- L' importanza dei vaccini contro Covid e influenza. Schillaci in audizione in Commissione Affari sociali della Camera
“Riguardo alla vaccinazione sappiamo che la sua valenza come strumento di prevenzione e il senso di responsabilità degli italiani dimostrato in occasione della massiccia adesione alla campagna vaccinale anti Covid-19 hanno permesso di tornare a vivere senza le limitazioni del passato.
Tuttavia, non bisogna abbassare la guardia, soprattutto per proteggere la salute delle persone fragili e degli anziani”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, oggi in audizione in Commissione Affari sociali della Camera.
“Per questi motivi- ha proseguito Schillaci- il ministero della Salute ha lanciato la campagna ‘Proteggiamoci, anche per i momenti più belli – Vacciniamoci contro il Covid-19 e l’influenza stagionale‘, proprio per invitare a mantenere un comportamento responsabile nei confronti del Covid-19 e dell’influenza stagionale, promuovendo la vaccinazione, strumento di primaria importanza per proteggere sé stessi e gli altri”. La campagna, ha ricordato il ministro, è stata rivolta alla “molteplicità dei soggetti che, per diverse condizioni, sono i destinatari dell’offerta vaccinale contro l’influenza stagionale e contro il Covid-19, principalmente le persone fragili e gli anziani”.
Sono inoltre in programma campagne rivolte alla prevenzione “primaria e secondaria, soprattutto sull’adesione agli screening oncologici e sull’importanza dei controlli periodici per recuperare quel che la pandemia ha tolto”, ha infine concluso Schillaci.
“SCHILLACI: “CONTRO HPV GRATUITI PER RAGAZZE E RAGAZZI DA 11 ANNI”
“Puntando sulla rilevanza delle campagne informative, anche con riguardo alla prevenzione contro l’HPV,
ricordo la campagna di informazione in corso ‘Proteggi il loro futuro’, che raccomanda la vaccinazione contro il papilloma virus gratuita per le ragazze e i ragazzi a partire dagli 11 anni di età”, sottolinea il ministro Schillaci.
- Covid, superato il picco in Cina
"La Cina ha passato il picco del Covid, la vita sta ritornando alla normalità". E' quanto ha affermato il vice premier cinese Liu He nel suo discorso oggi al Forum di Davos ricordando che dallo scorso 8 dicembre è stata abbandonata la politica zero Covid per passare ad una che "previene i casi più gravi".
Secondo Liu in questo periodo, in Cina "la produzione si è ristabilita ed anche il turismo". Il vice premier ha citato in proposito dati "abbastanza sorprendenti" relativi riguardo al recente periodo di festività in Cina in cui si sono avuti "5 miliardi di viaggi".
"Tutti voi siete benvenuti in Cina, c'è bisogno solo di un test di ingresso, non c'è quarantena, venite, vi daremo i migliori servizi" ha concluso rivolgendosi al pubblico del Forum di Davos dove, ha detto ancora Liu, il vice premier cinese ha avuto l'occasione di incontrare di nuovo "molti vecchi amici" dopo la pausa imposta dalla pandemia.
"Se lavoriamo abbastanza sodo siamo convinti che la crescita economica tornerò a livelli precedenti", ha detto ancora Liu He, sottolineando che "nel 2023 continueremo a lavorare per fare progressi, mantenere una ragionevole crescita economica e mantenere i prezzi e il lavoro stabili".
- COVID IN GRAVIDANZA AUMENTA I RISCHI PER SALUTE DI MAMMA E NEONATO
Le donne infettate dal Sars-Cov-2 e in gravidanza hanno un un rischio 7 volte maggiore di morire e un rischio significativamente elevato di essere ricoverate in un'unità di terapia intensiva o di soffrire di polmonite, secondo ricerca pubblicata su BMJ Global Health.
Lo studio suggerisce anche che il COVID-19 durante la gravidanza aumenta il rischio che il bambino debba essere ricoverato in terapia intensiva.
"Questo studio fornisce la prova più completa fino ad oggi sulla malattia da COVID-19 come minaccia durante la gravidanza- afferma Emily R. Smith, assistente professore di salute globale presso la George Washington University Milken Institute School of Public Health e autrice principale dello studio ,-I nostri risultati sottolineano l'importanza della vaccinazione anti COVID-19 per tutte le donne in età fertile".
Nonostante la crescente conoscenza dei rischi di COVID-19 durante la gravidanza, molte donne in età fertile negli Stati Uniti e in altri paesi rimangono non vaccinate. In alcuni casi, le donne esitano o rifiutano di farsi vaccinare o di richiamo perché non pensano che il COVID-19 rappresenti un rischio per le giovani donne o perché non sono sicure della sicurezza del vaccino durante la gravidanza. Anche alcuni medici potrebbero esitare a somministrare il vaccino a una donna incinta, afferma Smith, anche se è raccomandato.
Smith e i suoi colleghi hanno raccolto i dati dei singoli pazienti da 12 studi condotti in 12 paesi, inclusi gli Stati Uniti, che hanno coinvolto più di 13.000 donne incinte.
I ricercatori hanno scoperto che, rispetto alle donne in gravidanza non infette, le donne in gravidanza con infezione da COVID-19 erano a:
- Rischio sette volte maggiore di morire durante la gravidanza o il parto;.
- Rischio più di tre volte maggiore di essere ricoverato in terapia intensiva. Anche le persone con COVID-19 che necessitano di cure in terapia intensiva hanno maggiori probabilità di morire.
- Rischio circa 15 volte maggiore di aver bisogno di cure ventilatorie. COVID-19 può influire sulla capacità di respirare e nei casi più gravi i pazienti necessitano di ventilazione meccanica per sopravvivere.
- Rischio circa 23 volte maggiore di sviluppare polmonite, una complicanza potenzialmente letale del COVID-19.
- Rischio più di 5 volte maggiore di malattie tromboemboliche o coaguli di sangue, che possono causare dolore, gonfiore o altre complicazioni potenzialmente letali.
I neonati nati da donne infette da COVID-19 avevano quasi il doppio delle probabilità di essere ricoverati in un'unità di terapia intensiva neonatale dopo la nascita. Erano anche a più alto rischio di nascere prematuramente. "I bambini pretermine sono ad alto rischio di avere problemi di salute per tutta la vita, inclusi ritardi nello sviluppo cognitivo della prima infanzia", aggiunge Smith.
Nonostante i gravissimi rischi per la salute, più di 80 paesi continuano a non raccomandare che tutte le donne in gravidanza e in allattamento ricevano il vaccino COVID, sottolinea Smith. Sebbene in passato fosse difficile mettere insieme le prove, questa meta-analisi fornisce ai funzionari della sanità pubblica e al pubblico risultati chiari, coerenti e convincenti, aggiunge.
"Questo studio mostra il rischio di contrarre il COVID-19 sia per la madre che per il bambino- conclude Smith. -Tutti i paesi, inclusi gli Stati Uniti, dovrebbero rendere l'accesso ai vaccini COVID una priorità urgente per salvare vite umane e prevenire problemi di salute".
Guarda un video della ricercatrice capo Emily Smith, che discute la ricerca qui .
La ricerca è stata supportata da finanziamenti della Bill & Melinda Gates Foundation.
BMJ Global Health: "Adverse maternal, fetal, and newborn outcomes among pregnant women with SARS-CoV-2 infection: an individual participant data meta-analysis". DOI: 10.1136/bmjgh-2022-009495
Antonio Caperna
- COVID. GIMBE, IN 7 GIORNI CROLLANO CONTAGI, RICOVERI ORDINARI, TERAPIE INTENSIVE E DECESSI
Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 6-12 gennaio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (84.060 vs 135.977) e decessi (576 vs 775).
In calo anche i casi attualmente positivi (353.643 vs 406.182), le persone in isolamento domiciliare (346.912 vs 398.147), i ricoveri con sintomi (6.421 vs 7.716) e le terapie intensive (310 vs 319) . In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
- Decessi: 576 (-25,7%), di cui 32 riferiti a periodi precedenti
- Terapia intensiva: -9 (-2,8%)
- Ricoverati con sintomi: -1.295 (-16,8%)
- Isolamento domiciliare: -51.235 (-12,9%)
- Nuovi casi: 84.060 (-38,2%)
- Casi attualmente positivi: -52.539 (-12,9%)
Nuovi casi. «Sul fronte dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra una forte diminuzione (-38,2%): dai 135 mila della settimana precedente crollano a quota 84 mila, con una media mobile a 7 giorni sopra i 12 mila casi al giorno». I nuovi casi calano in tutte le Regioni: dal -10,9% della Provincia Autonoma di Bolzano al -50,3% della Liguria (tabella 1). In tutte le Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -4,8% di Crotone al -60,9% di Sassari). In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).
Testing. In calo il numero dei tamponi totali (-10,3%): da 855.823 della settimana 30 dicembre 2022-5 gennaio 2023 a 767.718 della settimana 6-12 gennaio 2023. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 13,7% (-97.900), mentre quelli molecolari sono aumentati del 6,9% (+9.795). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività scende dal 12,3% al 7,2% per i tamponi molecolari e dal 16,5% al 12,2% per gli antigenici rapidi.
Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – calano i ricoveri in area medica (-16,8%) e in terapia intensiva (-2,8%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 novembre, sono scesi a quota 310 il 12 gennaio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 6.421 il 12 gennaio. Al 12 gennaio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 10,1% in area medica (dallo 0% della Valle D’Aosta al 30,8% dell’Umbria) e del 3,1% in area critica (dallo 0% della Valle D’Aosta al 7,9% dell’Umbria). «In diminuzione il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 28 ingressi/die rispetto ai 36 della settimana precedente».
Al 12 gennaio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 10,1% in area medica (dallo 0% della Valle D’Aosta al 30,8% dell’Umbria) e del 3,1% in area critica (dallo 0% della Valle D’Aosta al 7,9% dell'Umbria).
