La questione del certificato medico per rientrare a scuola continua ad animare il dibattito sull’inizio del nuovo anno scolastico.
I DUBBI DEI PRESIDI SUI CERTIFICATI MEDICI
“Al momento, per quanto riguarda le assenze degli alunni della scuola dell’infanzia, un apposito decreto ministeriale stabilisce che gli stessi possano essere riammessi a scuola dopo tre giorni di assenza solo presentando idonea certificazione del pediatra o del medico di famiglia. La situazione non è altrettanto chiara per quanto riguarda gli studenti degli altri ordini di scuola”, ha detto all’agenzia di stampa Dire Antonello Giannelli, presidente dell’Anp, l’associazione che rappresenta i dirigenti scolastici.
“Riteniamo opportuno che le relative procedure siano definite quanto prima, al fine di tutelare al meglio la salute collettiva”, aggiunge Giannelli.
PEDIATRI: “BIMBO ‘SEGNALATO’, ANCHE 7 GIORNI PER ESITO TAMPONE”
Riapertura della scuola e rischio contagio da Covid. Nel caso di un presunto o accertato caso di Coronavirus, cosa dovrà fare un pediatra per consentire al bambino o al ragazzo di essere riammesso in classe? A spiegare la procedura prevista è Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp): “Quando riceveremo la chiamata dei genitori, noi pediatri faremo il cosiddetto triage telefonico e dai sintomi riferiti, dalle risposte che avremo alle nostre domande da parte dei genitori, cercheremo di capire se siamo di fronte a un caso sospetto di infezione da Covid. In questo caso, il pediatra attiva il percorso assistenziale previsto e richiede il tampone. Se l’esito è negativo, per consentire a un bambino di essere riammesso a scuola, il medico firma un’attestazione in cui dichiara di aver eseguito la procedura prevista e di aver ricevuto esito negativo del tampone”.
Nel caso in cui un bambino si assenti da scuola per motivi familiari, cosa devono fare i genitori per farlo tornare a scuola senza incorrere in problemi? “È sufficiente- spiega l’esperto- avvisare in anticipo la scuola, motivando l’assenza, come è consuetudine da prima dell’emergenza Covid”.
DIFFERENZA TRA ATTESTAZIONE E CERTIFICATO MEDICO
C’è dunque una differenza tra attestazione e certificato? “Sì. L’attestazione- spiega il presidente Fimp- viene rilasciata dal pediatra a conclusione di un percorso diagnostico che avviene tramite il tampone. Il certificato, invece, può essere redatto a seguito di una visita, di una valutazione clinica, quindi solo in presenza. Nel caso di una guarigione da un malanno, per certificarla, il pediatra deve costringere i genitori a portare il bambino in studio. Ma- sottolinea Biasci- in questo periodo gli ambienti sanitari non sono più così facilmente accessibili e non è molto opportuno accedervi”.
LA SINTOMATOLOGIA DA COVID E QUELLA DA INFLUENZA
I sintomi dell’influenza e quelli del Covid sono simili. I pediatri possono evitare di dover effettuare un tampone a ogni sintomo influenzale che verrà segnalato dalle scuole e dalle famiglie? “Purtroppo non più di tanto- chiarisce Biasci- proprio perché la sintomatologia di un’infezione da Covid è sovrapponibilea qualsiasi altra infezione delle vie respiratorie e del tratto gastrointestinale. Infezioni che hanno sempre colpito i bambini nel periodo autunno/inverno”.
IL VULNUS È ORGANIZZATIVO, SERVONO TAMPONI IN TEMPI BREVI
Il presidente Fimp, però, punta il dito sull’aspetto organizzativo della gestione dei casi sospetti: “Se le Regioni e le Asl avessero messo i pediatri di famiglia nelle condizioni di richiedere un tampone con la certezza di ricevere il risultato in tempi brevi, non dico in 4 ore come in ospedale ma almeno in 24 ore, credo che avremmo eliminato tutti i disagi delle famiglie, della scuola e dei bambini.
Nella situazione attuale, invece, per completare questo percorso assistenziale, l’unico che si possa mettere in atto per garantire una scuola sicura, si dovrà aspettare diversi giorni (fino a 7). È un tempo irragionevole- prosegue Biasci- come lo sono anche 5 giorni di attesa, in cui abbiamo bloccato un bambino e un genitore prima della risposta. Se si potesse avere il responso in 24 ore- ribadisce l’esperto- lasceremmo a casa per più giorni solo i bambini, che dovessero risultare positivi al Covid. Sui giornali, nei telegiornali si parla di banchi, di distanziamento, di mascherine, tutte cose giustissime, ma ci si dimentica di quanto sia importante avere anche tamponi con risultati in tempi rapidi. Una cosa che noi pediatri stiamo chiedendo a gran voce da mesi a tutte le istituzioni”.
SCENARIO SU ANDAMENTO INFLUENZE STAGIONALI
Rispetto all’andamento delle influenze stagionali, che tipo di scenario si aspettano i pediatri per la prossima stagione invernale? “Come sempre- afferma il pediatra- siamo alle porte di una campagna vaccinale che quest’anno metterà a dura prova il contesto delle cure primarie. Ci auguriamo che per i bambini siano più elevati di quelli degli anni scorsi per quanto riguarda i vaccini antinfluenzali. Sappiamo che i bambini in età pediatrica sono i più colpiti dall’influenza, anche 8 volte più dell’età adulta. E in autunno/inverno riceviamo moltissime richieste quotidiane di assistenza per sintomi influenzali. Quanto al numero dei tamponi- sottolinea Biasci- non si può fare una previsione, sicuramente ne richiederemo molti. Basti pensare che i pediatri di famiglia sul territorio sono 7.500, se ipotizziamo 5/10 tamponi al giorno richiesti da ciascuno, diventano numeri veramente importanti”.