• Mer. Ott 9th, 2024

DEPRESSIONE, 20% IN MENO SE SI INTERVIENE SUI CASI DI SOLITUDINE

“Oggi l’aumento dei casi di malattie psichiche, soprattutto depressione, che si è visto nel post Covid si è fermato. Non accenna tuttavia ancora a diminuire, così come l’isolamento sociale e la solitudine.

Questi sono anzi fondamentali fattori di alto rischio depressivo (1 caso su 5, secondo uno studio su Lancet) e di aumentata mortalità cardiovascolare (del 32% secondo una recentissima metanalisi pubblicata su JAMA), soprattutto nelle donne. Questa riduzione progressiva dei contatti ha provocato un aumento di stress, causato e correlato dalla percezione del pericolo, che aumenta venendo meno il fattore protettivo più importante: la solidarietà. E non a caso nel mondo, in Giappone, in Svezia, in Gran Bretagna, si sono visti istituire ministeri dedicati proprio alla solitudine”.

Con queste parole di Claudio Mencacci, co-presidente della Sinfp e direttore emerito di psichiatria all’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, si è aperto l’altro giorno a Milano il convegno ‘Donne e salute mentale, i disturbi più comuni nell’era dell’imprevedibilità’, organizzato dalla Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e da Fondazione Onda, con il contributo non condizionante di Viatris. Tra le iniziative per sfatare tabù e pregiudizi sulla salute mentale che, ancora oggi, non consentono di parlare liberamente di patologie come ansia, depressione e insonnia, soprattutto tra i più giovani, è anche attiva la campagna ‘Non Sono Solo’ (nonsonosolo.it). Qui si trovano contenuti informativi, educazionali e di supporto sui temi della salute mentale, fornendo alla popolazione gli strumenti di base per riconoscerne i sintomi e confrontarsi con il proprio medico o con lo specialista.

“Anche per le problematiche legate alla solitudine il ‘picco’ di casi di depressione dovuto alle condizioni causate dalla pandemia- ha spiegato ancora Mencacci- non si è abbassato e il numero di casi è rimasto costante anche nel 2023. Si parla sempre di 3 milioni di casi, e di questi 2 milioni riguardano prevalentemente le donne, adolescenti e adulte. Inoltre la depressione è spesso affiancata ad ansia, disturbi dell’alimentazione e del sonno. Anche la solitudine è ormai un chiaro fattore di rischio depressivo. Infine esiste il problema della comorbilità con malattie metaboliche e cardiovascolari”. “Prosegue l’impegno nostro e della Società Italiana di Neuropsico-farmacologia sul tema dei disturbi affettivi di genere- spiega Francesca Merzagora, Presidente di Fondazione Onda- In occasione della Festa della Donna l’obiettivo di questo incontro è tenere acceso il faro su ansia, depressione, disturbo bipolare, insonnia: problematiche di salute mentale che sappiamo riguardare prevalentemente l’universo femminile.

Le origini della depressione femminile in particolare sono complesse e multifattoriali: aldilà di una componente genetica, rivestono un ruolo importante gli ormoni femminili. Le donne, inoltre, tendono anche a vivere con maggior coinvolgimento e più alta risonanza emotiva le relazioni sociali e affettive e ciò le rende più vulnerabili. A questo si aggiunga il ruolo multitasking della donna, oltre a fattori di rischio quali la violenza fisica e psicologica che la espongono pesantemente, soprattutto in particolari fasi della vita”.

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