Decessi. Scendono i decessi: 576 negli ultimi 7 giorni (di cui 32 riferiti a periodi precedenti), con una media di 82 al giorno rispetto ai 111 della settimana precedente.
MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE
Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 6-12 gennaio restano sostanzialmente invariati i nuovi vaccinati: 639 rispetto ai 640 della settimana precedente (-0,2%). Di questi il 18,6% è rappresentato dalla fascia 5-11: 119, con una riduzione del -19,6% rispetto alla settimana precedente. Cresce tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 227 (+7,6% rispetto alla settimana precedente).
Vaccini: persone non vaccinate. Al 13 gennaio (aggiornamento ore 06.20) sono 6,78 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui:
- 6,19 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,7% della platea (dall’8,2% della Puglia al 14,2% della Valle D’Aosta);
- 0,59 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,0% della platea (dallo 0,7% della Puglia al 2% del Friuli Venezia-Giulia).
Vaccini: terza dose. Al 13 gennaio (aggiornamento ore 06.20) sono state somministrate 40.439.490 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 1.078 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 1.257 della settimana precedente. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,6% della Sicilia all’88,7% della Lombardia. Sono 7,26 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster, di cui:
- 5,76 milioni possono riceverla subito, pari al 12,1% della platea (dal 7,6% del Piemonte al 20,3% della Sicilia);
- 1,51 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3,2% della platea (dall’1,1% della Sicilia al 5,8% del Veneto).
Vaccini: quarta dose. La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,7 milioni possono riceverlo subito, 1,6 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,7 milioni l’hanno già ricevuto. Al 13 gennaio (aggiornamento ore 06.20) sono state somministrate 5.742.950 quarte dosi, con una media mobile di 9.625 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 9.677 della scorsa settimana (-0,5%). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti) il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 30% con nette differenze regionali: dal 13,6% della Calabria al 43,8% del Piemonte.
Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.
«A fronte di una circolazione virale in Italia che, seppur largamente sottostimata, al momento non desta preoccupazioni – conclude il Presidente – le varianti emergenti, il rilevante impatto dell’influenza sui servizi sanitari e l’aggiornamento delle modalità di gestione dei casi e dei contatti stretti di casi COVID-19 richiedono un’adeguata copertura di anziani e fragili con la quarta dose. Purtroppo la campagna vaccinale rimane sostanzialmente al palo, sia per una scarsa incisività della comunicazione istituzionale, sia per le modalità di chiamata utilizzate a livello regionale, sia per la crescente diffidenza dei cittadini nei confronti dei vaccini».
Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org
- COVID, CDC INDAGA SU ICTUS DOPO VACCINO BIVALENTE PFIZER IN OVER 65
La trasparenza e la sicurezza dei vaccini sono le massime priorità per i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e la Food and Drug Administration (FDA).
Le agenzie governative statunitensi utilizzano sistemi di monitoraggio della sicurezza multipli e complementari per aiutare a rilevare possibili segnali di sicurezza per vaccini e altre contromisure mediche il prima possibile e per facilitare ulteriori indagini, se del caso. Spesso questi sistemi di sicurezza rilevano segnali che potrebbero essere dovuti a fattori diversi dal vaccino stesso.
Tutti i segnali richiedono ulteriori indagini e conferme da studi epidemiologici formali. Quando un sistema rileva un segnale, gli altri sistemi di monitoraggio della sicurezza vengono controllati per convalidare se il segnale rappresenta un problema reale con il vaccino o se può essere determinato che non ha rilevanza clinica.
A seguito della disponibilità e dell'uso dei vaccini COVID-19 aggiornati (bivalenti), il Vaccine Safety Datalink (VSD) di CDC, un sistema di sorveglianza quasi in tempo reale, ha soddisfatto i criteri statistici per richiedere ulteriori indagini sull'esistenza di un problema di sicurezza per l'ictus ischemico nelle persone di età pari o superiore a 65 anni, che hanno ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19, bivalente. L'indagine a risposta rapida del segnale nel VSD ha sollevato la questione se le persone di età pari o superiore a 65 anni, che hanno ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19, bivalente avessero maggiori probabilità di avere un ictus ischemico nei 21 giorni successivi alla vaccinazione rispetto ai giorni 22 -42 dopo la vaccinazione.
Questo segnale preliminare non è stato identificato con il vaccino Moderna COVID-19, bivalente. Potrebbero esserci anche altri fattori di confusione, che contribuiscono al segnale identificato nel VSD che meritano ulteriori indagini. Inoltre, è importante notare che, ad oggi, nessun altro sistema di sicurezza ha mostrato un segnale simile e molteplici analisi successive non hanno convalidato questo segnale:
- Un ampio studio sui vaccini aggiornati (bivalenti) (da Pfizer-BioNTech e Moderna) utilizzando il database dei Centers for Medicare e Medicaid Services non ha rivelato alcun aumento del rischio di ictus ischemico
- Uno studio preliminare che ha utilizzato il database Veterans Affairs non ha indicato un aumento del rischio di ictus ischemico a seguito di un vaccino (bivalente) aggiornato
- Il Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) gestito da CDC e FDA non ha registrato un aumento delle segnalazioni di ictus ischemici dopo l'aggiornamento del vaccino (bivalente)
- Il database di sicurezza globale di Pfizer-BioNTech non ha indicato un segnale per l'ictus ischemico con il vaccino (bivalente) aggiornato
- Altri paesi non hanno osservato un aumento del rischio di ictus ischemico con vaccini aggiornati (bivalenti).
Sebbene la totalità dei dati suggerisca attualmente che è molto improbabile che il segnale in VSD rappresenti un vero rischio clinico, riteniamo che sia importante condividere queste informazioni con il pubblico, come abbiamo fatto in passato, quando uno dei nostri sistemi di monitoraggio della sicurezza rileva un segnale.
CDC e FDA continueranno a valutare ulteriori dati da questi e altri sistemi di sicurezza dei vaccini. Questi dati e ulteriori analisi saranno discussi nella prossima riunione del 26 gennaio del comitato consultivo per i vaccini e i prodotti biologici correlati della FDA.
Non è raccomandato alcun cambiamento nella prassi vaccinale.
CDC continua a raccomandare a tutti di età pari o superiore a 6 mesi di rimanere aggiornati con la vaccinazione COVID-19; questo include le persone che sono attualmente idonee a ricevere un vaccino (bivalente) aggiornato. Rimanere aggiornati sui vaccini è lo strumento più efficace che abbiamo per ridurre i decessi, i ricoveri e le malattie gravi da COVID-19, come ora è stato dimostrato in molteplici studi condotti negli Stati Uniti e in altri paesi:
- I dati hanno dimostrato che un vaccino COVID-19 aggiornato riduce il rischio di ospedalizzazione da COVID-19 di quasi 3 volte rispetto a coloro che erano stati precedentemente vaccinati ma non hanno ancora ricevuto il vaccino aggiornato.
- I dati hanno dimostrato che il vaccino COVID-19 aggiornato riduce anche il rischio di morte per COVID-19 di quasi 19 volte rispetto a coloro che non sono vaccinati.
- Altri dati preliminarial di fuori degli Stati Uniti hanno dimostrato una protezione superiore all'80% contro le malattie gravi e la morte a causa del vaccino bivalente rispetto a coloro che non hanno ricevuto il vaccino bivalente.
I dati complessivi sulla sicurezza per i vaccini bivalenti COVID-19 sono disponibili qui .
- COVID, LE NUOVE LINEE GUIDA OMS SU MASCHERINA, CONTAGIO E TERAPIA
L'OMS ha aggiornato le proprie linee guida sull'uso della mascherina in contesti comunitari, sui trattamenti COVID-19 e sulla gestione clinica.
Ciò rientra in un processo continuo di revisione di tali materiali, lavorando con gruppi di sviluppo di linee guida, composti da esperti internazionali indipendenti, che considerano le ultime evidenze disponibili e l'evoluzione dell'epidemiologia.
Le mascherine continuano ad essere uno strumento chiave contro il COVID-19
L'OMS continua a raccomandare l'uso delle mascherine da parte del pubblico in situazioni specifiche e questo aggiornamento ne raccomanda l'uso indipendentemente dalla situazione epidemiologica locale, data l'attuale diffusione del COVID-19 a livello globale. Le mascherine sono consigliate a seguito di una recente esposizione a COVID-19, quando qualcuno ha o sospetta di avere COVID-19, se è ad alto rischio di COVID-19 grave e per chiunque si trovi in ??uno spazio affollato, chiuso o scarsamente ventilato. In precedenza, le raccomandazioni dell'OMS erano basate sulla situazione epidemiologica.
L'OMS consiglia di considerare anche le tendenze epidemiologiche locali o l'aumento dei livelli di ospedalizzazione, i livelli di copertura vaccinale e di immunità nella comunità e il contesto in cui si trovano le persone.
Periodo di isolamento ridotto per i pazienti COVID-19
Un paziente COVID-19 può essere dimesso dall'isolamento in anticipo, se risulta negativo a un test rapido basato sull'antigene.
Senza test, per i pazienti con sintomi, le nuove linee guida suggeriscono 10 giorni di isolamento dalla data di insorgenza dei sintomi. In precedenza, l'OMS consigliava ai pazienti di essere dimessi 10 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi, più almeno altri tre giorni da quando i loro sintomi si erano risolti.
Per coloro che risultano positivi al COVID-19 ma non presentano alcun segno o sintomo, l'OMS suggerisce ora 5 giorni di isolamento in assenza di test, rispetto ai 10 giorni precedenti.
L'isolamento delle persone con COVID-19 è un passo importante per impedire che altri vengano infettati. Questo può essere fatto a casa o in una struttura dedicata, come un ospedale o una clinica.
Le prove considerate dal gruppo di sviluppo delle linee guida hanno mostrato che le persone senza sintomi hanno molte meno probabilità di trasmettere il virus rispetto a quelle con sintomi. Sebbene con una certezza molto bassa, le prove hanno anche mostrato che le persone con sintomi dimessi al giorno 5 dopo l'insorgenza dei sintomi rischiavano di infettare tre volte più persone rispetto a quelle dimesse al giorno 10.
