• Dom. Feb 16th, 2025

Non solo obiettivi militari e purtroppo anche vittime civili. La guerra in Ucraina ha devastato anche l’ambiente naturale, portando alla distruzione di quasi 1.600 chilometri quadrati di foreste nei primi due anni di guerra.

La stima, pubblicata sulla rivista ‘Global ecology and conservation’, nasce da un lavoro di ricerca guidato dall’Alma Mater di Bologna che ha combinato le immagini satellitari delle aree colpite dal conflitto con un sistema di intelligenza artificiale basato sull’apprendimento automatico (machine learning). Da questa analisi emerge come siano andati perduti 808 chilometri quadrati di foreste nel 2022 e altri 772 chilometri quadrati nel 2023, “con danni incalcolabili in termini di perdita di biodiversità e di processi ecosistemici”.

Nel dettaglio, si parla di 180 chilometri quadrati devastati nella regione di Donec’k, 181 chilometri quadrati in quella di Kharkiv, 214 chilometri quadrati nella regione di Kherson, 268 chilometri quadrati nella zona di Kiev e 195 chilometri quadrati nell’area di Luhans’k. Gli studiosi attribuiscono al fuoco gran parte di queste perdite di foreste. Nel marzo del 2022, spiega ad esempio l’Alma Mater, “si sono registrati molti incendi nella regione di Kherson, con le truppe russe che hanno bloccato i tentativi di estinguere le fiamme”. Un altro caso è quello di Capo Kinburn, nella regione meridionale di Mykolaiv, considerato un “prezioso hotspot di biodiversità”. Lì si stima che il fuoco abbia distrutto tra il 20 e il 30% della regione, oggi occupata dall’esercito russo.

“Insieme alle terribili perdite di vite umane, la guerra in Ucraina sta producendo anche pesanti conseguenze ambientali, a partire dalla distruzione di ampi territori coperti da foreste”, conferma Roberto Cazzolla Gatti, docente del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Bologna, che ha guidato lo studio. “I danni in termini di perdita della biodiversità e dei processi ecosistemici, come il filtraggio dell’acqua, la formazione del suolo, la regolazione del clima, sono incalcolabili”.

Per questo, sostiene lo scienziato dell’Alma Mater, “quando finalmente finirà questa guerra, saranno necessarie politiche ambientali urgenti ed efficaci per fermare la perdita di biodiversità, per la riforestazione e per ripristinare gli ecosistemi. Le aree così rimboschite potranno contribuire anche alla creazione di ‘Corridoi ecologici di pace’ e aiutare quindi la smilitarizzazione, creando zone cuscinetto per la costruzione e il mantenimento della pace”, sostiene Cazzolla Gatti.

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