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VACCINO. SCAGLIONE (NIGUARDA), A SEI MESI CALO ANTICORPI DEL 50-60%

"Dalla nostra analisi abbiamo visto che il calo degli anticorpi a sei mesi è drastico, ma questo non ci chiarisce ancora come agire sulla terza dose, servono mesi per avere dati certi". Sono le parole di Francesco Scaglione, responsabile della farmacologia dell'ospedale Niguarda di Milano, microbiologo e docente all'università degli studi di Milano, che, interpellato dalla Dire, conferma quanto sostenuto dagli esperti americani dei Center for disease control and prevention (CDC) e anche da Anthony Fauci.

Scaglione, che è anche membro della Società italiana di Farmacologia, ha condotto un'analisi della risposta anticorpale su 3000 sanitari del Niguarda, a 14 giorni dalla somministrazione a ciclo completo, a tre mesi, a sei mesi e completerà l'indagine ad un anno dalle due dosi, se prima non interviene la necessità di fare anche una terza dose. "Siamo partiti tra i primi in Italia, a gennaio- spiega il direttore del Niguarda- il nostro obiettivo era conoscere la risposta immunitaria ai vaccini in varie fasi: a 14 giorni, a tre mesi, a sei mesi e ad un anno, su una popolazione sanitaria numerosa ed eterogenea, ci sono infatti sanitari sotto i 30 anni ma anche professionisti sopra i 65".

"A 14 giorni abbiamo visto che la risposta anticorpale arrivava oltre il 90%, eccetto in 4 soggetti che assumono farmaci antisoppressivi; su questa fase sta per essere pubblicato il nostro studio su un'autorevole rivista scientifica", spiega ancora Scaglione. "A tre mesi il calo è stato modesto, nella misura del 10-20%, con pochi casi al 20%. Al controllo a sei mesi però si sono verificate due cose" prosegue lo studioso: "Nel 50-60% dei soggetti il titolo anticorpale si è ridotto tra il 50 e il 60%. Inoltre, nei soggetti vaccinati ma che hanno contratto il Covid senza infezione, sia prima della prima dose sia dopo aver ricevuto il vaccino, la risposta anticorpale è rimasta alta. Questo avvalora, ancora di più, la scelta corretta di dare una sole dose a chi ha fatto il Covid ma ci dice anche di più- aggiunge Scaglione- ovvero gli anticorpi nelle persone che sono venute in contatto con il virus funzionano meglio". Il vero tema, e su questo si dibatte ora, è la terza dose e soprattutto quando dare il richiamo dall'effetto boosting ai sanitari, su cui sta ragionando in queste ore il ministero della Salute.

"Ieri la Food and Drug administration ha rilasciato un comunicato sibillino- sottolinea il direttore del Niguarda- in cui la terza dose è indicata per i fragili e ultra 65 enni. Il tema però è che non sappiamo se ci vuole una terza dose, dopo il calo di anticorpi per tutti, tra questi i sanitari. Lavorando sui pazienti clinici- spiega il docente- l'idea che ho è che la terza dose sui pazienti fragili è precauzionale: è come una cintura di sicurezza, non sappiamo se ci sarà un incidente, ma è meglio indossarla. Per il rapporto rischio beneficio la terza dose sui fragili è a favore del richiamo".

La ricerca che stanno conducendo al Niguarda non risolve il dilemma "ma ci mette nella condizione di accelerare i dati sulla terza dose ai fragili- ribadisce Scaglione- E per questo anticiperemo i controlli a dodici mesi dalla somministrazione, perché i modelli matematici indicano che gli anticorpi scendono velocemente". Ad oggi abbiamo studi americani e israeliani, soprattutto, che indicano un calo drastico a sei mesi, e per quelli del governo di Tel Aviv, le terze dosi indicano chiaramente che l'effetto del richiamo aumenta notevolmente la risposta immunitaria. Scaglione nella sua ricerca valuta anche la risposta anticorpale con i linfociti T "ma non è detto- spiega- che pur avendo questo titolo ci sia certezza di protezione specifica. I test sulla risposta T sono usati da poco tempo e la variabilità dei dati è troppo elevata, lavoro con i pazienti anche fragili ho bisogno di una certezza non di un'ipotesi- ribadisce Scaglione. I dati definitivi per una decisione li avremo tra qualche mese, bisogna quindi aspettare", conclude.

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