Rassegna dei trattamenti COVID-19
L'OMS ha esteso la sua forte raccomandazione per l'uso di nirmatrelvir-ritonavir (noto anche con il nome commerciale 'Paxlovid').
Le donne incinte o che allattano con COVID-19 non grave dovrebbero consultare il proprio medico per determinare se devono assumere questo farmaco, a causa dei "probabili benefici" e della mancanza di eventi avversi segnalati.
Nirmatrelvir-ritonavir è stato raccomandato per la prima volta dall'OMS nell'aprile 2022. L'OMS ne raccomanda vivamente l'uso in pazienti COVID-19 lievi o moderati ad alto rischio di ricovero. Nel dicembre 2022, il primo produttore generico del farmaco è stato prequalificato dall'OMS.
L'OMS ha anche esaminato le prove su altri due medicinali, sotrovimab e casirivimab-imdevimab, e mantiene forti raccomandazioni contro il loro uso per il trattamento di COVID-19. Questi farmaci anticorpali monoclonali mancano o hanno una ridotta attività contro le attuali varianti virali circolanti.
Esistono attualmente 6 opzioni terapeutiche comprovate per i pazienti con COVID-19, tre che impediscono il ricovero ospedaliero nelle persone ad alto rischio e tre che salvano la vita in quelle con malattie gravi o critiche. Fatta eccezione per i corticosteroidi, l'accesso ad altri farmaci rimane insoddisfacente a livello globale.
- Terapia Covid, diminuiscono le prescrizioni di anticorpi monoclonali
Il calo delle prescrizioni di anticorpi monoclonali anti-Covid in Italia continua per questi medicinali prescritti in terapia, anche alla luce della perdita di efficacia contro le nuove varianti di Sars-CoV-2, ma si interrompe in profilassi.
In 7 giorni (5-11 gennaio) le richieste di farmaco diminuiscono del 38,9% per sotrovimab (Xevudy*) e del 9,5% per Evusheld* (tixagevimab-cilgavimab) come trattamento precoce, ma crescono di quasi un quinto (+18,8%) per lo stesso mix somministrato in profilassi. E' quanto emerge dall'ultimo report dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa sull'impiego di questi medicinali, il numero 68.
Complessivamente, salgono a 91.041 gli italiani che hanno ricevuto anticorpi monoclonali contro Covid-19 dal 10 marzo 2021 - quando questi farmaci sono stati autorizzati in via emergenziale nel nostro Paese - all'11 gennaio, indica il rapporto Aifa sul monitoraggio delle prescrizioni che avvengono in 297 strutture di tutto il territorio. Rispetto all'ultima rilevazione, di 2 settimane fa, i pazienti che hanno ricevuto questi medicinali sono praticamente stabili (+1,3%).
Sul totale di 91.041, sono 77.455 (+1%) quelli che hanno ricevuto monoclonali usati in terapia, e 13.586 (+2,9%) quelli trattati in profilassi con Evusheld.
In numeri assoluti, Veneto, Lazio e Campania restano in testa per maggiore utilizzo di monoclonali in terapia, mentre Lombardia, Piemonte e Lazio guidano le prescrizioni di Evusheld in profilassi.
- Covid. OMS, contagi e morti sono in calo negli ultimi 7 giorni
Nella settimana dal 2 all'8 gennaio 2023 sono stati segnalati quasi 2,9 milioni di nuovi casi Covid nel mondo e oltre 11mila decessi. Contagi e morti sono in calo negli ultimi 7 giorni rispettivamente del 9% e del 12%.
Ma nell'ultimo mese il totale dei contagi e dei decessi segnalati a livello globale è aumentato rispetto al mese precedente: nei 28 giorni compresi tra il 12 dicembre 2022 e l'8 gennaio 2023 sono state censite oltre 13,9 milioni di infezioni e oltre 49mila nuove morti, rispettivamente il 10% e il 22% in più rispetto ai 28 giorni precedenti. E' il quadro tracciato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel suo aggiornamento settimanale su Covid.
L'agenzia Onu per la salute precisa che i dati relativi agli ultimi 7 giorni contenuti in questo report vanno "interpretati, considerando la riduzione dei test e i ritardi nella segnalazione in molti Paesi durante le festività natalizie di fine anno. Pertanto, soprattutto per le settimane più recenti, i dati sono incompleti e le tendenze decrescenti dovrebbero essere interpretate in tale contesto". Potrebbero infatti "cambiare" sulla base di "informazioni aggiornate fornite a seguito del periodo festivo".
In Europa negli ultimi 7 giorni monitorati il calo dei casi e dei morti è stato più consistente rispetto alla media mondiale, -36% e -34%. Confrontando gli ultimi 28 giorni e i precedenti, i casi segnalati sono stati il 22% in meno e i morti il 12% in più.
In generale in tutte le regioni Oms i casi Covid questa settimana risultano in calo o stabili: -27% in Sudest asiatico, -23% nella regione africana, -7% nelle Americhe, -1% nel Mediterraneo orientale e +1% nel Pacifico occidentale. Lo stesso vale per i morti segnalati negli ultimi 7 giorni, in calo o stabili in buona parte delle aree: il dato è crollato del 53% nella regione africana, è diminuito anche nel Sudest asiatico (-19%) ed è risultato più o meno stabile nella regione delle Americhe (-3%), mentre i decessi sono aumentati nel Mediterraneo orientale (+31%) e nel Pacifico occidentale (+5%).
A livello nazionale, il numero più alto di nuovi casi settimanali è stato segnalato dal Giappone (1.070.496; +13%), dagli Usa (462.944; +17%) e dalla Corea del Sud (403.800 nuovi casi; -12%). Quarta la Cina, secondo i dati riferiti (204.609 nuovi casi; -6%) e a seguire il Brasile (145.933 nuovi casi; -29%). Il dato più alto per quanto riguarda i decessi negli ultimi 7 giorni arriva dagli Stati Uniti (2.695; +8%), seguiti da Giappone (2.149; +11%), Brasile (926; -17%), Cina (722; +11%) e Francia (621; -22%).
Da inizio pandemia all'8 gennaio 2023, sono stati segnalati a livello globale oltre 659 milioni di casi Covid confermati e oltre 6,6 milioni di decessi.
Kraken in 38 Paesi - Nonostante i riflettori ormai rubati dalla variante 'Kraken' di Sars-CoV-2, negli ultimi giorni del 2022 è stata ancora la famiglia di Cerberus a risultare in misura significativa prevalente nel mondo. Tra il 19 e il 25 dicembre (settimana 51 del 2022 appena salutato), le 6 sottovarianti Omicron 'osservate speciali' dall'Oms - ribattezzate con nomi altisonanti sui social - hanno rappresentato il 76,2% di tutte le sequenze depositate nella banca dati Gisaid. Tra queste, BQ.1 e i suoi discendenti - il più 'illustre' dei quali è Cerberus (BQ.1.1) - hanno pesato per il 53,4%. La prevalenza della famiglia XBB (Gryphon) e XBB.1.5 (Kraken, appunto) è stata del 4,6%. Le quote delle altre sottovarianti sotto monitoraggio erano: 9,7% per BA.5 con una o più di 5 mutazioni, 8,1% per BA.2.75 (alias Centaurus); 0,4% per BA.4.6; e meno dello 0,1% per BA.2.3.20.
Kraken risulta essere stata segnalata da almeno 38 Paesi. Come ribadito nella valutazione rapida del rischio diffusa ieri dall'Oms, i dati su XBB.1.5 sono limitati, ma sulla base delle informazioni attualmente disponibili da un Paese (Usa) sembra presentare un vantaggio di crescita rispetto ad altri sottolignaggi circolanti di Omicron. Dati preliminari di laboratorio indicano una fuga immunitaria più elevata (non ci sono conferme da prove epidemiologiche nell'uomo), e al momento non sono disponibili informazioni sulla gravità clinica.
- Covid, scendono ancora i ricoveri in Italia
"Quarta settimana con il segno meno per la curva dei ricoveri Covid" in Italia: "-9% rispetto a sette giorni fa (-0,7)".
È quanto emerge dalla rilevazione degli ospedali sentinella aderenti alla rete della Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, del 10 gennaio 2023. Secondo il report: "Il 43% dei posti letto negli ospedali è occupato dai pazienti ricoverati 'per Covid', con insufficienza respiratoria o polmonite. La loro proporzione da qualche settimana è in crescita, un mese fa erano il 32%. Si tratta di pazienti al 79% vaccinati da più di sei mesi, con una età media di 76 anni e con altre patologie".
Di contro "scende al 57% la percentuale dei ricoverati 'con Covid', ovvero pazienti che sono arrivati in ospedale per la cura di altre patologie, sono positivi al virus ma non hanno sintomi respiratori e polmonari - continua la Fiaso - In leggero calo anche le terapie intensive: -6,3%. Il 67% di questi pazienti è ricoverato 'per Covid', con conseguenze gravi dell’infezione da Sars-Cov-2. Si tratta per il 30% di soggetti non vaccinati con un’età media di 68 anni".
Per quanto riguarda i pazienti pediatrici, "è stabile il numero dei pazienti minori di 18 anni ricoverati nei quattro ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali della rete sentinella Fiaso. Nessun bambino in terapia intensiva - conclude il report - L’86% è ricoverato 'per Covid', con sintomi respiratori, e il 93% dei pazienti pediatrici con infezione da Sars-Cov-2 è di età compresa tra 0 e 4 anni".
"Guardiamo con cauto ottimismo a questi dati" sull'andamento dei ricoveri Covid in Italia. "Le prossime 2 settimane saranno determinanti per capire quali potrebbero essere le ricadute sugli ospedali dato dall'aumento dei contagi registrato nelle ultime rilevazioni dell'Istituto superiore di sanità. Se l'indice dei ricoveri non crescerà sensibilmente, significa che le varianti attualmente circolanti impattano meno sul rischio ospedalizzazioni", ha sottolineato il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore.
