
“Ci sono proposte di legge che puntano ad inserire l’attività fisica nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), rendendola quindi prescrivibile. Speriamo che si possa arrivare al più presto a renderle operative”. Così il Rettore dell’Università degli Studi di Roma ‘Foro Italico’, Attilio Parisi, nel corso di una intervista rilasciata alla Dire sul tema.
“Ancora oggi i pazienti, quando vengono intervistati- prosegue Parisi- dichiarano che vorrebbero fosse il medico a ‘prescrivere loro’ la giusta quantità di attività fisica da praticare. Quindi è assolutamente importante che i medici siano formati e preparati su questo tema, imparando a conoscere le caratteristiche dell’ allenamento: frequenza, intensità, tipologia e durata”. “Negli ultimi anni sempre più numerose evidenze scientifiche dimostrano come l’attività fisica possa giocare un ruolo molto importante nella prevenzione e nel trattamento di molte patologie, a partire da quelle croniche non trasmissibili- evidenzia il Rettore- e quindi dovrebbe diventare parte integrante della terapia, supportando i pazienti durante il percorso di cura. È fondamentale che siano soprattutto i medici a dare questo tipo di indicazione: devono essere in grado di far capire al paziente che l’attività fisica è una vera e propria arma terapeutica a loro disposizione. Solo per fare un esempio: nei pazienti oncologici fare movimento riduce del 30% le probabilità di una recidiva; al contrario, la sedentarietà porta a un progressivo peggioramento del quadro patologico e di conseguenza a una minore aspettativa di vita”.
Ma cosa fare per cercare di vincere la pigrizia? “Basta poco- risponde il Rettore Parisi alla Dire- è sufficiente un’attività fisica moderata: camminare almeno 30 minuti al giorno potrebbe essere già un primo approccio per cercare di ridurre i danni provocati dalla sedentarietà. Sedersi sul divano dopo una giornata lavorativa di 8 ore trascorsa davanti ad una scrivania è estremamente dannoso: una ricerca pubblicata su ‘The Lancet’ dimostra che tutte le ore di inattività giornaliera (tra lavoro e divano) non sarebbero compensate neppure da un’ora e mezza di attività fisica intensa al giorno. Anche da questo punto di vista è importante che i medici cambino approccio: non devono più chiedere all’assistito solamente se va in palestra, ma soprattutto per quanto tempo è sedentario nell’arco della giornata”. Infine, un consiglio su quando svolgere attività fisica durante l’estate: “Quando fa molto caldo, per esempio, è preferibile correre la mattina presto oppure nel tardo pomeriggio. Ma bisogna essere allenati, altrimenti è meglio camminare ad una velocità che consenta di parlare oppure di canticchiare una canzone, fermandosi ogni tanto per riprendere fiato. Il concetto- conclude Parisi- è quello di non esagerare soprattutto se non si è allenati rispettando la propria condizione fisica per evitare rischi per la salute”.