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SMARTWORKING E LOCKDOWN DA CORONAVIRUS, 4KG IN PIÙ SULLA BILANCIA DELLE PERSONE OBESE

Il difficile periodo indotto dall’epidemia COVID-19 ha comportato notevoli variazioni dello stile di vita della popolazione.

Le persone affette da obesità hanno incontrato ulteriori difficoltà nella gestione quotidiana della malattia a livello clinico - assistenziale, delle complicanze, dell’accesso alle cure e ai vari specifici trattamenti dietetici, comportamentali, farmacologici e chirurgici.

Ad affermarlo sono i primi risultati di uno studio multicentrico non-profit condotto dalla Fondazione ADI dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI)  su un campione di 1300 pazienti obesi in cura nei Centri Obesity Day afferenti all’ADI e operanti nel SSN presenti su tutto il territorio nazionale, per conoscere quanto le restrizioni imposte dal lockdown e dall’epidemia abbiano inciso sul loro stile di vita.

Circa il 50% delle persone intervistate dichiara di avere avuto un aumento medio di 4 kg del peso corporeo, raggiungendo valori ancora più alti (+4%) in chi ha svolto la propria attività lavorativa in smart working o si è ritrovato in cassa integrazione. Contemporaneamente nel 58% dei pazienti si è avuta anche una riduzione dell’attività motoria e nel 35% un aumento delle difficoltà emotive.

“Nelle persone obese intervistate la modalità di lavoro smart sembra favorire l’adozione di comportamenti non salutari, come mangiare scorrettamente  e ridurre notevolmente l’attività fisica - commenta Antonio Caretto, presidente Fondazione ADI – Pur tenendo una migliore regolarità negli orari del consumo dei pasti rispetto a quando si è fuori casa, nella maggior parte di essi vi è una tendenza a pensare più spesso al cibo  e di conseguenza a mangiare di più durante i pasti principali e allo stesso tempo a piluccare nel corso della giornata”.

Comportamenti che peggiorano la malattia e inducono a una possibile insorgenza o peggioramento di complicanze. In Italia è sovrappeso oltre 1 persona su 3 (36%, con preponderanza maschile: 45,5% rispetto al 26,8% nelle donne), obesa 1 su 10 (10%), diabetica più di 1 su 20 (5,5%) e oltre il 66,4% delle persone con diabete di tipo 2 è anche sovrappeso o obeso.

L’aumento di peso, indotto da questo periodo, può aumentare nelle persone obese il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 o malattie cardiovascolari - aggiunge Caretto - Patologie croniche con cui purtroppo ci siamo scontrati nella maggior parte dei reparti Covid19. L’obesità è una malattia altamente disabilitante e rappresenta un importante fattore di rischio e di mortalità. Le evidenze scientifiche dimostrano che riducendo di 1 punto percentuale l'incidenza dell'obesità si riesca ad abbattere da 1 a 3 milioni i casi di tumore, malattie cardiovascolari, diabete e ipertensione tra i cittadini europei. Abbassarla di 5 punti percentuali ne eviterebbe addirittura da 2 a 9 milioni”.

 
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