"Dobbiamo mantenere comunque alta l'attenzione - sottolinea - guardare cosa succede con i contagi legati alla riapertura delle scuole, anche per l'influenza stagionale, e intensificare la campagna di vaccinazione. I fragili sono sempre esposti alle conseguenze gravi del Covid e continuano ad essere i più presenti nei nostri ospedali", conclude Migliore.
- COVID. OMS, ONDATA IN CINA NON HA IMPATTO PER EUROPA
"Condividiamo la visione attuale dell'Ecdc", il centro europeo per il controllo delle malattie, "che al momento ritiene che l'ondata in corso in Cina non avrà un impatto significativo sulla situazione epidemiologica di Covid-19 nella regione europea dell'Oms".
Lo ha sottolineato Hans Kluge, direttore dell'Oms Europa, in conferenza stampa, sottolineando che "scientificamente non c'è una minaccia imminente per l'Europa, perché le varanti in circolazione in Cina sono le stesse che circolano in Europa".
"Dalle informazioni a disposizione dell'Organizzazione mondiale della sanità, le varianti del virus Sars-CoV-2 circolanti in Cina - rimarca Kluge - sono quelle che sono già state osservate in Europa e altrove". "Non possiamo accontentarci", aggiunge Kluge rimarcando la necessità di insistere sulla sorveglianza, la responsabilità e un approccio scientifico.
Parlando della variante Kraken, che si sta già diffondendo rapidamente negli Stati Uniti, Kluge evidenzia che "dati recenti provenienti da alcuni Paesi" europei, dove si fanno molto sequenziamenti, "cominciano a indicare la crescente presenza del nuovo virus ricombinante Xbb.1.5. I casi di questa variante rilevati nella regione europea sono ancora pochi, ma in aumento. Stiamo lavorando per valutarne il potenziale impatto".
- COVID, ITALIA BEN PROTETTA ANCHE DALLE VARIANTI
Il rialzo dei contagi Covid in Usa e in Cina, con l'allarme per possibili nuove varianti, "ci deve preoccupare il giusto", "da quello che abbiamo visto a Fiumicino, dove abbiamo testato e sequenziato i passeggeri cinesi, abbiamo trovato varianti già presenti da tempo in Europa e quindi in Italia.
Sono varianti e sottovarianti ampiamente coperte dai nostri vaccini e dall'immunità ibrida, quella data dall'immunizzazione più il contagio. Il nostro Paese per ora è molto ben protetto". Lo ha detto il direttore generale dell'Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, ospite di 'Non è un Paese per giovani' su Rai Radio 2.
Sulla questione Cina "l'Oms si sta un po' risvegliando ma l'avrei voluto un po' più incisivo in questa fase. Noi abbiamo bisogno di maggior trasparenza, andare oltre la visione del cortile perché non ci si salva da soli. Se io vaccino il mio Paese e poi faccio entrare tutte le persone sintomatiche non faccio un buon lavoro. Chi ha criticato, secondo me sbagliando, la scelta italiana ora vede che tutti gli altri Paesi europei ci sono venuti dietro - ha aggiunto Vaia - Ora però dobbiamo far in modmodo che l'Oms costringa la Cina a rendere i dati più trasparenti fino a mandare un trust, un gruppo di scienziati internazionali in Cina a vedere come vanno le cose".
Informazioni:
- COVID. ARRIVA KRAKEN, LA NUOVA SOTTOVARIANTE E' IN 25 PAESI
Kraken è il soprannome di una nuova preoccupante sottovariante del ceppo Omicron di COVID-19. "È in aumento negli Stati Uniti e in Europa ed è stato ora identificato in più di 25 paesi", ha affermato ieri il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Il gruppo consultivo tecnico dell'OMS sull'evoluzione dei virus afferma che "la percentuale in rapido aumento di XBB.1.5 negli Stati Uniti e in altri paesi" è una preoccupazione urgente e sta preparando un nuovo aggiornamento nei prossimi giorni. Il BC Center for Disease Control afferma che sono stati segnalati cinque casi dell'ultimo ceppo a partire da martedì.
Kraken è una sottovariante di Omicron. Il suo nome proprio è XBB 1.5 sotto il sistema di nomenclatura Pango, ideato per la prima volta nei primi giorni della pandemia sulla base dell'esperienza nel tracciare l'evoluzione dei virus influenzali. Ciò significa che è la quinta generazione della prima sottovariante di XBB, che è a sua volta una ricombinante di sottolignaggi chiamati BA.2.10.1 e BA.2.75.
Una preoccupazione principale è la velocità con cui si diffonde rispetto ad altre sottovarianti. I casi stanno aumentando negli Stati Uniti A partire da questa settimana, Kraken rappresentava oltre il 40% dei casi negli Stati Uniti. La settimana prima, era la metà di quella cifra e solo la terza variante più comune. All'inizio di dicembre si attestava appena all'1%. E nei luoghi in cui si sta attualmente diffondendo, principalmente nel nord-est degli Stati Uniti, rappresenta quasi tre casi su quattro. E' una sottovariante che si diffonde in modo efficiente nonostante le protezioni immunitarie accumulate dai vaccini e la precedente infezione con altre sottovarianti, si parla così di "immunoevasione.
Sulle nuove varianti di covid "la preoccupazione è legittima, ma in quanto 'motore' di precauzione non in quanto fonte di visioni funeree. Il concetto è che non è finita, quindi dobbiamo a questa situazionel'attenzione necessaria, ma senza panico, non ce n'è ragione, considerata la vasta platea di persone immunizzate in Italia". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Massimo Galli, già direttore del reparto di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano in merito alla sottovariante Kraken, da nome del colossale mostro marino leggendario, identificata negli Usa.
"Bisogna ricordare che ci sono oltre 40 milioni di vaccinati nel nostro Paese - continua - e diversi milioni di guariti, che potrebbero essere complessivamente 30 milioni, da una stima approssimativa. Questo vuol dire che la popolazione non è scoperta rispetto al virus. Ovviamente bisogna evitare che i fragili e quelli che non rispondono al vaccino finiscano in ospedale o, peggio, muoiano. Per questo è necessario non abbandonare la prudenza e l'attenzione", conclude Galli.
- COVID, STOP AL GREEN PASS NEGLI OSPEDALI DELLA SARDEGNA
Non sarà più necessario esibire il green pass per accedere agli ospedali e alle strutture sanitarie della Sardegna. La giunta Solinas, in accordo con le ultime indicazioni emanate a livello nazionale, ha aggiornato le disposizioni in materia di accesso alle strutture sanitarie e socio-sanitarie dell'isola, gli indirizzi sulla gestione dei ricoveri delle persone positive al Covid e la programmazione dei posti letto dedicati negli ospedali.
Secondo le nuove disposizioni, per accedere ai pronto soccorso non sarà più obbligatoria l'esecuzione di un test antigienico o molecolare, che potrà comunque essere richiesto a seconda delle circostanze, riservando l'indagine con tampone molecolare per i casi negativi al test antigienico che manifestino sintomi respiratori acuti o ai soggetti immunodepressi. Test sempre previsto per i pazienti, che necessitano di ricovero, programmato o richiesto in seguito all'accesso al pronto soccorso: in caso di positività al tampone e in assenza di sintomi da Covid il ricovero potrà avvenire in isolamento respiratorio nel reparto dedicato al trattamento della patologia prevalente per la quale si è richiesta assistenza alla struttura ospedaliera. Qualora i pazienti positivi in isolamento nel reparto superassero il 25% del tasso di occupazione dello stesso reparto, verrà predisposto il trasferimento in reparti multidisciplinari dedicati all'isolamento dei positivi asintomatici o, in assenza di tali spazi ospedalieri, nei posti letto dei reparti Covid riconosciuti nella rete regionale.
Nei reparti di degenza è consentito l'accesso ai familiari e ai visitatori che non abbiano sintomi riconducibili al Covid e non abbiano avuto contatti stretti a rischio. Resta l'obbligo di indossare la mascherina di protezione Ffp2, l'igienizzazione delle mani e la misura della temperatura all'ingresso della struttura. Le direzioni sanitarie avranno comunque facoltà, a seconda delle situazioni specifiche, di modulare e programmare gli accessi dei visitatori, fermo restando che nei reparti di degenza e nei pronto soccorso sarà sempre consentito l'accesso di un accompagnatore o del caregiver in presenza di pazienti minori, disabili, anziani (ultraottantenni) o di donne in gravidanza.
Aggiornate anche le regole per l'accesso alle strutture ambulatoriali del territorio e alle strutture socio-sanitarie. "Oggi- spiega l'assessore regionale alla Sanità, Carlo Doria- la necessità preminente è quella di mantenere e implementare la piena capacità assistenziale dei nostri ospedali per tutte le patologie in qualsiasi circostanza". Gli indirizzi approvati "vanno esattamente in questa direzione: continuare ad assicurare le cure e l'assistenza a tutto campo anche ai pazienti positivi al Covid- sottolinea- garantendo, allo stesso tempo, la sicurezza contro il rischio di diffusione del contagio attraverso l'individuazione di apposite stanze d'isolamento nei reparti o reparti multidisciplinari dedicati". Dopo tanti sacrifici, rimarca l'assessore, "non intendiamo abbassare la guardia, anche in ragione dei rischi rappresentati dalle nuove varianti, ma è più che mai necessario definire un'organizzazione ottimale che garantisca l'efficienza dell'intero sistema sanitario".
- COVID. I SINTOMI DELLA VARIANTE GRYPHON
La variante Gryphon sotto i riflettori: quali sono i sintomi? C'è un rischio di aumento di contagi in Italia. L'aumento dei casi Covid in Cina preoccupa di nuovo il mondo, con Italia e Stati Uniti, tra gli altri Paesi, ad aver introdotto il tampone obbligatorio per chi proviene dal paese asiatico.
