
La richiesta delle pazienti di medicina estetica è sempre più orientata verso terapie poco invasive, efficaci e con minimo down time. Tra le opzioni a disposizione del medico, i fili di trazione e/o di biostimolazione rappresentano una risposta concreta a queste esigenze.
Negli ultimi anni, sono stati sviluppati fili completamente riassorbibili e con un risultato apprezzabile da 6 a 12 mesi. Tra i più diffusi vi sono quelli in polidiossanone (PDO), un polimero sicuro, efficace e versatile, impiegato in ambito chirurgico da oltre trent’anni. “I fili di Polidiossanone – ricorda Domenico Centofanti, vice presidente della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME), in occasione del Congresso nazionale che si è svolto a Roma – sono essenzialmente di due tipi: lisci o da trazione. I primi, che variano in lunghezza e diametro, vengono posizionati attraverso un ago nel derma, andando a formare una rete a incastro. I secondi vengono inseriti attraverso un ago o a una cannula nel sottocute e possiedono delle piccole ‘barbe o punte’ o dei ‘coni’, lungo tutta la loro lunghezza, che si agganciano ai tessuti, esercitando una leggera trazione, sollevano la cute.
I fili di trazione ad oggi rappresentano un eccellente compromesso tra le procedure chirurgiche e quelle non invasive. Una volta posizionati, risultano completamente invisibili e impalpabili. Il meccanismo d’azione dei fili si basa sulla stimolazione della neo-sintesi di collagene ed elastina, sulla neo- angiogenesi e sull’attivazione del metabolismo tissutale nelle aree circostanti. Nei fili di trazione – prosegue il dottor Centofanti – si aggiunge anche un effetto meccanico diretto: questi, ancorandosi ai tessuti, esercitano un’azione liftante che sostiene la pelle ptosica. L’insieme di questi processi determina un miglioramento dell’idratazione, della viscoelasticità e della compattezza cutanea”. Il risultato, già in parte apprezzabile subito dopo l’impianto, è comunque progressivo e naturale e dopo circa quattro settimane sarà completo. Gli obiettivi sono quello del ringiovanimento cutaneo nel caso dei fili di biostimolazione e quello del ‘lifting non chirurgico’ nel caso dei fili da trazione.
“Come per tutte le procedure di medicina estetica – sottolinea il vicepresidente SIME – il successo terapeutico è determinato dalla corretta selezione della paziente. Per il lifting non chirurgico con fili, il paziente ideale dovrebbe avere un grado di lassità cutanea lieve; in caso contrario, non dovrebbe essere proposta questa procedura”. Non ci sono controindicazioni se l’area è già stata trattata con altre tecniche di medicina estetica. Nel post trattamento si raccomanda di evitare il make up per 24 ore, i massaggi nelle aree trattate per almeno una-due settimane, terapie con fonti di calore sulle aree trattate per almeno 3-4 settimane, l’applicazione del ghiaccio, l’esposizione alla luce solare diretta o l’uso di lettini abbronzanti per circa 2 settimane.
“I fili si confermano un buon presidio terapeutico da poter utilizzare in medicina estetica – dice Emanuele Bartoletti, presidente SIME – Molti passi avanti sono stati fatti nella ricerca di sostanze sempre più sicure ed efficaci nella composizione dei fili che sono state presentate al Congresso. In particolare, si è cercato di aumentare la capacità biostimolante dei fili di trazione che non si limitano più solo a ‘trazionare’ i tessuti, ma anche a stimolare la deposizione di collagene che aiuterà a mantenere il risultato nel tempo e a migliorare la qualità della cute. I fili di trazione si sono dimostrati molto utili anche nella gestione delle iniziali lassità del collo. Infatti, quando la cute inizia ad accumularsi al centro del collo subito sotto al mento, l’inserimento di fili di trazione riesce, su casi selezionati, a spostare verso la parte laterale la cute in eccesso, mettendola nuovamente in tensione nell’area centrale, ricostituendo un buon angolo cervico-facciale tipico dei colli più giovani”.