Coronavirus: invidia per chi e' immune. A rischio stigma gli altri. De Marco: "Saltati i punti di riferimento del passato. Si vive in un limbo"
«I guariti dall'infezione Coronavirus saranno la nuova casta, coloro che potranno permettersi di essere immuni, saranno i privilegiati e quindi verranno guardati con molta invidia. Invece, lo stigma riguarda tutti coloro che sono a rischio: le persone che lavorano in ambienti Covid, come gli operatori sociosanitari. Questi hanno gia' difficolta' a trovare case in affitto in questo momento».
A dirlo e' Tonino Cantelmi, presidente dell'Istituto di terapia cognitivo-interpersonale (Itci) di Roma e coautore, con Emiliano Lambiase, dello studio 'Covid-19: impatto sulla salute mentale e supporto psicosociale'.
«Abbiamo molti studi condotti nel mondo in situazioni simili al Covid-19, come la Sars o altre epidemie, che evidenziano come gli operatori sociosanitari impegnati in prima linea siano a rischio per la loro salute mentale e che nel tempo - continua Cantelmi - possono sviluppare un disturbo da trauma, che si puo' manifestare negli anni successivi. Il disagio si concretizza in disturbi dell'umore e reazioni ansiose connesse a frammenti di vissuti traumatici che si riattivano durante i periodi successivi».
Nel dettaglio, gli effetti psicologici di questi traumi possono essere di due tipi: «Ci sono degli operatori che stringendo i denti vanno avanti, ma soffrono moltissimo e gia' presentano sintomi in acuto. Tuttavia, la maggior parte di questi soggetti presentera' sintomi nel tempo, nel quinquennio successivo. I dati dicono che se si intervenisse adesso i nostri operatori avrebbero un grande beneficio in termini di salute mentale subito, ma soprattutto nel futuro».
«La grossa paura è l'incertezza di come si troverà il mondo, quando finiranno tutte le restrizioni di queste settimane- aggiunge Angela M. De Marco, medico psichiatra a Roma- la quarantena ha distrutto tante certezze e infatti la prima settimana si cantava dai balconi ma ora c'è la paura di non trovare più quello si è lasciato e, soprattutto, si considerava scontato. Sono saltati i punti di riferimento del passato come passeggiare con gli amici o trovare un parente in un'altra città. Si vive come 'sospesi' in un limbo. Entrare in una nuova vita che non si conosce rende in pratica le persone alienate».
E poi c'è da considerare chi sembra disinteressarsi di tutto come se non ci fosse alcun problema: «In realtà anche chi non rispetta la legge ha ugualmente paura e tenta in maniera irrazionale di convincersi che nulla sia cambiato ma questo ovviamente è falso- prosegue la specialista- Proprio su questo dovranno lavorare gli psichiatri: dare alle persone nuove certezze, perchè quelle vecchie non ci sono più, crollate in tre settimane che sembrano eterne. Ma cosa accadrà tra altre quattro o cinque ancora con queste misure restrittive? Prevediamo intanto numerosi attacchi di panico e post traumatici da stress per chi ha vissuto sulla propria pelle (parenti e sanitari) il dramma del lutto. E in questi ragionamenti non consideriamo, chiaramente, la paura di contrare il coronavirus né la malattia per i propri cari».
E a rischio di sviluppare conseguenze psicologiche dall'emergenza Coronavirus, infatti, sono anche altre categorie di persone: i sopravvissuti e i parenti delle vittime.
«Coloro che hanno sperimentato la rianimazione, la morte in qualche modo, e poi sono chiamati a gestire il senso di sopravvivenza. Anche questi andrebbero aiutati subito. I parenti delle persone decedute, invece, devono essere aiutate ad elaborare il lutto, dal momento che sono venuti meno i riti: i funerali, l'accompagnamento e la consolazione. Anche questo e' un evento ulteriormente traumatico", aggiunge il presidente dell'Itci. In verita' a rischio per la salute mentale sembra essere tutta la popolazione in generale, sia per i fenomeni di isolamento e distanziamento sociale, che in relazione al trauma psicologico della paura di infettarsi».
«L'appello che abbiamo rivolto, inviando questo studio a tutte le autorità, è di attivare un supporto psicosociale immediato a livello nazionale. Innanzitutto per le categorie piu' a rischio, ovvero gli operatori sociosanitari coinvolti nel Covid, i parenti delle vittime e i sopravvissuti. Successivamente dobbiamo immaginare di fornirlo a chiunque ne abbia bisogno e in modo gratuito. Dobbiamo costruire una rete di persone disponibili ad offrire un sostegno psicosociale».