Green Pass, in Spagna non serve per accedere a luoghi o trasporti. Unico obiettivo e' vaccinare

Non è necessario imporre la vaccinazione obbligatoria per nessun gruppo in Spagna né opportuno stabilire l'obbligo di presentare un certificato COVID per consentire la mobilità o accesso a determinati luoghi.
E' il pensiero di Fernando Simón, direttore del Centro per il coordinamento e le allerte e le emergenze in Spagna, ricordando che le attuali coperture vaccinali, che raggiungono il 97%, ad esempio, nelle case di cura, "non richiedono alcuna azione legale o atto legislativo".
E per quanto riguarda il certificato anti Covid, presente in alcuni paesi vicini come l'Italia, o anche in Andalusia (dove l'Alta Corte di giustizia andalusa ha negato la ratifica giudiziaria della sua richiesta di accedere a Melilla dal 1 settembre e di partecipare agli eventi a partire dal 16 agosto), Simón ritiene che "imporre obblighi, quando non sono necessari non è un buon modo di fare". Il certificato anti covid, che nasce in Italia o in Francia, è giustificato, a suo avviso, perché in quei Paesi "non si è vaccinato tutto quello che doveva essere vaccinato", cosa che ha detto non avviene in Spagna.
In Spagna i cittadini hanno capito che il vaccino, oltre a proteggere gli individui, "aiuta la società a uscire da questo enorme problema". Simón è anche convinto che alla fine dell'estate la percentuale di Spagnoli vaccinati supererà il 70% e ha aggiunto che se la progressione della vaccinazione nei più giovani continua come prima, si può dire che la Spagna è già lì "alla fine" di la quinta ondata. Un'ondata che ha avuto, "un impatto globale molto minore rispetto ad altre", poiché, nonostante ci siano stati casi nelle terapie intensive (Ucis) e in alcuni si sia fatta sentire la pressione, la letalità è stata "molto più bassa".
Per Simón la curva continuerà a diminuire, poiché i più giovani vengono vaccinati. La vaccinazione dei bambini sotto i 12 anni, aggiunge, ci sarà "presto", inoltre ora gli anziani sono "molto, molto protetti" e che, alcuni possano ammalarsi anche se vaccinati, l'incidenza della malattia tra di essi è tra le dieci e le quindici volte inferiore rispetto ai non vaccinati. Anche se il covid-19 rimarrà "per un pò", l'impatto sarà "progressivamente minore".
Sulla necessità della terza dose, poi, Simón è possibilista ma dovrà essere valutata nelle prossime settimane con "solidi dati scientifici", e, se necessario, si farà: la decisione non avrà a che fare con la variante Delta, che è più trasmissibile, ma bisogna affrontare "vaccinando più persone". Se, con il previsto 70% della popolazione vaccinata, si potrebbe ottenere un'immunizzazione del 66% e se la variante Delta è più trasmissibile, ciò che si deve fare, secondo Simón, è vaccinare di più ed è quello che si sta facendo fatto con le popolazioni più giovani.