IT   EN

Ultimi tweet

CORONAVIRUS, MODELLO MANTOVA-PAVIA CON BANCHE PLASMA IPERIMMUNE

Diffondere il protocollo stilato dagli ospedali Carlo Poma di Mantova e dal San Matteo di Pavia sul plasma iperimmune e diffonderlo in tutte le regioni italiane e non solo: concepire delle banche del plasma iperimmune sul territorio regionale- sostenute economicamente anche dalla Regione- per coordinare una raccolta "non semplice".

Questo perchè bisognosa, giocoforza, di un coordinamento centrale, "in quanto avremo a che fare sia con i donatori Avis, sia con i pazienti guariti, tra cui il 30% e' donatore".

Lo ha spiegato il direttore del servizio Immunostrafusionale del Poma, Massimo Franchini, oggi in audizione in sede di commissione Sanita' della Regione Lombardia. Il modello proposto da Franchini per la Lombardia è a due banche: una a Mantova ("per gestire il sud-est regionale") e una a Pavia, per gestire "il nord-ovest" ove stoccare il plasma e avere la possibilita' di "collegarsi con le altre banche regionali ed europee". Infatti stando a quanto dice Franchini "tutta Europa si sta attivando per istituire banche di plasma iperimmune", e i tempi per il medico non sono dei piu' lunghi, proprio perche' andando a lavorare sugli anticorpi, "noi non sappiamo se tra tre mesi ci saranno ancora", specifica.

Ecco anche perche' gli anticorpi "vanno congelati rapidamente a -80 gradi, affinche' possano garantire la loro efficacia "per almeno due anni". Come evidenzia il pioniere della plasmaterapia, il primario mantovano Giuseppe De Donno, anch'egli presente in audizione, "per ogni donatore si riescono a ricavare 600 ml di plasma, che possono curare due pazienti per volta".

Le banche del plasma, spiega Franchini, mantengono un ruolo strategico anche se l'epidemia attualmente appare in ritirata: "Innanzitutto non sappiamo che cosa succederà", ossia "se avremo altri picchi epidemici", ma soprattutto questi istituti avranno anche la funzione di coordinarsi con l'industria. "Si parla tanto di plasma farmaceutico e di immunoglobuline iperimmuni come quelle contro l'epatite B, che vengono prodotte a livello industriale", aggiunge il medico mantovano, specificando come "questo sia un passo in più". A conti fatti, le banche del plasma devono essere delle vere e proprie "sentinelle" gestite da Areu ma autonome dal centro trasfusionale regionale, che permetteranno, a detta dell'equipe del Poma, di fronteggiare le nuove emergenze sanitarie che si presenteranno (se mai accadra') in futuro.

"Io mi immagino queste banche tra quattro o cinque anni con una struttura simile a quella della Protezione civile, che quando c'e' un terremoto in un'ora ti porta le tende", spiega Franchini. "Ecco, noi quando arriva la pandemia in due settimane produrremo plasma iperimmune". Il medico sottolinea inoltre come la ricerca lombarda sia appetita anche oltre i confini nazionali: "Oggi io e il professor Del Donno abbiamo una videoconferenza con il Brasile, dove siamo stati contattati dai medici disperati che stanno vedendo morire come mosche le persone nelle favelas- racconta- e ci hanno chiesto aiuto. Ecco, se noi avessimo già avuto plasma disponibile, avremmo attivato corridoi umanitari per aiutarli". 

 
Aggiornamenti gratis nel canale Telegram: t.me/salutedomani

Commenta questo articolo:

*
Il tuo indirizzo email non sarà visibile agli altri utenti.
Il commento sarà pubblicato solo previa approvazione del webmaster.