Nel mirino degli esperti la sottovariante ricombinante XBB Gryphon, considerata "la più elusiva della pandemia".
Nato dalla ricombinazione di due sottovarianti di Omicron (BA.2.1 e BA.2.1), questo ceppo del virus, detto anche XBB.1.5, sarebbe l'attuale motore dell'escalation dei contagi, poiché sembra avere una maggiore capacità di replicarsi e potrebbe sfuggire ai vaccini attualmente disponibili. Come tutte le mutazioni del virus, si è evoluta per adattarsi e sfuggire agli anticorpi. "Prove preliminari di laboratorio suggeriscono che Xbb sia la variante più immunoevasiva identificata fino ad oggi", ha evidenziato l'Organizzazione mondiale della sanità ad ottobre.
Ma quali sono i sintomi di Gryphon? A un aumento della trasmissione, al momento non sembra corrispondere un cambiamento nella gravità. I sintomi più comuni sono quindi simili alle altre varianti: naso che cola, tosse e mal di gola, segni che possono essere confusi con l'influenza stessa o con un semplice raffreddore. L'unica diagnosi certa può quindi essere data da un tampone. La grande preoccupazione è che Gryphon possa essere molto abile nel superare gli ostacoli immunitari creati dall'immunità vaccinale e quindi possa essere in grado di generare una forma grave della malattia. Al momento in base ai dati, dai primi studi pubblicati, Gryphon non sembra avere particolare aggressività né la forza per diventare dominante.
- COVID USA. TEST NEGATIVO PER CHI ARRIVA DALLA CINA, PASSANDO ANCHE PER IL CANADA
I CDC (Centers for Disease Control and Prevention) degli USA annunciano che introdurrano la richiesta di un test COVID-19 negativo o la documentazione relativa per i passeggeri, che si imbarcano sui voli verso gli Stati Uniti, provenienti dalla Repubblica popolare cinese (RPC) e dalle regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao.
I CDC annunciano questa misura, per rallentare la diffusione di COVID-19 negli Stati Uniti durante l'aumento dei casi di COVID-19 nella RPC, data la mancanza di dati epidemiologici e genomici virali adeguati e trasparenti, riportati dalla RPC. Questi dati sono fondamentali per monitorare efficacemente l'aumento dei casi e ridurre la possibilità di ingresso di una nuova variante preoccupante. CDC continuerà a monitorare la situazione e adeguerà il nostro approccio se necessario.
Le varianti del virus SARS-CoV-2 continuano ad emergere nei paesi di tutto il mondo. Tuttavia, la riduzione dei test e della segnalazione dei casi nella RPC e la condivisione minima dei dati sulla sequenza genomica virale potrebbero ritardare l'identificazione di nuove varianti preoccupanti se si presentano. È stato dimostrato che i test prima della partenza e l'obbligo di mostrare un risultato negativo del test riducono il numero di passeggeri infetti che si imbarcano sugli aerei e contribuiranno a rallentare la diffusione del virus mentre lavoriamo per identificare e comprendere eventuali nuove varianti che potrebbero emergere.
A partire dalle 00:01 ET del 5 gennaio, tutti i passeggeri aerei di età pari o superiore a due anni originari della RPC dovranno sottoporsi a un test (come un test PCR o un autotest dell'antigene somministrato e monitorato da un servizio di telemedicina o da un fornitore autorizzato e autorizzato dalla Food and Drug Administration o dall'autorità nazionale competente) non più di 2 giorni prima della partenza dalla RPC, da Hong Kong o da Macao, e mostrare alla compagnia aerea un risultato negativo del test al momento della partenza.
- Il requisito si applica a questi passeggeri aerei indipendentemente dalla nazionalità e dallo stato di vaccinazione.
- Ciò si applicherà anche alle persone che viaggiano dalla RPC tramite transito in paesi terzi e ai passeggeri in coincidenza attraverso gli Stati Uniti verso altre destinazioni.
- Oltre ad applicare questo requisito ai voli diretti dalla RPC, i passeggeri in transito verso l'aeroporto internazionale di Incheon, l'aeroporto internazionale Pearson di Toronto e l'aeroporto internazionale di Vancouver in viaggio verso gli Stati Uniti dovranno fornire un test COVID-19 negativo se sono stati in la RPC negli ultimi 10 giorni non più di 2 giorni prima della partenza per gli Stati Uniti. Questi tre nodi di transito coprono la stragrande maggioranza dei passeggeri con viaggi originari della RPC e delle regioni amministrative speciali. Continueremo a monitorare i modelli di viaggio, adegueremo il nostro approccio secondo necessità e terremo gli americani informati in modo tempestivo.
- I passeggeri che sono risultati positivi al test più di 10 giorni prima del volo possono fornire la documentazione del recupero da COVID-19 al posto di un risultato negativo del test.
- Le compagnie aeree devono confermare il risultato negativo del test COVID-19 o la documentazione del recupero per tutti i passeggeri prima dell'imbarco o negare l'imbarco al passeggero.
CDC sta inoltre espandendo il programma di sorveglianza genomica, basato sui viaggiatori (TGS), un programma volontario che funge da sistema di allerta precoce per rilevare e caratterizzare varianti nuove e rare del virus che causa COVID-19. TGS raccoglie tamponi nasali anonimi dai viaggiatori internazionali in arrivo su voli selezionati nei principali aeroporti internazionali degli Stati Uniti. Il programma verifica la presenza del virus COVID-19 e, se viene rilevato, sequenzia il genoma del virus per identificare eventuali nuove varianti. Il programma si sta espandendo aggiungendo ulteriori aeroporti (Los Angeles e Seattle), portando il numero totale di aeroporti a sette e il numero di voli settimanali coperti a circa 500 da almeno 30 paesi in tutte le regioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Ciò include circa 290 voli settimanali dalla RPC e dalle aree circostanti.
Il TGS ha dimostrato di superare le lacune nella sorveglianza globale della variante SARS-CoV-2, che si verificano quando molti paesi diminuiscono o interrompono i test e il sequenziamento. Durante le prime settimane dell'ondata di Omicron, TGS ha rilevato due sottovarianti di Omicron, BA.2 e BA.3, e le ha segnalate al database globale settimane prima che venissero segnalate altrove, dimostrando che il programma è in grado di rilevare le varianti in anticipo.
L'approccio delineato, se stratificato con le raccomandazioni CDC esistenti come il mascheramento durante il viaggio, l'automonitoraggio dei sintomi e il test per tre giorni dopo l'arrivo dai viaggi internazionali, contribuirà a rendere i viaggi più sicuri, più sani e più responsabili riducendo la diffusione sugli aerei , negli aeroporti e nelle destinazioni e stare all'erta per qualsiasi potenziale variante emergente. La nostra nuova politica sui test, insieme all'espansione del TGS, contribuirà a proteggere i viaggiatori e la salute e la sicurezza delle comunità americane.
CDC continua inoltre a collaborare con l'OMS e i paesi partner per migliorare la capacità di sequenziamento e migliorare la capacità globale di rilevare nuove varianti.
Questo ordine entrerà in vigore il 5 gennaio 2023, alle 00:01 ET. Ulteriori informazioni saranno rese disponibili da CDC nei prossimi giorni. Per un elenco di test autorizzati, controlla qui.
- COVID, TEST NEGATIVO PER ENTRARE IN SPAGNA DALLA CINA
La Spagna sul Covid ha deciso di adottare la stessa linea dell'Italia rispetto ai viaggiatori provenienti dalla Cina, chiedendo loro un test negativo al coronavirus per poter entrare nel Paese.
La Spagna diventa così il secondo Paese europeo ad aver applicato restrizioni nei confronti degli arrivi dalla Cina, dopo che il presidente Xi Jinping ha deciso di rimuovere la politica del Covid-zero, con un conseguente aumento dei contagi e dei morti legati all'infezione. A questo si è aggiunto il permesso concesso ai cittadini cinesi di tornare a compiere viaggi internazionali.
Al di fuori dell'Unione europea, restrizioni ai viaggiatori provenienti dalla Cina sono state imposte da Stati Uniti, Giappone, India, Taiwan e Corea del Sud.
- COVID ITALIA, PRONTI A RAFFORZARE I MECCANISMI DI SORVEGLIANZA. CIRCOLARE MINISTERO DELLA SALUTE
Covid in Italia, nel periodo invernale 2022-2023 "continueranno tutte le attività di sorveglianza, poiché è verosimile un aumento della pressione sui laboratori sia per la diagnostica, ma anche più in generale sulle reti di sorveglianza virologica, a causa di una maggiore circolazione stagionale dei virus respiratori, è necessario che siano previsti meccanismi di rafforzamento dei sistemi in vigore.
Sarà, infatti, essenziale assicurare un volume di sequenziamento sufficiente per monitorare i virus in circolazione e l’emergenza di nuove varianti virali e una adeguata capacità diagnostica dei laboratori". E' quanto prevede la circolare 'Interventi in atto per la gestione della circolazione del Sars-CoV-2 nella stagione invernale 2022-2023', firmata dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, e dal direttore della Programmazione Stefano Lorusso, ed elaborata con il supporto dell’Istituto superiore di sanità (Iss). "Pertanto, è fortemente raccomandato, per lo meno in contesti d’elezione quali ospedali e pronto soccorso, raccogliere campioni da sottoporre a test molecolare, per garantire in ogni regione e provincia autonoma un numero minimo di campioni da genotipizzare", prosegue il documento.
"L’utilizzo di mascherine è efficace nel ridurre la trasmissione dei virus respiratori e nel caso in cui si documentasse un evidente peggioramento epidemiologico con grave impatto clinico e sul funzionamento dei servizi assistenziali, potrebbe essere indicato il loro utilizzo in spazi chiusi, finalizzato in particolare a proteggere le persone ad alto rischio di malattia grave", si legge ancora nella circolare.
