
Anche per rianimare le persone in caso di arresto cardiaco l’intelligenza artificiale è destinata a prendersi sempre più spazio. I risultati, del resto, già oggi sono “promettenti, soprattutto nella capacità di prevedere un arresto, classificare i ritmi cardiaci e prevedere gli esiti neurologici dopo la rianimazione”. Ad esempio, un assistente virtuale basato sull’intelligenza artificiale è in grado di “riconoscere l’arresto più rapidamente di un operatore umano”.
A spiegarlo sono gli autori di uno studio guidato da Federico Semeraro, rianimatore dell’Ausl di Bologna e presidente dello European resuscitation council (Erc), che ha coordinato un team internazionale di esperti in un’analisi proprio sull’utilizzo dell’IA nel campo della rianimazione cardiopolmonare. La ricerca ha riguardato 197 lavori scientifici pubblicati fino al 2024, mappando per la prima volta in modo sistematico l’applicazione dell’intelligenza artificiale nella gestione dell’arresto cardiaco. Dallo studio emerge come gli algoritmi di IA già oggi sono in grado di raggiungere “prestazioni molto elevate- spiega l’Ausl di Bologna- in alcuni casi superiori al 90% di accuratezza”.
Tecnologie come l’apprendimento automatico, il ‘deep learning’ e il ‘natural language processing’ (Nlp) possono essere usate, ad esempio, per supportare gli operatori delle centrali 118 nel riconoscere precocemente un arresto cardiaco. “Un assistente virtuale basato su Nlp si è dimostrato capace di riconoscere l’arresto più rapidamente di un operatore umano”, sottolinea Andrea Scapigliati, presidente dell’Italian resuscitation council (Irc) e direttore della Cardioanestesia della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. L’adozione reale dell’Ia nella pratica clinica, però, oggi è “ancora limitata”.
La sfida quindi è “integrare questi strumenti nella routine ospedaliera in modo sicuro ed efficace e validarne l’utilità clinica attraverso studi prospettici”, spiega Elena Giovanna Bignami, docente dell’Ateneo di Parma e presidente della Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti). Questo studio, tira dunque le somme Semeraro, “fornisce la base scientifica per portare l’intelligenza artificiale dal laboratorio alla gestione reale di sistema dell’arresto cardiaco”. Il lavoro pone così le basi per le linee guida 2025 dell’Erc sulla rianimazione cardiopolmonare, che “dovranno tenere conto di queste innovazioni per salvare più vite in modo tempestivo ed equo”, sostiene Semeraro.