico diano i loro frutti, ci consentono e speriamo ci consentiranno ancora, di risparmiare ai cittadini lunghe attese nei nostri studi e inutili rischi di contagio, ma anche di evitare la stampa di milioni di ricette cartacee. Un altro modo per stare nel futuro della Sanità, contemplando anche l’impronta ambientale di chi vi opera”.
Venerdì 1° aprile 2022 saranno revocati gli ultimi provvedimenti dell’ordinanza COVID-19 situazione particolare: l’obbligo di isolamento per le persone contagiate e l’obbligo della mascherina sui trasporti pubblici e nelle strutture sanitarie.
Si torna così alla situazione normale e la responsabilità di adottare provvedimenti per proteggere la salute pubblica sarà di nuovo in primo luogo dei Cantoni. Fino alla primavera del 2023 è tuttavia opportuno mantenere alti il livello di vigilanza e la capacità di reazione. Il Consiglio federale ha definito gli obiettivi e precisato la ripartizione dei compiti per questa fase di transizione in un documento di base che ha posto in consultazione fino al 22 aprile.
Grazie all'elevato tasso di immunizzazione della popolazione, nelle ultime settimane non si è registrato un significativo aumento dei pazienti COVID-19 ricoverati nei reparti di terapia intensiva, nonostante un nuovo temporaneo aumento dei contagi. È quindi poco probabile che nei prossimi mesi la salute pubblica corra gravi rischi. Non è tuttavia possibile prevedere con certezza come evolverà la pandemia. Con ogni probabilità, il virus SARS-CoV-2 non sparirà, ma tenderà ad endemizzarsi. Bisogna dunque attendersi nuove ondate stagionali anche in futuro.
Fase di transizione fino alla primavera del 2023
Confederazione e Cantoni pianificano una fase di transizione, che durerà fino alla primavera del 2023, in cui resteranno necessari un alto livello di vigilanza e un'elevata capacità di reagire. Le strutture devono essere mantenute nella misura in cui permettono a Cantoni e Confederazione di reagire rapidamente a nuovi sviluppi. Questo vale in particolare per i test, le vaccinazioni, il tracciamento dei contatti, la sorveglianza e l'obbligo di notifica degli ospedali.
Ritorno alla normale ripartizione dei compiti tra Confederazione e Cantoni
Con il ritorno alla normalità, la maggior parte dei compiti in materia di gestione della pandemia torneranno ad essere in primo luogo di competenza dei Cantoni, come previsto dalla legge sulle epidemie: spetta infatti ai Cantoni disporre e coordinare provvedimenti contro le malattie trasmissibili. La Confederazione ha elaborato un documento di base in cui definisce gli obiettivi e la ripartizione dei compiti per la fase di transizione e lo ha sottoposto al parere dei Cantoni, delle parti sociali e delle commissioni parlamentari competenti. La consultazione durerà fino al 22 aprile.
Temporanea disattivazione dell'app SwissCovid
Il Consiglio federale ha inoltre deciso di disattivare temporaneamente l'app SwissCovid. Con la revoca dell'obbligo di isolamento vengono infatti a cadere le condizioni per una prosecuzione efficace del suo utilizzo. L'app può tuttavia essere rapidamente riattivata qualora la situazione epidemiologica lo richiedesse. Le infrastrutture informatiche necessarie sono pertanto mantenute. I dati degli utenti registrati nei sistemi della Confederazione saranno cancellati.
Adeguamenti nell'ordinanza 3 COVID-19
Il Consiglio federale ha deciso anche diversi adeguamenti nell'ordinanza 3 COVID-19. Tra questi, la sospensione dell'assunzione dei costi di test ripetuti per i campi e le colonie di vacanza e l'agevolazione dell'accesso a medicamenti per determinate persone gravemente immunosoppresse.
La Johns Hopkins University annuncia una possibile svolta sul fronte dei test Covid. Ricercatori dell'ateneo Usa hanno sviluppato un nuovo sensore che potrebbe rivoluzionare la diagnosi dell'infezione da Sars-CoV-2 - spiegano gli inventori sulla rivista 'Nano Letters' - rendendola più veloce e accurata, e senza i limiti degli attuali tamponi sia molecolari sia antigenici.