"Nel caso di un eventuale sensibile peggioramento del quadro epidemiologico Covid - continua la circolare -, si potrà valutare l’adozione temporanea di altre misure, come il lavoro da casa o la limitazione delle dimensioni degli eventi che prevedono assembramenti".
Per la stagione invernale 2022-2023, "si ritiene indispensabile che i servizi sanitari regionali verifichino, e, se necessario, rafforzino il proprio stato di preparazione al fine di fronteggiare un eventuale aumento della domanda di assistenza per i casi di infezione da Sars-CoV-2", raccomanda la circolare. Il ministero sottolinea l'importanza "che l’assetto organizzativo dei servizi sanitari dedicati al Covid-19 (con particolare riferimento alle dotazioni di posti letto ospedalieri) dovrà seguire dinamicamente gli andamenti della relativa domanda e della situazione epidemiologica, per limitare le ricadute della gestione della pandemia sulle cure di patologie diverse dal Covid-19 e sulle liste d’attesa per le prestazioni programmate".
In particolare si raccomanda la verifica "della dotazione di posti letto in ricovero ordinario (area medica Covid) e in regime di terapia intensiva/sub-intensiva dedicati e da dedicare a pazienti Covid-19, da individuare ed attivare con modalità flessibile in base alla domanda; la disponibilità e corretta applicazione di protocolli ospedalieri formalizzati per la gestione in sicurezza dei pazienti (ricoverati a causa delle manifestazioni cliniche di Covid-19; ricoverati per altre cause presso reparti di diversa competenza nosologica e risultati positivi alla ricerca del virus Sars-CoV-2); la disponibilità e corretta applicazione di protocolli ospedalieri formalizzati per la disinfezione e sanificazione degli ambienti di soggiorno dei pazienti positivi alla ricerca del virus Sars-CoV2; l' approvvigionamento - prosegue il documento - di materiali di consumo, strumentazione, dispositivi, diagnostici, farmaci, vaccini; la disponibilità di personale sanitario formato e continuamente aggiornato, che possa supportare i reparti ospedalieri e i servizi territoriali nel caso di un aumento del numero di casi tale da superare l’attuale capacità dei sistemi assistenziali e dei Dipartimenti di Prevenzione".
Sebbene l'evoluzione della pandemia sia allo stato attuale imprevedibile, il nostro Paese deve prepararsi ad affrontare un inverno in cui si potrebbe osservare un aumentato impatto assistenziale attribuibile a diverse malattie respiratorie acute, prima fra tutte l’influenza, e alla possibile circolazione di nuove varianti di Sars-CoV-2, determinato anche dai comportamenti individuali e dallo stato immunitario della popolazione", le conclusioni della circolare.
I tecnici evidenziano "la necessità di intensificare il sequenziamento al fine di raggiungere una numerosità sufficiente a identificare l’eventuale circolazione di nuove varianti. È particolarmente importante evitare la congestione delle strutture sanitarie, limitando l’incidenza di malattia grave da Covid-19 e le complicanze dell’influenza nelle persone a rischio, proteggendo soprattutto le persone più fragili".
- COVID, TAMPONI PER CHI ARRIVA DALLA CINA IN ITALIA FINO AL 31 GENNAIO
L'ordinanza firmata dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, sull'obbligo di tamponi anti-Covid per i passeggeri che arrivano dalla Cina sarà in vigore fino al 31 gennaio 2023. E' quanto si legge nel testo del provvedimento.
L'ordinanza prevede inoltre, ai fini dell'identificazione e del contenimento della diffusione di possibili varianti del virus Sars-CoV-2", per "tutti i soggetti in ingresso dalla Cina l'obbligo di presentazione al vettore all'atto dell'imbarco, e a chiunque sia deputato ad effettuare i controlli, della certificazione di essersi sottoposti, nelle 72 ore antecedenti l'ingresso nel territorio nazionale, ad un test molecolare, o, nelle 48 ore antecedenti, ad un test antigenico effettuati per mezzo di tampone con risultato negativo".
L'ordinanza prescrive inoltre l'"obbligo di sottoporsi ad un test antigenico, da effettuarsi per mezzo di tampone, al momento dell'arrivo in aeroporto, ovvero, qualora ciò non fosse possibile, entro 48 ore dall'ingresso nel territorio nazionale presso l'azienda sanitaria locale di riferimento". E "in caso di esito positivo del test antigenico", c'è l'"obbligo di sottoporsi immediatamente ad un test molecolare ai fini del successivo sequenziamento e ad isolamento fiduciario nel rispetto della normativa vigente". Isolamento che terminerà dopo tampone negativo.
"A condizione che non insorgano sintomi di Covid-19, le disposizioni di cui comma 1 del presente articolo non si applicano ai minori di 6 anni, ai membri dell'equipaggio e al personale viaggiante dei mezzi di trasporto di persone e merci, ai funzionari e agli agenti, comunque denominati, dell'Unione europea o di organizzazioni internazionali, agli agenti diplomatici, al personale amministrativo e tecnico delle missioni diplomatiche, ai funzionari e agli impiegati consolari, al personale militare, compreso quello in rientro dalle missioni internazionali, e delle Forze di Polizia, al personale del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e dei Vigili del fuoco nell'esercizio delle loro funzioni", si dispone inoltre nell'ordinanza.
- COVID ITALIA, SCENDE INDICE RT, RICOVERI E TERAPIA INTENSIVA
Nuovi dati sul covid in Italia dal monitoraggio settimanale di Istituto Superiore di Sanità e ministero della Salute. Tra le note principali, l'indice Rt che scende a 0,91, l'incidenza che cala a 233 contagi ogni 100mila abitanti, la discesa dell'occupazione di posti letto in area medica (13,7%) e nelle terapie intensive ( 3,1%). E' una, inoltre, la regione a rischio alto, quattro quelle a rischio moderato, 16 basso.
CALA L'INCIDENZA - Cala ancora questa settimana l'incidenza di Covid in Italia. Il dato a livello nazionale è pari a 233 casi ogni 100mila abitanti nel periodo 16-22 dicembre, contro 296 casi su 100mila nel periodo 9-15 dicembre, indica il monitoraggio di Istituto superiore di sanità e ministero della Salute.
GIÙ INDICE RT - L'indice di trasmissibilità di Covid in Italia resta sotto la soglia epidemica di 1 e continua il suo calo. Nel periodo 30 novembre-13 dicembre, l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,91 (range 0,83-0,97), in qualifica rispetto al dato della settimana precedente (0,98). Anche l'indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è in condizioni e sotto la soglia epidemica: è anch'esso pari a 0,91 (0,88-0,94) al 13 dicembre, rispetto al dato di 0,98 della settimana scorsa (al 6 dicembre).
SCENDONO I RICOVERI - Si inverte l'andamento dei ricoveri Covid nelle aree mediche degli ospedali italiani e continua anche se lieve la discesa delle terapie intensive. A livello nazionale, infatti, il tasso di occupazione in area medica non risulta più in aumento: scende al 13,7% (rilevazione giornaliera del ministero della Salute al 22 dicembre), rispetto al 14,8% del 15 dicembre. Il tasso di occupazione in terapia intensiva scende leggermente al 3,1% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 22 dicembre), dal 3,2% rilevato al 15 dicembre.
UNA REGIONE A RISCHIO ALTO - Migliora in Italia la valutazione del rischio Covid per diverse regioni. Questa settimana resta sempre una sola regione classificata a rischio alto, per molteplici allerte di resilienza; e scendono a 4 (da 10) quelle a rischio moderato. Mentre salgono a 16 le classificate a rischio basso (erano 10 la settimana scorsa). Nove regioni/provincie autonome riportano almeno un'allerta di resilienza; 2 regioni/pa riportano molteplici allerte di resilienza.
- TUMORE COLON RETTO, SCREENING FERMO PER COVID E METASTASI SALGONO DELL' 8,6%
Il Covid ha fermato tutto, anche i progetti di screening contro i tumori. E i tumori si sono 'fatti largo': il cancro del colon retto ha registrato un +8,6% di metastasi durante l'emergenza Covid.
Lo ha accertato uno studio dell'Irccs Policlinico di Sant'Orsola e dell'Università di Bologna, il primo che prova l'aumento di diagnosi avanzate in pazienti trattati durante l'emergenza Covid causa dello stop temporaneo ai progetti di screening. E dice che, senza programmi di prevenzione, si rischia un aumento di circa 4.500 pazienti diagnosticati con metastasi a distanza. "I programmi di screening nazionali e regionali si confermano alleati sui quali puntare sempre di più", tira dunque le somme il Policlinico.Nello studio, pubblicato sulla rivista Jama Network Open, per indagare gli effetti del rallentamento e temporanea sospensione dei programmi di screening durante le fasi più acute dell'emergenza Covid, si sono studiati e comparati dati e risultati oncologici di pazienti sottoposti a chirurgia per cancro colon rettale, sia prima che dopo la pandemia (da gennaio 2018 a dicembre 2021). Ovvero, quasi 18.000 pazienti curati in 81 ospedali italiani.
E così "abbiamo documentato un tasso di tumori colorettali con stadio avanzato significativamente più alto tra i pazienti trattati durante il periodo dell'emergenza Covid-19", racconta Matteo Rottoli, chirurgo dell'unità operativa complessa di chirurgia del tratto alimentare del Sant'Orsola, docente al Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell'Alma Mater e coordinatore del progetto di ricerca. In particolare, c'è stato un aumento dell'8,6% di pazienti affetti da metastasi a distanza, che corrisponde allo stadio del tumore più avanzato.
"Il nostro studio è il primo in letteratura a confermare un rischio che prima era solo stimato".
