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DISPLASIA EVOLUTIVA ANCA, IN PANDEMIA DIAGNOSI TARDIVE

Il ritardo nella diagnosi della displasia evolutiva dell'anca (Dea) nei neonati e' stata una ulteriore conseguenza provocata dalla pandemia da Sars-Cov-2. "Da un piccolo sondaggio condotto tra Sicilia e Lazio sono emersi diversi casi di diagnosi tardiva", in particolare 7 nella Sicilia orientale e 11 nel Lazio, 10 dei quali a Roma.

A illustrare il fenomeno e' Salvatore Bonforte, pediatra e segretario del gruppo di studio di ecografia pediatrica della Societa' italiana di pediatria (Sip). "La Dea- spiega l'esperto- e' la piu' frequente patologia congenita dell'apparato muscolo-scheletrico del neonato, per la quale la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo sono fondamentali per ottenere migliori risultati terapeutici e ridurre la possibilita' di artrosi dell'anca nei giovani adulti.

L'efficacia della terapia nella Dea e' massima quando questa comincia entro il primo mese, preferibilmente fin dai primi giorni di vita". Data l'importanza della diagnosi e della terapia precoce della Dea, Bonforte ricorda che e' stata redatta una consesus intersocietaria, tra Societa' italiana di pediatria, Societa' italiana di ortopedia e traumatologia pediatrica (Sitop) e Societa' italiana di radiologia pediatrica (Sirm), contenente delle raccomandazioni.

A evidenziare alcune di queste raccomandazioni e' Carolina Casini, pediatra presso la Uoc Pediatria dell'ospedale Sant'Andrea di Roma: "Tutti i nati devono essere sottoposti a un esame clinico delle anche da parte del neonatologo o del pediatria alla nascita; tutti i nati, indipendentemente dai fattori di rischio, devono essere inseriti in un programma di screening della DEA che preveda l'esecuzione di un esame ecografico tra le 4 e le 6 settimane di vita. Dobbiamo superare l'idea che lo screening possa essere effettuato entro i tre mesi di vita, come e' stato suggerito a molti pediatri per lungo tempo. Bisogna agire tempestivamente", conclude la pediatra.

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