Rischio errore nei colori delle Regioni italiane. Modificare parametri RT per le nuove varianti coronavirus
"Il modello di calcolo di Rt continua ad essere sbagliato: i responsabili decisionali di salute pubblica trascurano questi ammonimenti. Non sono stati mai aggiornati i parametri per verificare nel tempo Rt: se cambiano le condizioni alla base di Rt, come con le varianti del virus che sono ormai presenti nel nostro Paese e che possono determinare un tempo di generazione da un caso all'altro diverso dal modello assunto a febbraio del 2020 in Lombardia, il dato di contagiosita' non e' attendibile".
A dirlo e' Antonello Maruotti, ordinario di statistica che, interpellato dalla Dire, spiega quello che insieme ai professori Massimo Ciccozzi e Fabio Divino hanno messo anche nero su bianco sul 'Journal of Medical Virology" , in uno studio dal titolo 'On the misuse of the reproduction number in the COVID-19 surveillance system in Italy'. Alla variante inglese si e' aggiunta, in questi giorni, anche l'individuazione di una variante del virus scoperta a Napoli, presso l'IRCCS di Napoli, e un'altra scozzese individuata a Viggiu', comune del varesotto gia' zona rossa, che si sommano alle varianti sudafricana e alla brasiliana, ancora poco presenti in Italia, rispetto ai dati delle analisi genomiche effettuate.
Le varianti sono solo alcune delle cosiddette 'variabili' su cui il professor Maruotti concentra la sua attenzione per sollecitare ad una revisione del calcolo di Rt. "I dati sul numero dei contagi sono di due settimane precedenti, vengono presi e inseriti nell'algoritmo assunto come sistema di calcolo dall'Istituto superiore di sanita', ma non ci sono verifiche a posteriori. Tanto che il risultato che ne emerge e su cui verranno prese anche nelle prossime ore nuove decisioni sui colori delle Regioni, cosi' come le zone rosse, non e' attendibile. Con l'insorgere delle varianti - sottolinea Maruotti - potremmo avere un tempo di generazione tra un caso e l'altro di contagio, dovuto ad una maggiore trasmissibilita' delle nuove mutazioni, diverso rispetto a quello assunto fino ad oggi. Eppure continuiamo a lavorare su un metodo di calcolo di Rt che non e' corretto. Il problema non e' solo statistico - spiega Maruotti - se una variante determina una maggiore contagiosita', il tempo di generazione, ovvero quanto tempo impiega una persona ad infettarne un'altra, cambia sostanzialmente il dato su cui viene calcolato Rt.
Adesso e' diventato decisivo conoscere con precisione il tempo di generazione di un contagio, lo era gia' prima dell'alert sulle ultime mutazioni del virus, perche' Rt continua ad essere calcolato su indicatori vecchi e non aggiornati. La decisione di chiudere o aprire attivita' e quindi cambiare colori alle varie fasce perde cosi' di efficacia: un ristorante si trovera' in zona arancione ma sulla base di dati non corretti".
"In Italia in questo momento, ma ormai da un anno, vige il principio dell'autorita' e non dell'autorevolezza dei dati - rincara Maruotti. Anche l'Accademia dei Lincei e il fisico Roberto Battiston, segnalano difficolta' nei dati e quindi la criticita' nell'assunzione di decisioni sui colori delle Regioni, Battiston addirittura sollecita ad assumere dati provinciali per il calcolo di Rt, che sono piu' precisi rispetto a quelli nazionali e regionali. Il limite del modello di calcolo e' quindi abbastanza noto ma a Maruotti e allo StatGroup19, di cui fa parte insieme al collega Fabio Divino ed altri studiosi, non sono mai state date risposte alle loro domande e segnalazioni.
"Se lo dice Walter Ricciardi ha piu' peso di quello che dico io, normale che sia cosi', pero' i dati che portano Ricciardi a dire che serve un lockdown non sono noti: se guardiamo al dato di Rt attuale una chiusura generalizzata non e' giustificabile. Il livello di reazione necessaria, dal punto di vista dei dati, non puo' essere in ragione della preoccupazione ma su una corretta metodologia applicata ai dati. L'unica risposta valida a tutto questo, che ancora aspettiamo: rendete disponibili i dati. Lo abbiamo chiesto anche al viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, sia alla sua segreteria sia alla sua mail accademica. Ma anche da lui non ci e' mai giunta risposta.
Ci rendiamo conto che la gestione della pandemia e' difficile ma dopo 12 mesi non e' piu' possibile comunicare dei dati non attendibili. Possiamo dare un contributo sul sistema di calcolo, come possono farlo anche altri gruppi di studiosi autorevoli, non per forza StatGroup19".
"Per tradurlo in qualcosa di piu' semplice, ecco i dati che servono - prosegue ancora Maruotti: un database con dati grezzi, data di inizio sintomi, quali sintomi, se sono passati 21 giorni, a livello comunale sarebbero perfetti. Gia' con questo dataset possiamo fare un'analisi accurata ma i dati a livello comunale per singolo paziente non sono disponibili". Un problema, questo, che e' venuto alla ribalta gia' qualche settimana fa con la polemica tra Lombardia e Istituto superiore di sanita', in cui e' emerso che i medici lombardi non inserivano i dati sulla sintomatologia dei pazienti, tanto da farli risultare tutti sintomatici. "Alla luce di questo, possiamo purtroppo dire che i dati inseriti nel sistema generale non forniscono la misura attendibile della situazione epidemiologica in Italia".