Con la nuova metodica la rilevazione del virus avviene su campioni di saliva che non necessitano di alcuna modifica né di preparazione; l'esecuzione del test non richiederebbe dunque competenze particolari. Il sensore potrebbe inoltre essere inserito in qualsiasi materiale, da maniglie a mascherine e tessuti, quindi in dispositivi portatili o addirittura indossabili, utili anche per screening di massa in aeroporti, scuole e ospedali.
"La tecnica è semplice come mettere una goccia di saliva su un dispositivo e ottenere un risultato negativo o positivo", dice Ishan Barman, professore associato di ingegneria meccanica, autore senior dello studio insieme a David Gracias, docente di ingegneria chimica e biomolecolare.
La nuova tecnologia, non ancora disponibile sul mercato, è stata pensata proprio per superare i problemi dei test usati finora. Da un lato ci sono infatti i Pcr, estremamente accurati, che richiedono però una complessa preparazione del campione e molto tempo (ore o giorni) per essere processati in laboratorio. Dall'altro ci sono i tamponi rapidi, meno in grado di individuare infezioni precoci o asintomatiche, e pertanto a rischio di risultati errati.
Il nuovo sensore è sensibile quasi quanto un test molecolare e conveniente quanto un antigenico, dicono gli scienziati. Ha dimostrato un'accuratezza del 92% nel rilevare Sars-CoV-2 da campioni di saliva, nonché un'elevata efficacia nel determinare la presenza di altri virus, inclusi l'influenzale A/H1N1 e Zika. "La potenziale applicazione della piattaforma "va oltre l'attuale pandemia di Covid-19", assicura Barman. Il team statunitense sta perfezionando la metodica e ha fatto richiesta di brevetto.
Oggi, la Food and Drug Administration statunitense ha autorizzato una seconda dose di richiamo dei vaccini Pfizer-BioNTech o Moderna COVID-19 per gli anziani e alcuni individui immunocompromessi. La FDA aveva precedentemente autorizzato una singola dose di richiamo per alcuni soggetti immunocompromessi, dopo il completamento di una serie di vaccinazioni primarie a tre dosi.
In tal modo sarà possibile una seconda dose di richiamo di questi vaccini ad altre popolazioni a più alto rischio di malattie gravi, ospedalizzazione e morte. Prove emergenti suggeriscono che una seconda dose di richiamo di un vaccino mRNA COVID-19 migliora la protezione contro il COVID-19 grave e non è associata a nuovi problemi di sicurezza.
L'agenzia ha modificato le autorizzazioni all'uso di emergenza come segue:
“Le prove attuali suggeriscono una certa diminuzione della protezione nel tempo contro i gravi esiti di COVID-19 negli individui più anziani e immunocompromessi. Sulla base di un'analisi dei dati emergenti, una seconda dose di richiamo del vaccino Pfizer-BioNTech o Moderna COVID-19 potrebbe aiutare ad aumentare i livelli di protezione per questi individui ad alto rischio", ha affermato Peter Marks, MD, Ph.D., direttore di il Centro per la valutazione e la ricerca biologica della FDA. “Inoltre, i dati mostrano che una dose iniziale di richiamo è fondamentale per aiutare a proteggere tutti gli adulti dagli esiti potenzialmente gravi di COVID-19. Pertanto, coloro che non hanno ricevuto la dose iniziale di richiamo sono fortemente incoraggiati a farlo".
L'azione di oggi si applica solo ai vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna COVID-19 e l'autorizzazione di una singola dose di richiamo per le altre fasce di età con questi vaccini rimane invariata. L'agenzia continuerà a valutare i dati e le informazioni non appena saranno disponibili quando si considera il potenziale uso di una seconda dose di richiamo in altri gruppi di età.
Il vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19 autorizzato dalla FDA e il Comirnaty approvato dalla FDA possono essere utilizzati per fornire la dose o le dosi di richiamo autorizzate. Allo stesso modo, il vaccino Moderna COVID-19 autorizzato dalla FDA e lo Spikevax approvato dalla FDA sono autorizzati a fornire le dosi di richiamo autorizzate.
Sono quasi 23 milioni gli italiani, tra adulti e bambini, che a causa della pandemia sono aumentati di peso, rischiando disturbi cardiovascolari e metabolici e malattie come tumori e diabete. Un adulto su 10 è addirittura obeso.
