• Ven. Mag 23rd, 2025

“La Federazione chiede che i lavori della presente Commissione possano includere la necessità di investire sulla professione ostetrica nei centri di oncofertilità, in quanto l’ostetrica è una risorsa professionale con un ruolo sia di case manager sia di assistenza integrata nell’equipe di specialisti previsti nei centri stessi.

L’ostetrica si distingue infatti proprio per la sua versatilità, rispondendo con competenza, tempestività ed efficacia ai bisogni delle donne e delle famiglie che affrontano un percorso di patologia oncologica e di preservazione della fertilità, garantendo un’assistenza competente, qualificata, normata e personalizzata”.

Così Nadia Rovelli, vicepresidente della Federazione Nazionale degli Ordini della professione di Ostetrica (FNOPO), in audizione oggi in Commissione Affari Sociali della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui Centri di oncofertilità. “L’ostetrica, all’interno di un centro di oncofertilità, ha un counselling mirato proprio alla preservazione della fertilità- ha proseguito Rovelli- per cui permette di coordinare le diverse professionalità e risorse, di fornire un’assistenza personalizzata alle donne e di raccogliere tutta una serie di esigenze; ma è anche in grado di favorire la comunicazione tra tutti gli specialisti diversi all’interno dell’equipe del centro di oncofertilità e di rafforzare una relazione di fiducia con la donna, favorendo anche un’aderenza maggiore alle terapie”.

Pertanto, l’obiettivo primario che la Federazione vuole sostenere, è quello di “includere sicuramente la professione ostetrica tra gli specialisti già elencati nel documento di premessa, identificandola proprio come una professionista con cui la donna ha un contatto accessibile e tempestivo, ma soprattutto per mettere in atto quella stessa assistenza che l’ostetrica già fa nei centri di procreazione medicalmente assistita”. La possibile comparsa di sterilità e infertilità secondaria ai trattamenti onco-proliferativi, ha intanto spiegato la vicepresidente della Fnopo, e “tutto il disagio correlato alla salute sessuale e riproduttiva, è sempre più una criticità e un ambito di assistenza della professione ostetrica, perché è noto che l’età mediana della prima gravidanza si sta sempre spostando più in là, per cui sta aumentando casisticamente il numero delle donne che ricevono prima purtroppo una diagnosi di una patologia oncologica rispetto invece ad una diagnosi di gravidanza in corso”.

Tutto “l’ambito di complessità dell’evoluzione dell’età fertile della donna e tutta la serie di patologie che purtroppo si stanno sempre più riscontrando nell’ambito dell’età riproduttiva- ha quindi evidenziato- ha fatto sì che l’ostetrica abbia ampliato negli ultimi anni le proprie competenze e il proprio ambito di responsabilità professionale, dedicandosi anche alla sfera delle patologie oncologiche delle donne, soprattutto delle patologie oncologiche-ginecologiche. Per questo troviamo l’ostetrica nei centri di procreazione medicalmente assistita, ma anche in alcune realtà virtuose che hanno già attivato dei centri di oncofertilità, dove l’ostetrica sta svolgendo un ruolo di ‘case manager’. Questo vuol dire che l’ostetrica, in quanto figura competente della salute sessuale e riproduttiva e delle patologie che incorrono nella sfera riproduttiva della donna, ha proprio un ruolo specifico di coordinamento degli interventi, affinché siano sempre più tempestivi”, ha concluso.

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