
Sul fronte della siccità, segnala il report dell’Anbi, persistono nel Mezzogiorno “situazioni drammatiche, in cui le precipitazioni non riescono a ripianare l’enorme deficit idrico”, accumulato nel 2024 ed in cui già ora l’economia agricola soffre a causa delle limitazioni nella distribuzione delle scarsissime riserve idriche accumulate: ne sono esempio la Nurra in Sardegna e la Capitanata in Puglia dove, già ad inizio giugno, sono previsti picchi di 35 gradi, che potrebbero far degenerare una situazione già gravissima.
Nel Foggiano, in particolare, gli invasi trattengono solo 111 milioni di metri cubi (33,4% di riempimento), cioè assai meno dei circa 180 milioni, che l’anno scorso, nonostante una distribuzione accorta, riuscirono a garantire acqua per le campagne solo ad inizio estate per poi destinare inevitabilmente le poche risorse rimaste al consumo potabile. Nel resto delle regioni meridionali in difficoltà, un utilizzo oculato delle già scarse risorse idriche potrà ritardare di qualche settimana il loro esaurimento: in Basilicata, 12 mesi fa, fuoriuscivano dagli invasi quasi 10 milioni di metri cubi d’acqua a settimana, ora meno di tre milioni.
Il gap con il 2024 si sta effettivamente riducendo, ma va ricordato che l’anno scorso, pur con 47 milioni di metri cubi d’acqua in più, molti cittadini videro i rubinetti a secco per settimane e le campagne senz’acqua per mesi. In Sicilia, nelle scorse due settimane, si è registrato un incremento di quasi un milione e mezzo di metri cubi nei volumi d’acqua, trattenuti dalle dighe: un quantitativo minimo (su un volume autorizzato di oltre 700 milioni), ma un segnale d’ottimismo nell’affrontare estate e stagione turistica con invasi riempiti al 54%, quando, negli anni scorsi, già a maggio si assisteva ad un depauperamento costante delle riserve idriche regionali.
In Campania crescono le portate del fiume Volturno, mentre il Garigliano registra evidenti riduzioni. E’ grande invece la preoccupazione per i livelli idrometrici dei laghi nell’Italia centrale, da molti mesi in forte sofferenza. E’ così in Umbria, dove il Trasimeno da circa un anno non riesce neppure a raggiungere la soglia minima vitale, fissata a -1,20 metri: attualmente è stabile a -1,30 cioè oltre 80 centimetri sotto la media storica del periodo. Le portate dei fiumi registrano invece una sostanziale invarianza. Nel Lazio sono quelli dei Castelli Romani, gli specchi lacustri maggiormente in crisi per la riduzione delle altezze idrometriche: questa settimana, il bacino di Nemi ha comunque fatto registrare una crescita di quattro centimetri, mentre quello di Albano resta immobile ad un’altezza di 2,12 metri (fonte: Aubac), che è inferiore di ben 35 centimetri a quella registrata lo scorso anno. Sono invece in aumento i flussi negli alvei fluviali di Tevere e Velino. Nelle Marche sono stabili le altezze idrometriche dei fiumi Potenza, Esino, Sentino, Tronto e Nera; negli invasi artificiali le riserve idriche sono abbondanti (55,45 milioni di metri cubi) e sufficienti a far fronte alle esigenze estive dell’agricoltura. In Toscana calano le portate dei fiumi Arno e Serchio, mentre la Sieve è in crescita e l’Ombrone stabile. Anche in Liguria scendono i livelli idrometrici dei fiumi (Entella, Magra, Vara ed Argentina).
Pure in Emilia-Romagna i livelli idrometrici dei fiumi appenninici, fatta eccezione per la Secchia, vanno abbassandosi: ampiamente sotto media le portate di tutti i fiumi con l’Enza, che scende sotto i valori minimi storici. Il Nord-Est: il Friuli-Venezia Giulia, è stato colpito in questi giorni da fulminei nubifragi con cumulate fino a 70 millimetri di pioggia in un paio d’ore, unitamente a diverse trombe marine, abbattutesi sul territorio. Nel Veneto si registrano aumenti di portata per i fiumi Brenta, Bacchiglione e Muson dei Sassi; in calo il Livenza, che però mantiene flussi abbondantemente sopra la media. In Lombardia il bilancio delle riserve idriche continua a risultare negativo (-8,6%) a causa della poca neve caduta (attualmente restano al suolo 847,4 milioni di metri cubi vale a dire circa il 30% in meno della media ed addirittura il 58% in meno rispetto al 2024); appare evidente che nei mesi più caldi, la regione non potrà affidarsi a questa preziosa riserva idrica, già ora è in fase di rapido discioglimento, tanto che in una settimana si è ridotta di ben 188 milioni di metri cubi (fonte Arpa Lombardia) che, dopo aver riempito soprattutto i grandi bacini lacustri, si disperdono in mare, avendo comunque ristorato i territori.
I grandi laghi del Nord, infatti, sono stracolmi ed i livelli sono ampiamente sopra la media, grazie ad afflussi ancora sovrabbondanti per via di fusione nivale e precipitazioni copiose: Verbano è al 101% di riempimento, Benaco e Sebino al 95%, Lario all’80%. In Piemonte sono in crescita le portate di Tanaro, Stura di Demonte e Stura di Lanzo; diversi episodi di “grandine grossa” si sono registrati sulla regione alla fine della scorsa settimana. In Valle d’Aosta crescono le portate di Dora Baltea (+151% sulla media) e Lys. Infine, flussi in linea o di poco inferiori alla media per il Po: Pontelagoscuro portata di 1929,48 metri cubi al secondo cioè -3,5% rispetto ai valori tipici di maggio.