Per contribuire ad arginare questa pericolosa situazione, dal 18 al 22 maggio debutterà a Tropea, in Calabria, la prima edizione del Festival dei 5 colori. Dedicato alla sana alimentazione, vedrà l’intrattenimento alternarsi a convegni con importanti opinion leader del mondo medico, perché cibo significa in primo luogo salute. Un binomio indissolubile: la cinque giorni 2022, infatti, avrà come tema la ‘prevenzione’, che verrà affrontata in tutti i suoi aspetti, con l’obiettivo di sensibilizzare all’importanza di seguire corretti stili di vita. Si tratterà di un evento unico nel suo genere, una grande kermesse annuale che si arricchirà in ogni edizione per ritagliarsi uno spazio in cui coniugare benessere, cultura, sostenibilità, arte e ambiente.
Rivolto a tutte le fasce d’età, dai bambini – che verranno coinvolti con attività nelle scuole – e adolescenti, agli adulti e anziani, vedrà la partecipazione di testimonial, medici, insegnanti, rappresentanti delle Istituzioni e giornalisti e sarà trasmesso in streaming per raggiungere un più vasto pubblico e avere respiro nazionale, con l’obiettivo di diventare, anno dopo anno, punto di riferimento nel mondo della corretta alimentazione. Un Festival che, quindi, sarà possibile seguire da qualsiasi parte d’Italia: a idearlo è l’Associazione Pancrazio, nata da giovani studenti di medicina, farmacia e biologia per realizzare progetti nel campo della salute e del benessere.
“Come Regione Calabria – dichiara la Vicepresidente Giuseppina Princi – siamo onorati di ospitare il Festival perché crediamo sia fondamentale ricordare quanto la corretta alimentazione possa incidere sulla salute. Siamo felici che l’Associazione abbia deciso di realizzare questo Festival in Calabria, un progetto che può migliorare l’approccio al cibo e contemporaneamente valorizzare un territorio con prodotti tipici di alta qualità.”
“La nostra è una delle regioni italiane più colpite dai problemi legati al peso eccessivo di grandi e piccoli, ma anche una delle capitali della dieta mediterranea – aggiunge il sindaco di Tropea Giovanni Macrì –. Per questo, sensibilizzare a un consumo sano del cibo, qui, è ancora più importante: con le buone abitudini a tavola si può davvero fare prevenzione.”
“È essenziale ricordare l’importanza di prendersi cura di sé a partire dalla tavola – afferma Francesco Cognetti, presidente della Fondazione Insieme contro il cancro –. Questa cinque giorni sarà un’importante occasione di incontro per diffondere la tutela del benessere, soprattutto dopo il Covid, che ha modificato negativamente le abitudini quotidiane di gran parte della popolazione. Per esempio, 1,2 milioni di persone hanno iniziato o ripreso a fumare e il 44% dei bambini e il 32% degli adulti è aumentato di peso.”
“Mangiare correttamente, combattere la sedentarietà, ridurre il consumo di alcool, non fumare e proteggersi dal sole sono abitudini che è importante seguire per fare prevenzione primaria – spiega Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia –. Ciò è particolarmente importante perché dal 10 al 30% dei pazienti contagiati dal coronavirus ha una nuova malattia chiamata PASC, che si caratterizza con palpitazioni, dolore al torace, difficoltà respiratorie, tachicardia e intolleranza all’esercizio fisico nei mesi successivi all’infezione. Proprio in questi soggetti, la prevenzione cardiovascolare deve essere aggressiva soprattutto per i pazienti con sintomi gravi o pregresse malattie cardiovascolari.”
“Oltre che una tradizione che unisce molte comunità attraverso simboli e rituali – dichiara Antonia Trichopoulou, professoressa dell’Università di Atene ed esperta di tipicità del Mediterraneo – la Dieta è anche uno strumento per il mantenimento della buona salute: quando la si segue si riducono infatti problemi cardiovascolari e infiammatori, cancro e diabete.”
“Le emergenze con le quali ci stiamo confrontando negli ultimi tempi, cioè le emergenze zootecniche, il Covid, le situazioni di guerra, sono destinate ad incidere sugli stili di vita degli italiani – afferma Giuseppe Ambrosio, Direttore Generale del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali –. Anche per queste ragioni, comunicare nel modo corretto cosa è bene mangiare e quanto è utile fare movimento è fondamentale. Il Festival sarà l’occasione per fare incontrare cittadini ed esperti e parlare di sana alimentazione a base di prodotti delle nostre tradizioni e della nostra cultura. Queste regole alimentari, unite allo stile di vita proprio delle popolazioni del Mediterraneo, contribuiranno ad aumentare il benessere della popolazione.”
