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CORONAVIRUS SCUOLA. AGOSTINIANI (SIP), RESTRINGERE CRITERI TAMPONI PER EVITARE CAOS

"Considerato quanto si ammalano i bambini nel periodo autunno/inverno, c'e' il rischio concreto che il numero di tamponi richiesti per la ricerca del Covid diventi esageratamente rilevante. In alcune regioni, tra cui la Toscana, come rete di pediatri abbiamo proposto di cercare di adottare dei criteri piu' restrittivi, magari legati alla combinazione di piu' sintomi, per decidere quali bambini sottoporre al tampone e quali no, perche' piuttosto che provocare delle attese molto lunghe e' meglio restringere un po' la cerchia di coloro che vengono indagati". 

A dirlo e' Rino Agostiniani, vicepresidente della Societa' italiana di pediatria (Sip), preoccupato dallo scenario che potremmo trovarci davanti da qui a poche settimane. "I criteri che sono stati posti dall'Istituto Superiore di Sanita' per inserire un bambino nel percorso Covid sono molto ampi. Capisco- dice Agostiniani- che questo possa esser stato fatto per avere la migliore ricerca e tracciabilita' possibili, pero' e' presumibile che seguendo quei criteri si possa arrivare a una richiesta di tamponi talmente rilevante da mettere in crisi il sistema". I sintomi della malattia, infatti, possono essere ampi "ma le forme piu' significative di solito non hanno semplicemente un raffreddore- sottolinea il vicepresidente Sip- ci puo' essere un'unione di piu' sintomi che rendono piu' probabile il fatto di trovare una positivita' al tampone. Quindi in una situazione nella quale ancora non abbiamo in dotazione i test rapidi e rischiamo la saturazione del sistema, adottare qualche criterio un po' piu' restrittivo puo' essere una scelta di buon senso".

Febbre superiore a 37,5 e brividi, tosse di recente comparsa, difficolta' respiratorie, raffreddore o naso che cola, mal di gola, diarrea e perdita improvvisa dell'olfatto (anosmia) o diminuzione dell'olfatto (iposmia), perdita del gusto (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia), sono le condizioni che potrebbero far rientrare un bambino nel percorso Covid. "In presenza di sintomi suggestivi per la patologia- spiega Agostiniani- la famiglia allerta il pediatra che decide se il bambino puo' essere o meno in una situazione di potenziale rischio". Se l'indicazione del medico e' quella di far eseguire il tampone allora "il pediatra si rapporta con i servizi di igiene pubblica territoriale che hanno strutturato diverse strade- sottolinea il vicepresidente Sip- a seconda della realta' locale possono esserci, ad esempio, delle unita' speciali che vanno a fare il tampone direttamente a casa, oppure si puo' far ricorso ai drive-in dove magari verranno stabiliti degli orari dedicati ai bambini". 

Nel caso in cui il sospetto Covid diventi una certezza, "per rientrare a scuola il bambino, una volta guarito, avra' bisogno di due tamponi negativi e del certificato del pediatra", spiega Agostiniani. Nel caso in cui, invece, il sospetto non sia confermato, "sara' il pediatra di libera scelta che potra' attestare che il bambino ha seguito il percorso diagnostico terapeutico opportuno e potra' rientrare a scuola, ovviamente dopo che sono scomparsi i sintomi". 

CERTIFICATO SI' O NO, GESTIONE VARIA DA REGIONE A REGIONE - Ma se il bambino si ammala di una malattia stagionale e il pediatra non ritiene quindi di doverlo inserire in un percorso Covid, la vita dei genitori e' tutt'altro che semplificata. "La situazione e' molto poco chiara- spiega Agostiniani- per il rientro a scuola la legge non prevede attualmente un obbligo di certificazione e, come spesso accade, le Regioni si stanno muovendo un po' in ordine sparso. Ad esempio l'Emilia Romagna ha scritto con chiarezza che si puo' rientrare senza certificato, ma questa non e' la strategia che viene seguita da tutte le Regioni. Siamo in una situazione che crea confusione e in alcuni casi sono le scuole stesse che dicono alle famiglie che cosa vogliono per far rientrare i bambini. Io mi auguro- sottolinea Agostiniani- che almeno a livello regionale ci sia una definizione precisa del percorso da fare per evitare una situazione di cosi' poca chiarezza come quella che stiamo vivendo oggi". 

TEST RAPIDI - Nella lotta al Covid l'auspicio di Agostiniani e' che si adottino in tempi brevi delle strategie diagnostiche alternative come, appunto, i test rapidi per la ricerca dell'antigene. "Sembra molto promettente il test salivare che si sta studiando- sottolinea il pediatra- e' un test che da' una risposta in dieci minuti e confido che possa essere a nostra disposizione nel giro di qualche settimana perche' cambierebbe la modalita' gestionale rendendo tutto molto piu' agevole". Un vantaggio soprattutto nel tracciamento epidemiologico, "perche' il nostro timore nei confronti dei bambini- evidenzia il pediatra- non e' tanto il fatto di un'esplosione in forma grave della malattia, dato che ormai abbiamo dati che ci dicono che per fortuna si ammalano relativamente poco e, nella stragrande maggioranza delle situazioni di forme lievi. Pero'- continua- il timore e' di perdere il tracciamento della diffusione del virus e questa e' una cosa che poi potrebbe veramente metterci in grossa difficolta'". 

EVITARE IL PRONTO SOCCORSO - Se i test rapidi non arrivano e i tempi per avere la risposta dei tamponi si allungano, il rischio e' che le persone si riversino negli ospedali. "E' un rischio che temo molto- dice Agostiniani- ma e' un comportamento che va evitato. L'utilizzo dei pronto soccorso deve essere riservato ai bambini con patologie significative e possibilmente inviati dal pediatra stesso- conclude il vicepresidente Sip- perche' l'arrivo indiscriminato negli ospedali, come abbiamo gia' visto in passato quando c'e' stata l'esplosione di questa epidemia, e' stata una delle cose che ne ha reso piu' difficile la gestione". 

 
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