Lo studio del Policlinico di Bologna, continua Rottoli, "ci impone attenzione perché è verosimile che questo trend si consolidi anche negli anni a venire". I dati, infatti, possono essere contestualizzati considerando che in Italia si stimano ogni anno circa 50.000 nuove diagnosi. Se i risultati dello studio si riflettessero sull'andamento della popolazione generale, ci si potrebbe attendere un aumento di circa 4.500 pazienti diagnosticati con metastasi a distanza. "Una proiezione che conferma la validità dei programmi di screening e la necessità di ampliare la loro pianificazione a quanti più cittadini è possibile. Soprattutto in casi di malattie come il cancro del colon retto, dove il programma di screening consente e ha l'obiettivo di diagnosticare il cancro in uno stadio precoce, oppure quello di rimuovere le lesioni precancerose", evidenziano i ricercatori del Sant'Orsola. In sua assenza la malattia viene diagnosticata solo quando sintomatica, quindi in uno stadio più avanzato.
Tutti i sistemi sanitari del mondo, del resto, sono stati colpiti duramente dall'emergenza Covid dovendo indirizzare le risorse sul trattamento dei pazienti affetti dal virus, e sospendendo gli screening per ragioni di sicurezza, compreso quello del cancro colon rettale. Il quarto rapporto sui ritardi accumulati dai programmi di screening italiani, ad esempio, ha documentato una riduzione del 34,3% (in Emilia-Romagna è solo del -2,6%) degli esami di screening eseguiti tra gennaio 2020 e maggio 2021 rispetto al periodo precedente.
"Le cause di questo importante aumento di casi- conclude Rottoli- si possono cercare, oltre che nella sospensione dei programmi di screening, anche nella riluttanza che molti dei pazienti hanno avuto nel cercare cure mediche durante il periodo di emergenza e nella riduzione delle attività ambulatoriali e chirurgiche". Per quanto riguarda i dati relativi al territorio metropolitano di Bologna, il programma di screening -pur avendo registrato un arresto nei mesi più caldi della pandemia- ha ampiamente recuperato la sua efficacia. Nell'area metropolitana di Bologna, i dati relativi al 2022 dell'Ausl "sono molto incoraggianti: la prevenzione ricomincia a correre". Per il tumore del colon retto, infatti, i dati aziendali mostrano il superamento dell'obiettivo regionale sulla progressione degli inviti: l'Ausl di Bologna ha raggiunto il 99,2% della popolazione da invitare rispetto ad una media regionale del 93,8%.
"Non si registra dunque alcun ritardo di chiamata e, grazie al coinvolgimento delle farmacie anche nel corso dei mesi estivi, tra i tre percorsi di screening è quello che ha risentito in misura minore del ritardo di invito causato dall'emergenza pandemica, raggiungendo una percentuale di adesione allo screening del 55,9% (rispetto alla media regionale pari al 52,2%)", evidenzia il Policlinico. Questi risultati "sono l'esito di una riorganizzazione dei percorsi di screening che, nello specifico, grazie alla convenzione con le farmacie ha consentito di estendere il funzionamento del percorso di screening anche durante i mesi estivi di luglio ed agosto. In passato, questi ultimi mesi erano stati esclusi dall'attività per difficoltà legate alla conservazione del campione con le alte temperature, mentre a seguito di tale riorganizzazione è stato possibile mettere in sicurezza il percorso di consegna del kit e di ritiro del campione attraverso un tracciamento informatico, garantendone la qualità attraverso il mantenimento della catena del freddo".
- Covid-19 pediatrico, identificate varianti genetiche alla base dei casi piu' severi nei bambini
A seguito dell’esposizione di uno stesso microrganismo vi sono soggetti resistenti che sviluppano infezioni asintomatiche o paucisintomatiche, e soggetti che sviluppano infezioni gravi e potenzialmente letali. Studi di genomica umana hanno dimostrato che alcune infezioni respiratorie gravi (ad esempio Rhinovirus, polmonite influenzale), possono avere una causa genetica, specialmente in soggetti in cui non sono note condizioni predisponenti.
Anche nel corso della pandemia da COVID-19 si è osservata una variabilità del quadro clinico da infezione da SARS-CoV-2, suggerendo che anche in questo caso possa essere implicata un’influenza di fattori genetici umani nella risposta al virus. In particolare in ambito pediatrico, sebbene nella maggior parte dei casi i bambini con infezione da SARS-CoV2 abbiano forme meno gravi rispetto all’adulto, si è osservato che circa lo 0.6% dei bambini ha mostrato un quadro clinico caratterizzato da una severa risposta infiammatoria multisistemica, denominata Multisystem Inflammatory Syndrome in Children o MIS-C. E’ stato pertanto ipotizzato che fenotipi estremi della malattia da SARS-Cov2, come la MIS-C, possano essere spiegabili con maggiore probabilità da un difetto genetico della risposta antivirale.
Lo studio pubblicato su Science ha visto coinvolti numerosi paesi e istituti aggregati in differenti consorzi: l’Ospedale dei Bambini Buzzi e l’Università degli Studi di Milano si sono aggregati al consorzio internazionale Covid Human Genetic Effort con lo scopo diidentificare il meccanismo alla base dell’ampia variabilità individuale delle risposte immunitarie protettive contro i microrganismi in corso di infezione primaria.
I ricercatori hanno esplorato, mediante sequenziamento dell’esoma, errori congeniti dell’immunità alla base di forme gravi di COVID-19 e nello specifico nelle forme di MIS-C in soggetti pediatrici precedentemente sani.
I primi risultati ottenuti studiando un ampio campione di bambini che presentavano MIS-C hanno permesso di identificare varianti deficitarie recessive sui geni OAS1, OAS2 o RNASEL (implicati nell’attivazione della OAS–RiboNuclease L, OASRNase L), coinvolti nell’immunità innata e responsabili di MIS-C in cinque bambini - non imparentati tra loro-, l’1% della popolazione totale studiata.
Le cellule carenti di OAS-RNase L mostrano risposte infiammatorie eccessive in risposta all’infezione di SARS-CoV-2.
“I risultati suggeriscono che tali deficit possano influenzare le risposte antivirali anche nelle cellule di altri tessuti danneggiati durante il MIS-C, come cardiomiociti, enterociti e cellule endoteliali. Ampliare le conoscenze sulla patogenesi della malattia e del danno d’organo indotto, permetterà di definire percorsi di cura personalizzati. I prossimi passi della ricerca prevedono ulteriori studi genetici e funzionali per definire nuove varianti patogenetiche responsabili di forme gravi di malattia“ commenta il Prof. Gian Vincenzo Zuccotti, dell’Università Statale di Milano e primario del Dipartimento di Pediatria all’Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano, coinvolto nello studio con i Pediatri del suo team.
- Covid, oltre 540 lignaggi discendenti e 61 ricombinanti di Omicron
La variante Omicron 5 di Sars-CoV-2 e i suoi discendenti perdono terreno nel mondo. A insidiarli è la famiglia di Omicron 2, che ora cresce spinta dal suo sottolignaggio di punta, Centaurus per i social, cioè BA.2.75 e affini.
C'è movimento in casa Omicron, anche se BA.5 con i suoi 'figli' continua a essere dominante a livello globale: rappresenta il 68,4% delle sequenze virali inviate alla banca dati Gisaid nella settimana 48 (dal 28 novembre al 4 dicembre), ma la prevalenze di questi lignaggi sta diminuendo. A tenere alta Omicron 5 è Cerberus, BQ.1 e figli, che è al 42,5%. Ma gli ultimi dati disponibili vedono in particolare BA.2 rialzare la testa insieme ai suoi discendenti, principalmente a causa di Centaurus e figli: insieme ora sono in aumento e rappresentano il 12,6% delle sequenze depositate nella settimana monitorata dall'Organizzazione mondiale della sanità.
BA.4 e i suoi lignaggi sono in declino, con una prevalenza che si attesta a 1,2% alla settimana 48. Le sequenze non assegnate (presumibilmente Omicron) rappresentavano il 12,2%, mentre la voce 'altri lignaggi' pesa per il 5,9%. Questo il quadro che emerge dall'ultimo aggiornamento settimanale su Covid, pubblicato dall'Oms. A livello globale, fa notare l'Agenzia Onu per la salute, ci sono "6 varianti attualmente sotto monitoraggio che" hanno in mano la situazione e "rappresentano il 72,9% della prevalenza alla settimana 48". Questi mutanti "hanno sostituito precedenti lignaggi discendenti di BA.5: sono BQ.1 (42,5%), BA.5 con una o più fra 5 mutazioni (13,4%), BA.2.75 (9,8%), il ricombinante XBB 'Gryphon' (6,1%), BA.4.6 (1%) e BA.2.30.2 (0,1%).
Sulla base delle evidenze attualmente disponibili, "non c'è indicazione di una maggiore gravità associata a queste varianti sotto monitoraggio rispetto ai precedenti lignaggi Omicron", ribadisce l'Oms che nel precedente aggiornamento aveva anche fatto il punto sull'evoluzione delle varianti discendenti di Omicron, evidenziando che questa 'versione' super affollata di Sars-CoV-2 "continua a mostrare una diversificazione genetica e ha portato" ormai "a più di 540 lignaggi discendenti e più di 61 ricombinanti. Tuttavia, solo alcuni di questi continuano ad aumentare in prevalenza, mentre altri rimangono solo a pochi rilevamenti".
La variante Omicron 5 di Sars-CoV-2 e i suoi discendenti perdono terreno nel mondo. A insidiarli è la famiglia di Omicron 2, che ora cresce spinta dal suo sottolignaggio di punta, Centaurus per i social, cioè BA.2.75 e affini.
C'è movimento in casa Omicron, anche se BA.5 con i suoi 'figli' continua a essere dominante a livello globale: rappresenta il 68,4% delle sequenze virali inviate alla banca dati Gisaid nella settimana 48 (dal 28 novembre al 4 dicembre), ma la prevalenze di questi lignaggi sta diminuendo. A tenere alta Omicron 5 è Cerberus, BQ.1 e figli, che è al 42,5%. Ma gli ultimi dati disponibili vedono in particolare BA.2 rialzare la testa insieme ai suoi discendenti, principalmente a causa di Centaurus e figli: insieme ora sono in aumento e rappresentano il 12,6% delle sequenze depositate nella settimana monitorata dall'Organizzazione mondiale della sanità.