Alla cinque giorni parteciperanno personalità di prestigio come Piero Angela, noto divulgatore scientifico, Walter Willett, professore di Epidemiologia e nutrizione presso la Harvard School of Public Health, Mahomed Sefiani, sindaco della città del Marocco Chefchaouen, partner del progetto, Istituzioni, personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo del calibro di Luca Ward. A prendere parola durante le numerose tavole rotonde saranno importanti clinici, come Alessandra Graziottin, Rossana Berardi, Francesco Cognetti, Giordano Beretta e Saverio Cinieri, Agostino Consoli e Ciro Indolfi, con cui si discuterà di sport e malattie cardiocircolatorie, nutrizione e diabete, prevenzione del cancro a partire dal piatto, fake news e corretta alimentazione. Gli incontri più culturali verranno accompagnati da attività ludiche, come partite di calcetto e beach volley, aperitivi, lezioni di ballo, premi. Protagonista di una delle coinvolgenti serate sarà la ‘5mila passi’ una camminata fra le bellezze artistiche della città per sensibilizzare sull’importanza di fare movimento per prevenire sovrappeso e obesità. Si approfondiranno le potenzialità dei cibi del futuro e della nutraceutica, si discuterà di sostenibilità e rispetto dell’ambiente.
“L’interazione tra stili di vita e abitudini alimentari errate – sostiene Antonino De Lorenzo, Direttore del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e del Programma clinico di Nutrizione clinica del Policlinico Tor Vergata – incide fortemente sullo sviluppo di patologie. Per questo la Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento (DIMIR), ricca in frutta, verdura, legumi, cereali integrali, pesce e olio d’oliva è molto indicata come strumento di prevenzione primaria. Gli studi del mio gruppo di ricerca hanno dimostrato come questi alimenti si associno a un miglioramento significativo dello stato di salute.”
“Il numero 5 sarà il simbolo ricorrente del Festival – spiega Maria Teresa Carpino, vicepresidente di Associazione Pancrazio e ideatrice del Festival –. Rappresenta i cinque colori del benessere, rosso, verde, bianco, giallo e blu, legati a frutta e verdura, che non possono mancare in una dieta equilibrata. L’idea è nata grazie a ‘Dammi il 5’, un progetto nazionale della durata di tre anni realizzato in collaborazione con SID Società Italiana di Diabetologia, SIC Società Italiana di Cardiologia e SIP Società Italiana di Pediatria e che ha ottenuto il patrocinio del CONI. Abbiamo costruito nelle scuole un percorso di educazione alimentare dinamico che possa coinvolgere direttamente i bambini e le loro famiglie. Vedere i bambini che aspettano con ansia i nostri corsi è motivo di grande soddisfazione e diventa quindi un obiettivo da raggiungere. Da questo importante coinvolgimento nasce l’idea del Festival, la sua naturale evoluzione: i pasti sono per tradizione un importante momento di socialità, in tutte le culture. Parlarne con personaggi di rilievo, in una cornice ricca di iniziative divertenti e incontri interessanti, ci permetterà di metterne in luce il valore.”
“Abbiamo iniziato a collaborare tanti anni fa con Maria Teresa Carpino e con Dammi il 5 nelle scuole – sottolinea il dottor Giuseppe Morino, medico e pediatra – e abbiamo intuito le potenzialità del progetto. Per questa ragione ritengo importante far confluire tutto nella realizzazione di un Festival dedicato alla prevenzione.”
“In questi anni abbiamo sviluppato diversi progetti sulla prevenzione e ci siamo avvicinati molto alle difficoltà che vivono quotidianamente le persone – conclude Francesco Bugamelli, presidente di Associazione Pancrazio –. Da futuro medico ritengo che il rapporto medico-paziente sia fondamentale per raggiungere una posizione che possa darci soddisfazione sia dal punto di vista scientifico che personale. In questo progetto ci siamo impegnati molto, unendo studio e lavoro, per raggiungere il risultato migliore. L’entusiasmo non ci manca, siamo certi che sarà un evento utile e coinvolgente.”