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SCUOLA, TEST SALIVARI E SIEROPREVALENZA PER RIENTRO

 

"Con i tamponi salivari i bambini potranno essere monitorati meglio nel rientro a scuola, ma servono anche indagini di sieroprevalenza. Lo studio che abbiamo condotto, del resto, ci permette di dire che la viral shedding nei bambini, ovvero la carica virale, e' legata alla loro capacita' di neutralizzarlo e quindi va fatta sorveglianza, tracciamento e monitoraggio per farli rientrare in classe, tenendo anche conto che molti sono positivi ma non malati, perche' non sviluppano la malattia".

A spiegarlo alla Dire e' Andrea Campana, responsabile del centro Covid e dirigente medico dell'ospedale pediatrico Bambin Gesu' (Opbg), che ha partecipato da clinico alla ricerca coordinata dal professor Paolo Palma sulla capacita' dei bambini di neutralizzare prima e meglio il virus, e ha curato oltre 450 piccoli pazienti colpiti dal Covid.

Dottor Campana, cosa vuol dire in concreto e dal punto di vista clinico neutralizzare il virus per un piccolo paziente? "Sia la parte scientifica che quella clinica sono due parti della stessa medaglia, ma comunque due aspetti diversi. La ricerca ci da' strumenti per predisporre in anticipo le mosse per le cure e l'approccio medico-clinico. Nel caso della ricerca condotta con il professor Palma- ricorda il pediatra- i bambini che abbiamo studiato stavano bene. Per questo abbiamo iniziato a chiederci cosa proteggeva i bambini anche per capire come applicare questa scoperta agli adulti". In base alle evidenze riscontrate, "abbiamo individuato dei pattern specifici per i bambini sulla risposta immunitaria- spiega lo specialista alla Dire- abbiamo sostanzialmente costruito una mappa sui bambini che sono in grado di montare una risposta piu' efficace ma senza segni di infiammazione, definendone le caratteristiche. Questi pattern sono utili per comprendere, dal punto di vista immunologico e prima ancora di incontrare il virus, se un bambino e' piu' sensibile allo sviluppo della malattia e quindi va protetto con la didattica a distanza nei contesti di popolazione ad alta trasmissione del virus. O se, invece, come piu' spesso accade, le caratteristiche immunologiche dei bambini consentono loro il rientro in classe con maggiore serenita'.

Ormai ci sono dati abbondanti che confermano che le scuole chiudono solo dove la trasmissione e l'Rt raggiunge livello di allerta- ricorda Campana- anche perche' e' altrettanto acclarato che i danni da mancanza di scuola e relazioni, nei bambini, sono segnatamente seri".

La ricerca del Bambin Gesu' potrebbe aprire il dibattito sulla questione del 'viral shedding', ovvero la presenza del virus nell'organismo del paziente, ma anche la piu' bassa carica virale se si tratta di bambini. Anche il Centro per le malattie infettive americano sembra andare nella stessa direzione: in classe non servono piu' due metri di distanza, ne basta uno, e niente plexiglass purche' con mascherina perche' a scuola non aumenta il contagio.

Che ne pensa? "Il numero dei bambini che si sono contagiati in classe e che sono stati da noi al centro Covid e' stato irrisorio. Anche con la variante inglese- afferma Campana- per cui e' stata aumentata la distanza interpersonale, sappiamo che non ha un impatto maggiormente negativo sui sintomi del bambino. Non dimentichiamo che serve isolare i casi e fare il tracciamento, senza questo non usciamo dalla situazione attuale. Serve fare tamponi a tappeto. Vaccinare non e' l'unica soluzione, approfittiamo anzi dei tamponi salivari che sono efficaci come i test naso-faringei: i salivari possono essere piu' gestibili, soprattutto a scuola".

Si parla, infatti, dei tamponi a scuola in vista di una riapertura delle attivita' in presenza dopo Pasqua, anche nelle zone rosse: come si puo' fare? "I nostri ragazzi devono tornare rapidamente a scuola. Come farlo: seguire le norme gia' individuate, fare formazione al personale per la gestione e l'isolamento di un caso, fare sorveglianza e ovviamente i tamponi. I molecolari sono il gold standard, ma non gestibili facilmente- aggiunge il pediatra- quindi si deve optare per i salivari, avendo cura di farli al meglio. Se vogliamo fare un tracciamento valido, i molecolari non sono sostenibili per piu' volte in pochi giorni, mentre i salivari si'.

Questo ci apre anche al grande tema dei casi positivi ma non malati, come trattarli e quali attenzione avere nei confronti di quei pazienti, come appunto i bambini della nostra ricerca, che non hanno sviluppato sintomi e possono essere meno contagiosi ma sono comunque positivi. Servono quindi nuove ricerche scientifiche, da applicare anche in ambito scolastico, ma gia' ora possiamo condurre sorveglianza sia di sieroprevalenza per valutare se la popolazione scolastica e' entrata a contatto con il virus e in che misura- conclude Campana- e sia sulla carica virale nel momento della positivita' del soggetto".

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