• Mer. Mag 1st, 2024

MEDICI ITALIANI I PIÙ ANZIANI, INFERMIERI POCHI E MAL PAGATI

I medici italiani? Sono i più anziani d’Europa, visto che il 55% supera i 55 anni d’età. Per quanto riguarda la loro presenza sul territorio, se ne contano 4,1 ogni mille abitanti contro i 3,7 della media Ocse e guadagnano in media 105mila dollari contro i 116mila dei colleghi Ocse. Se la passano decisamente peggio gli infermieri: in Italia sono 6,9 ogni 1.000 abitanti contro i 9,9 della media Ocse e guadagnano in media poco meno di 40mila dollari, mentre i colleghi Ocse superano i 50mila.

Sono alcuni dei numeri snocciolati stamane dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, nel corso del convegno “Investire sui professionisti per la tenuta del SSN” che ha inaugurato a BolognaFiere la 23esima edizione di Exposanità (dal 17 al 19 aprile). L’edizione 2024 ha come claim “Ci sta a cuore chi cura” proprio per sottolineare l’impegno della manifestazione per la sanità italiana e i suoi professionisti. Tanto che lo stesso claim è stato declinato per la campagna “Ci sta a cuore il SSN” che Exposanità ha ideato per il 45esimo anniversario del Servizio sanitario nazionale e a cui tutti possono partecipare con contributi scritti o in video. 

Tra i contributi raccolti quello di Sandra Zampa, senatrice Pd ed ex sottosegretario alla Salute: “La pandemia ci ha messo sotto gli occhi non solo la certezza che senza la salute si mette in discussione tutto e tutto vacilla, ma anche quanto vale il Servizio sanitario nazionale, uno scudo a difesa della comunità tutta e di ciascuno di noi”. Oggi, aggiunge Zampa, “dopo le promesse fatte da tutte le forze politiche agli italiani, è nuovamente messo in discussione: dobbiamo mobilitarci per salvarlo e fare in modo che chi verrà dopo di noi sia tutelato e protetto come lo siamo stati noi. Il futuro della nostra comunità dipende dalla forza della nostra battaglia. Un servizio sanitario che funziona è garanzia anche di maggiore coesione sociale”.

Queste invece le parole di Chiara Gibertoni, direttrice generale dell’Irccs Policlinico Sant’Orsola di Bologna: “Mi sta a cuore il Servizio sanitario nazionale perché è uno dei pilastri fondamentali della democrazia che consente di curare chi ha bisogno a prescindere dal reddito”. È “una grande libertà poter contare sul fatto che la propria salute venga tutelata in maniera pubblica e universalistica. Non credo che si troverà qualcuno che si dichiari contrario al Servizio sanitario nazionale, il problema è creare le condizioni perché il sistema si possa sostenere. Quello a cui stiamo assistendo è un impoverimento giorno per giorno, una frammentazione legata a mancati finanziamenti, ai tetti per le aziende sulla possibilità di assumere. C’è uno stillicidio che negli anni ha portato a un impoverimento e oggi siamo davvero a un passo dal perdere il sistema sanitario nazionale”, la chiosa.

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