BA.4 e i suoi lignaggi sono in declino, con una prevalenza che si attesta a 1,2% alla settimana 48. Le sequenze non assegnate (presumibilmente Omicron) rappresentavano il 12,2%, mentre la voce 'altri lignaggi' pesa per il 5,9%. Questo il quadro che emerge dall'ultimo aggiornamento settimanale su Covid, pubblicato dall'Oms. A livello globale, fa notare l'Agenzia Onu per la salute, ci sono "6 varianti attualmente sotto monitoraggio che" hanno in mano la situazione e "rappresentano il 72,9% della prevalenza alla settimana 48". Questi mutanti "hanno sostituito precedenti lignaggi discendenti di BA.5: sono BQ.1 (42,5%), BA.5 con una o più fra 5 mutazioni (13,4%), BA.2.75 (9,8%), il ricombinante XBB 'Gryphon' (6,1%), BA.4.6 (1%) e BA.2.30.2 (0,1%).
Sulla base delle evidenze attualmente disponibili, "non c'è indicazione di una maggiore gravità associata a queste varianti sotto monitoraggio rispetto ai precedenti lignaggi Omicron", ribadisce l'Oms che nel precedente aggiornamento aveva anche fatto il punto sull'evoluzione delle varianti discendenti di Omicron, evidenziando che questa 'versione' super affollata di Sars-CoV-2 "continua a mostrare una diversificazione genetica e ha portato" ormai "a più di 540 lignaggi discendenti e più di 61 ricombinanti. Tuttavia, solo alcuni di questi continuano ad aumentare in prevalenza, mentre altri rimangono solo a pochi rilevamenti".
- COVID. ISS, TELEFONO VERDE MALATTIE RARE, QUASI 10MILA CONTATTI IN PANDEMIA
Dal 10 marzo 2008 al 31 dicembre 2021 il Telefono Verde Malattie Rare (Tvmr) ha ricevuto oltre 36.600 telefonate, rispondendo a più di 60.000 quesiti.
Oltre un quarto dei contatti ricevuti in questi 14 anni di attività si sono concentrati nel periodo compreso tra gennaio 2019 e dicembre 2021, con un costante incremento delle telefonate, passate da 2.206 nel 2019 a quasi il doppio nel 2021 (4.075). Complice la pandemia da Covid-19, durante la quale le persone con malattie rare hanno vissuto una emergenza nell'emergenza. La mancanza di continuità assistenziale sanitaria e socio-sanitaria, dovuta anche all'interruzione improvvisa di terapie e controlli, ha causato, infatti, non solo senso di smarrimento, ma anche peggioramenti delle condizioni cliniche.
Nel triennio oggetto di una dettagliata analisi, pubblicata sul Bollettino epidemiologico nazionale (Ben) dell'Istituto superiore di sanità (Iss), le persone che hanno contattato il servizio sono state 9.342, per un totale di 17.440 quesiti. Nel 90% dei casi, le richieste sono pervenute per via telefonica, in minor misura via e-mail (9,1%) e, a partire dal 2020, anche tramite messaggi privati sulle pagine Facebook e Instagram del Tvmr (0,9%). L'analisi traccia un preciso identikit dell'utente. Nel 67,5% dei casi sono state le donne a rivolgersi al servizio, nel 32,3% gli uomini. Premettendo che nel 37% dei casi le persone preferiscono non dire quanti anni hanno, la distribuzione per classi di età evidenzia che il servizio è contattato più di frequente da persone tra 41 e 60 anni. Sebbene molte malattie rare insorgano in età pediatrica, i quesiti riguardano solo per il 12,6% bambini e ragazzi sotto i 18 anni. A contattare il servizio è stato il paziente stesso (56,4%), spesso un familiare (29,1%). Si segnala un piccolo numero di pazienti (1,4%) che dall'estero desiderano venire in Italia per cure specialistiche. Si rileva un 8,2% che chiede informazioni per strutture sanitarie al di fuori del proprio territorio regionale: nell'86,1% dei casi rimanendo in Italia, nel 7,6% spostandosi all'estero.
Il 6,2% è costituito da cittadini stranieri che desiderano accedere ai servizi italiani. Il 2,9% dei pazienti, invece, è già seguito presso un centro clinico extra regionale rispetto al luogo di residenza. Sul fronte della distribuzione geografica, le percentuali più elevate (26,8%) afferiscono al centro Italia (in particolare al Lazio, 17,9%) e al sud (22,7%), soprattutto Puglia e Campania, rispettivamente 7,6% e 7%. Il 13,1% chiama dalle isole, ma la Sicilia raggiunge da sola l'11,4%. Per quanto riguarda il settentrione, le regioni più rappresentate sono quelle del nord-ovest (18,4%) vs il 12,2% del nord-est. Pochi i contatti dall'estero, 0,7%. Per ogni contatto telefonico, i quesiti posti sono spesso multipli e riguardano varie aree, che vanno dall'assistenza sanitaria a quella sociale. I bisogni informativi maggiori si concentrano sulla ricerca di un centro ospedaliero esperto, afferente alla Rete nazionale delle malattie rare che possa fare una diagnosi o una presa in carico o ancora su strutture territoriali che possano soddisfare i bisogni assistenziali, come i centri di riabilitazione. Altro tema ricorrente è quello dei benefici assistenziali, che si traduce nella richiesta sull'esistenza di un codice di esenzione dal costo del ticket e sulle eventuali procedure per ottenerlo (26,4%).
Il 17% dei quesiti verte sulla richiesta di consulenza genetica. Il 10,3%, infine, riguarda i benefici sociali, in particolare informazioni su invalidità civile e Legge 104/92. Tuttavia, nel primo anno di emergenza sanitaria legata al Covid-19, si è registrato un forte incremento (23,9%) delle richieste in quest'area e parallelamente i quesiti riguardano quasi unicamente agevolazioni e misure di tutela in ambito lavorativo per i lavoratori 'fragili'. Alle malattie rare per le quali il servizio viene contattato si aggiungono le condizioni rare senza una diagnosi, le cui segnalazioni nel triennio sono state 321, ovvero il 3,5% dei pazienti.
La pandemia da Covid-19 ha ribadito ancora una volta che le informazioni ricoprono un ruolo centrale per costruire responsabilità e fiducia tra la comunità e le istituzioni e che i servizi al cittadino devono continuamente adattarsi alle esigenze emergenti dal contesto storico attuale. In un'epoca in cui le piattaforme web mettono in contatto una enorme quantità di persone, inclusi operatori sanitari e pazienti, e in tutto il mondo la comunicazione professionale e sanitaria sulle Mr utilizza sempre più i social media, le linee telefoniche di assistenza sembrano rappresentare una fonte sicura di informazioni convalidate. Sono, inoltre, servizi accessibili, flessibili e capaci di promuovere un'alfabetizzazione sanitaria contribuendo da un lato a responsabilizzare le persone su diversi aspetti legati alle loro decisioni connesse alla salute, permettendo dall'altro di raccogliere le necessità concrete di cittadini con Mr, delle loro famiglie, dei professionisti coinvolti in tale ambito, individuando al contempo criticità e aree deficitarie sulle quali poter riflettere e rimodulare gli interventi.
- COVID ITALIA. RESTA OBBLIGO MASCHERINA IN OSPEDALE, STRUTTURE SANITARIE E RSA
L'obbligo di indossare le mascherine in ospedali, strutture sanitarie e Rsa, in scadenza il 31 dicembre, "sarà riprorogato, almeno fino a primavera". Lo ha annunciato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ospite di Adnkronos Live.
"Una delle poche cose che mi ha un po' infastidito da quando sono diventato ministro - afferma - è che qualcuno ha scritto, e continua ancora oggi a farlo, che volevamo togliere questo obbligo e poi ci abbiamo ripensato. Non ci abbiamo mai ripensato. Non abbiamo tolto l'obbligo - rimarca Schillaci - e lo riprorogheremo: indossare le mascherine in ospedale è una forma di rispetto verso i pazienti più deboli". Il ministro sta discutendo la questione con gli esperti e a breve, dunque, arriverà la proroga dell'obbligo.
- COVID CINA, RISCHIO DI 1 MILIONE DI MORTI SENZA VACCINI E ANTIVIRALI
L'improvvisa rinuncia di Pechino alla politica 'Zero Covid' potrebbe comportare il rischio di un altissimo numero di vittime per la malattia, fino a circa un milione di morti. L'ipotesi è contenuta in un nuovo studio realizzato da tre professori di Hong Kong, divulgato su Medrxiv e citato dalla 'Cnn'.
Per circa 3 anni, il governo cinese ha imposto rigidi lockdown, quarantene centralizzate, test di massa e rigorosi tracciamenti per seguire l'andamento del virus. Poi, di fronte al dilagare delle proteste contro misure di contenimento che hanno avuto pesanti ripercussioni sull'economia e sulla vita quotidiana, questa strategia è stata abbandonata. L'allarme sul rischio del dilagare dei contagi è legato al fatto che l'improvvisa revoca delle misure non segue l'adozione di campagne di vaccinazione degli anziani o potenziamento delle capacità di ricovero negli ospedali o incrementi delle scorte di antivirali. In queste condizioni, la riapertura su scala nazionale potrebbe provocare fino a 684 morti per milione di abitanti, stando alle proiezioni realizzate da tre professori di Hong Kong. Se si considera che la popolazione cinese conta 1,4 miliardi di persone, le vittime potrebbero raggiungere il numero di 964mila.
Questo scenario catastrofico, osservano gli autori dello studio, potrebbe essere evitato se la Cina rafforzasse la sua politica vaccinale e ricorresse agli antivirali. Con una copertura vaccinale dell'85% (quarta dose) e il ricorso agli antivirali nel 60% dei casi, il numero dei decessi potrebbe scendere del 26-35%, stando allo studio.